Riscaldamento globale: che mondo stiamo lasciando ai nostri figli?


Come si sta bene in pantaloncini e maniche corte a gennaio… Non è difficile immaginare che la maggior parte dei siciliani abbia trovato piacevole le temperature di questo “inverno”, che ha stretto la sua morsa un po’ troppo tardi e anche troppo repentinamente. Mentre in molti facevano il bagno i primi giorni del 2016, nelle campagne catanesi, regno indiscusso dell’arancia rossa e della Navelina, i coltivatori aspettavano con ansia il periodo di gelate notturne che avrebbe fatto addolcire ed arrossire le loro arance. E questo è uno degli effetti del riscaldamento globale di cui si è tanto discusso anche al recente Meeting internazionale sul clima di Parigi.

Riscaldamento globale, in poche parole

Riscaldamento globale, vi siete mai veramente chiesti di cosa stiamo parlando? Provo a spiegarlo in poche parole. È il fenomeno di innalzamento della temperatura superficiale terrestre, con particolare riferimento a quella atmosferica e delle acque oceaniche. Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Le cause principali si possono dividere in due insiemi: quelle naturali (surriscaldamento degli oceani e attività solare) e quelle dovute all’agire umano (incremento della popolazione, utilizzo massiccio di combustibili fossili, allevamenti e agricoltura intensiva, deforestazione). L’ICPP (Intergovernamental Panel on Climate Change) comitato scientifico voluto dalla sezione ambiente dalle Nazioni unite nel 1988 ha finora stilato 4 rapporti che dal ‘90 al 2013 dichiarano una

sempre maggior percentuale di incidenza umana nella produzione di gas a effetto serra, passato dal 60% al 95%. Aumento dovuto soprattutto al miglioramento delle conoscenze scientifiche e dei macchinari per le analisi. I famosi due gradi da non superare di cui si è parlato fanno riferimento a degli scenari ipotizzati dall’ICPP in cui il migliore prevede un incremento della temperatura di 1.7 gradi ed un innalzamento dei mari di 24 centimetri. In tutto questo abbiamo poco da recriminare alla natura la quale, nel corso di milioni di anni, ha conservato sotto terra i gas, il petrolio ed il carbone che noi dissotterriamo e bruciamo per garantirci uno stile di vita che, per nostra arroganza, non garantiremo ai nostri nipoti. Una scelta etica. Il filosofo Hans Jonas con il suo Principio di Responsabilità invitava individui e governi a frapporre un’altra esigenza a monte delle loro scelte, di valenza etica, quella cioè di prendere coscienza delle conseguenze delle nostre azioni a breve e lungo termine. I governi sono corresponsabili assieme a noi cittadini. L’invito che voglio rivolgere a me stesso e a voi è il seguente: dobbiamo pensare di più agli effetti a livello naturale, economico e umano del nostro modo di vivere.

Articolo di Francesco Zappalà

 

Articolo Precedente Giulia Gangi, “la musica come veicolo di miglioramento sociale”
Articolo Successivo Nasce l’ ufficio del Garante ombra a tutela dei diritti dei bambini

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *