Al Piccolo Teatro della Città va in scena Nubendi di Nino Romeo


nubendi

Al Piccolo Teatro della Città, dal 7 al 9 aprile 2017 andrà in scena Nubendi. Di Nino Romeo con Graziana Maniscalco (Tilla), Angelo Tosto (Tello), Nicola Costa (Varo), Ludovica Calabrese (Vira), Valeria La Bua (Giovane donna), Pietro Cucuzza (Giovane Uomo), regia, scene e luci Nino Romeo.

Nubendi, la trama

Un caffè d’epoca, la migliore pasticceria della città. Lì si incontrano Tilla, estetista specializzata in trattamento defunti, e Tello, pittore rinomato e ricercato perché capace di ritrarre gli ultimi istanti di vita.

Si promettono reciprocamente in matrimonio. Scoprono di avere relazioni antiche con Varo e Vira, i camerieri che li servono, anche loro promessi sposi.

Nella foto Nino Romeo

Nel caffè entrano due giovani: lei aspetta un figlio: stanno per sposarsi. I patti che le prime due coppie stringono reciprocamente, saranno sconvolti dalla determinazione dei due giovani. E non ci sarà ritorno.

Ciascuno dei quattro tipi umani (gli avventori Tilla e Tello; i camerieri Varo e Vira) che si affrontano e si confrontano in Nubendi è portatore di un proprio delirio; delirio etimologicamente inteso: andare oltre la lira, il solco dei latini: dunque, oltrepassare il consueto, la normalità. Delirio esistenziale, non patologico: quello che mi interessa esporre sulla scena: quello a cui consentire, urgentemente, rappresentazione.

Il delirio di Tilla è il tempo; quello di Tello, lo spazio. Il comando è il delirio di Varo; il linguaggio il delirio di Vira.

E, quando avventori e camerieri si scambieranno gli abiti assumendo ciascuno il ruolo dell’altro, sembrerà che i deliri si ricompongano, che trovino il punto comune di convergenza proposto dal servitore Varo che si erge ad ideologo e mentore di un nuovo sistema di potere: l’intercambiabilità dei ruoli.

L’atto finale che il Giovane Uomo persegue ed in cui afferma di voler stare è frutto anch’esso di un delirio: la negazione del presente nonostante si aspiri al futuro.

La stesura di Nubendi mi ha impegnato per anni (anni in cui, però, ho scritto altri testi teatrali): anche per questo mi è caro. E al mio delirio d’autore, che torna per anni sulle stesse pagine, ho voluto allineare il mio delirio di regista.

E questi deliri ho voluto trasferirli sulla scena: con levità senza frivolezze; con congruenza senza l’assillo della coerenza; chiedendo agli attori naturalezza, senza naturalismi.

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