Commissario Montalbano, aspiranti attori cercasi


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Quando arrivo al Palazzo della Cultura di Modica, in occasione dei tanto attesi casting, alla ricerca di comparse, per il Commissario Montalbano della produzione Palomar, sono circa le 10:30 del mattino.

Arrivo goliardica a godermi l’aria che si respira in questi eventi, un po’ per raccontare ai lettori di “Sicilia & donna” cosa succede, un po’ per mettermi in gioco con la scusa di mimetizzarmi tra i candidati, aspiranti attori.

Quella di Modica è la seconda tappa di un tour che vede protagoniste anche Ragusa e Scicli, ovvero gli stessi luoghi baciati dalla notorietà della fiction.

Quando giungo dinnanzi l’uscio dell’incantevole palazzo non potevo immaginare che, per un giorno, Modica si trasformasse nella meta delle gite di una Sicilia intera che desidera ammirarsi in tv e poter dire di aver preso parte, almeno una volta nella vita, ad una produzione per certi versi “made in Sicily”.

In fondo molti sono lì per gioco e per scommessa, o anche solo per il desiderio di stringere la mano a Luca Zingaretti, che veste i panni del noto commissario Montalbano, o augurare il buon giorno a Cesare Bocci alias Mimi’ Augello.

Le file sovrastano il marciapiede ed i visitatori non cessano di giungere, in lontananza scorgo persino pullman, specificatamente adibiti per l’evento, colmi di gente da ogni parte della Sicilia, che ha organizzato gruppi per accorrere ai provini. In maggioranza e disposti in una disordinata fila indiana, dicono di essere messinesi, altri di Milazzo, protestano sonoramente di non andare via finché non porteranno a termine il provino, nonostante l’incessante calca.

Una folla variegata e singolare: sono studenti, pensionati, disoccupati (moltissimi), liberi professionisti che hanno sottratto tempo prezioso ai propri rispettivi impegni, ed hanno tutti un obiettivo comune: riuscire a fare il casting per partecipare come comparsa alle nuove puntate del Commissario Montalbano, tratte dall’omonimo romanzo di Camilleri.

Riuscire a portare a termine il provino non è solo un’ambizione o un’esperienza vissuta con goliardia, ma una vera e propria impresa da conquistare a tutti i costi, data l’improvvisazione dell’organizzazione.

A sgomitare non sono solo ragazzi ma una netta prevalenza di simpaticissimi pensionati, con le coppole in testa, gli apparecchietti acustici, tesi a rivendicare la loro appartenenza a quegli incantevoli luoghi, troppo messi in ombra, prima della imprevedibile fortuna del Commissario  Montalbano.

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Il Commissario Moltalbano e Mimì Augello

Narrano di essere accorsi precisi e puntuali alle otto del mattino, orario di apertura dei provini, li vedi dare del tu ai dipendenti del comune che li hanno visti crescere, ed agguerriti fanno loro cenni in codice, passando misteriosi bigliettini con su scritti nomi, nel tentativo bricconcello di saltare le file.

Altri ancora, più defilati, come a dimostrare la propria estraneità ai casting, scoraggiano i più raccontando di come la produzione, sia risaputo, preferisce gli autoctoni, i ragusani doc, pertanto inutile far fila.

L’orario di chiusura ufficiale sono le 18 ma la folla non accenna a diminuire, giungono continuamente nuove orde di visitatori, alcuni destinati a rimanere altri semplicemente accorsi a curiosare o a tentare di sbarcare il lunario se solo non costasse troppa attesa.

Alcuni logorati dall’attesa dicono di andare via ma, in verità lo fanno giusto per il tempo di un salto al bar o in edicola, poi ritornano a curiosare sperando di ritrovarsi finalmente soli e poter vivere da protagonisti il loro attimo di notorietà.

Tempi lunghissimi in realtà che mal giustificano la sostanza del provino.

Il termine ”provino” è un’iperbole, i fantomatici casting sono solo una raccolta di dati, documento d’identità, codice fiscale (preventivamente fotocopiati dai partecipanti) e addirittura codice iban, garante di un pagamento che incoraggia l’attesa della moltitudine. Una foto e poi via, avanti il prossimo.

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Il Commissario Montalbano

Eppure questa trafila più burocratica che creativa, dalle interminabili attese, snerva i più che fuori, da rivoluzionari mancati, inneggiano ad una dignità perduta e vanno via delusi da un’organizzazione che come sempre viene meno alle aspettative.

I provini si svolgono difatti in una stanza del primo piano, sotto pertanto le notizie non arrivano o solo parzialmente, se non del tutto distorte. O là dove la notizia fosse fondata a non arrivare è il suono, considerando che per l’occasione gli operatori non si sono serviti neanche di megafoni ma solo affidati alle proprie corde vocali.

Vengono create diverse liste d’iscrizione (alcune pare mai pervenute agli operatori della Palomar), alcuni non riescono a farsi spazio tra la folla per arrivare ad inserire il proprio nome, altri sgomitano senza pietà.

Ufficialmente tre quelle realizzate: durante l’apertura al mattino presto, intorno alle 12:30 ed alle 16 per l’ultimo turno dei ritardatari, poi smentito a causa della notevole mole di presenti, ed infine nuovamente preteso da chi, per fare il provino, aveva affrontato un lungo viaggio.

E tra quella moltitudine non mancava davvero nessuno: dallo pseudo ”tronista” all’aspirante valletta, dall’intellettuale all’italiano medio, tutti in fila sperando di essere notati, perché no, da un talent scout (non pervenuti ahimè), rubare la scena a Zingaretti ed esclamare fieri “Montalbano sono!” …

Articolo scritto da Marilù Briguglio

 

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