Dal neorealismo all’horror, tre generazioni De Sica nel cinema italiano


taormina film fest- christian e brando de sica
- Christian De Sica riceve il premio dal figlio Brando che lo bacia teneramente in uno splendido quadretto di famiglia.

«Un piccolo gioiellino di cinema, una maiolica con riflessi della Hammer e sinistri baluginii d’Argento, con pennellate di horror giapponese, un mediometraggio di 37 minuti che spero vi piaccia». Non perde tempo ad auto promuovere la sua creatura Brando De Sica, protagonista insieme al padre Christian, di uno dei campus al Taormina Film Fest.

Quanto tempo è passato dal neorealismo di nonno Vittorio alla generazione cinematografica di papà Christian il “comicarolo” –come lui stesso si definisce- fino al giovane Brando, amante dell’horror.

Non è stato un voler rompere con la tradizione paterna, «i tempi sono troppo diversi e non si possono fare paragoni, la scelta dell’horror è dettata dal cuore, da piccolo dalla nonna Maria, con papà e lo zio vedevamo gli horror, sono cresciuto coi primi film di Dracula, è una mania di famiglia …» «la colpa è stata mia –interviene subito il padre quasi in sua difesa- quando aveva soli 5 anni gli ho fatto vedere l’esorcista … Brando è un ragazzo molto preparato, penso che sia arrivato il momento per un lungometraggio, anzi se in sala ci fosse qualche produttore … -scherza e poi aggiunge col piglio serioso di chi crede fermamente in ciò che dice «la mannaia è inesorabile in questo mestiere, non bisogna mai alzare la testa, ma essere sempre molto umili e disponibili, è questo il consiglio che do a mio figlio e che gli avrebbe dato anche il nonno!»

Ama Matteo Garrone, Brando, «mi piace perché si mette in gioco, perché non fa nulla con la testa, ma ci mette cuore e pancia, è il regista più umile che conosco perché ha meno pregiudizi degli altri e poi ride sempre e mi dà una carica enorme».

Un forte senso di famiglia si coglie a piene mani da quando scherza col padre durante la conferenza a quando lo bacia teneramente mentre gli consegna il premio sul palco del teatro antico, e a chi gli chiede se è geloso della popolarità del papà mentre lui afferma che gli piace sentire l’affetto del pubblico per lui, Christian non perde tempo a farci ridere «noooo, quella è la mamma …»

Un giovane che sa il fatto suo Brando De Sica, sette anni a Los Angeles per studiare allUniversity Southern California School of Cinematic Art e poi eccolo di nuovo a casa, «non sono un cervello in fuga, amo l’Italia, inoltre penso che questo sia il momento giusto, crisi in greco vuol dire cambiamento, il problema sono i soldi».

Infine l’attenzione si sposta sul padre, istrione divertente ed esilarante, ma personaggio dall’eleganza innata, che dopo la scadenza del contratto con Aurelio De Laurentiis ha deciso di tornare in teatro «il teatro è come una famiglia, a breve un film con Rocco Papaleo e poi col musical Cinecittà sarò a Catania, Messina e Palermo e a Natale vedremo, o finalmente un film con mio cognato Carlo Verdone o Mister felicità con Alessandro Siani, …»

Non ha nulla contro i cinepanettoni, anzi polemizza contro chi si nasconde dietro un falso perbenismo e critica le parolacce, «il comico a volte deve farlo, la mia generazione, Verdone, Banfi, non aveva paura, facevamo di tutto pur di far ridere, oggi invece i comici, non so … Bisio o lo stesso Siani, forse sono fin troppo prudenti; in fondo è molto più volgare vedere un brutto telegiornale che sentire una parolaccia no? …»

 

 

 

 

 

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