I “Ragazzi di Pippo Fava” sarebbe piaciuto a Pippo Fava?


 

 

“Noi siciliani siamo tutti mafiosi. Dentro abbiamo una sorta di bestia”. Non usava mezzi termini Pippo Fava, magari esagerando, provocatoriamente. Non dimentichiamo che le vittime della mafia sono soprattutto siciliane. E accusava le banche, la politica, i colletti bianchi, con riferimenti precisi. Sempre più precisi.  Le ultime sue denunce pubbliche furono  lanciate nel corso di un convegno a Palazzolo Acreide, la sua città, tra Natale e Capodanno, e poi sulla Rai, al microfono di Enzo Biagi, che faceva domande semplici semplici e otteneva risposte terribili. Denunce che cominciavano a disturbare, a increspare la  tranquilla società  catanese, assuefatta, dai suoi più alti vertici istituzionali in giù, che la mafia era un problema di Palermo, nella peggiore delle ipotesi, e che cioè che si scriveva allora sugli “insospettabili”, sugli imprenditori, con la lupara sotto la scrivania, erano follie di ragazzini con la malattia dello scoop. Anche parte dell’informazione sonnecchiava tranquilla, in quegli anni.

Poi cinque colpi di pistola firmarono un omicidio eccellente a Catania. Fava era in auto, aveva appena posteggiato davanti al Teatro Stabile dove si stava rappresentando “L’ultima violenza”, un suo testo. Pochi minuti prima aveva lasciato al redazione de “I Siciliani”.

Adesso, in occasione del trentennale dell’omicidio, andrà in onda un docufilm: “I ragazzi di Pippo Fava”, che, probabilmente, non sarebbe piaciuto a Pippo Fava: troppo superficiale e blando. Sarà trasmesso il 5 gennaio su Rai3, ma è stato presentato, in anteprima, dei giorni scorsi al Teatro Massimo Bellini di Catania. Prodotto da Cyrano New Media con Raifiction, con  la regia di Franza di Rosa, il video vuole ricostruire il clima all’interno de I Siciliani, il mensile fondato da Fava, dopo la sua esperienza di direttore del Giornale del Sud. Nonostante la partecipazione straordinaria di Leo Gullotta, Alessandra Costanzo e di Antonello Costa, che si affiancano a un cast di giovani attori siciliani, selezionati con provini dalla produzione, la storia  non riesce a trasmettere l’atmosfera di tensione di quegli “anni di piombo” a Catania, quando la mafia manifestava tutto il suo potere e la sua arroganza, tramite le armi da fuoco e la complicità dei colletti bianchi.

Il video, tratto dalle pagine di “Mentre l’orchestrina suonava gelosia”, un libro scritto da Antonio Roccuzzo, che fu proprio uno dei “Ragazzi di Pippo Fava”, non ha mordente, si ferma ad una ricostruzione acquerellata, dove non basta inserire un “attento, Rosario”, rivolto dal portaborse di un ministro ad uno dei redattori per rendere il clima di ostilità e delegittimazione che si alimentava attorno a quella redazione di poco più che ventenni coraggiosi  in  grado di fare cronaca su un mensile, tanto erano assenti le notizie e le inchieste dalla stampa quotidiana locale. Alla fine le testimonianze di repertorio delle ultime apparizioni pubbliche di Pippo Fava, conferenza a Palazzolo Acreide e intervista rilasciata a Enzo Biagi per la Rai, e i contributi  del figlio Claudio e dello stesso Roccuzzo, diventano le parti più interessanti.

Il cast del docufilm è completato da: Francesco La Mantia e  Karoline Comarella, i protagonisti;  Paride Cicirello, Stella Egitto, Luciano Falletta, Barbara Giordano, Alessandro Meringolo, Giuseppe Mortelliti.

 

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