Indiegeno Fest, nomi di spicco a Tindari


indiegeno fest niccolò fabi
Niccolò Fabi all'Indiegeno Fest. Foto Angela Strano

La meravigliosa cornice del teatro greco di Tindari ha ospitato la seconda edizione di Indiegeno Fest, il Festival della musica indipendente. In un contenitore di grande fascino, si sono mescolate tradizione e innovazione. Hanno suonato molti artisti dello scenario indie-rock contemporaneo, sospesi in uno scenario naturale mozzafiato, fra cielo e mare: Tommaso Di Giulio, i Dimartino, Levante, Colapesce e Niccolò Fabi e GnuQuartet. Il noto cantautore

Indiegeno Fest, Levante, Di Giulio, Colapesce e Di Martino
Indiegeno Fest, Levante, Di Giulio, Colapesce e Di Martino. Foto Angela Strano

romano, attesissimo dal pubblico di Tindari, dopo il grande successo in trio con Silvestri e Gazzè, è tornato sul palco accompagnato da un’orchestra da camera. Ad apertura, Tommaso di Giulio, che con ironia ha cantato di giovani privi di libertà e privacy.  Lo hanno seguito i Dimartino, con brani di denuncia e riflessione sociale. La musica ha continuato a suonare con Levante, cantautrice di origine siciliana, dalla voce limpida e grintosa.  Con brani dalla ritmica serrata ha fatto ballare il pubblico. Le sue canzoni parlano d’amore in tutte le sue sfaccettature, per sé e per gli altri. Il suo ultimo album “Abbi cura di te” è quasi un consiglio. Meglio far sparire la tristezza ed accettare che un amore possa finire, per riprendersi la voglia di vivere. Poi Colapesce, cantautore siracusano, fra i più interessanti del panorama italiano. Il quotidiano “Le monde” lo ha definito erede di Dalla e Battiato. Ha presentato alcuni brani tratti dal suo album “Egomostro”. Profumi e sensazioni, sapori e contraddizioni tipicamente isolane, ma che si aprono al resto del mondo e diventano proprie di una generazione. Una dimensione intima e sospesa, che d’improvviso s’abissa nelle profondità dell’animo, per passare alla presa di coscienza. Canzoni raffinate e complesse che richiamano le suggestioni degli anni ’80, con sonorità mediterranee ed elettroniche.

Indiegeno Fest e il racconto di Niccolò Fabi

I maggiori successi di Niccolò Fabi sono stati ripercorsi con gli arrangiamenti originali degli GnuQuartet, formazione ligure di tre archi e un fiato. La poesia di Fabi, impreziosita da una musica di grande effetto, ha illuminato il pubblico col suo bagliore qualitativo. Gli elementi più coinvolgenti dei testi di Fabi, sono emersi in maniera evidente, perché

Niccolò Fabi all'Indiegeno Fest
Niccolò Fabi all’Indiegeno Fest. Foto Angela Strano

sotto le sue parole scorreva una musica pura, priva di artifici o di basi elettroniche. I suoni lirici, si sono alternati ad una ritmica giocosa. La musica non ha coperto la voce del cantautore e ha accompagnato l’ascoltatore, senza distrarlo, all’interno di un viaggio magnetico: “il racconto di Niccolò”. Un racconto professionale e personale, fatto di ricerca e profondità, che narra di sé e degli altri, d’interiorità e identità. Un viaggio forte e delicato allo stesso tempo. Le sue canzoni, da “Costruire” a “Una buona idea”, da “È non è” a “L’amore non esiste”, hanno scosso e accarezzato le corde del cuore. Si è subito instaurata una sinergia fra il cantautore romano, gli Gnuquartet e il pubblico del teatro, che ha applaudito a lungo, in piedi, e ha richiesto un bis finale. Una conferma che il lavoro che Fabi porta avanti da tempo è sempre più apprezzato. “Sono felice -ha dichiarato Fabi- di essere qui stasera, in questo luogo meraviglioso. L’antichità può essere un antidoto alle sofferenze personali. La musica insegna a battere le mani a tempo, tutti insieme. Sarebbe bello che questo concetto fosse presente nella società di tutti i giorni”. La lunga notte di Indiegeno si è conclusa con un finale a sorpresa: tutti gli artisti insieme sul palco con una cover di Franco Battiato “La stagione dell’amore”. I brani, come polaroids, hanno fotografato il momento, hanno regalato impressioni.

 

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