Teatro Garibaldi di Enna, in scena Core Demetra 2.0 di Giovanna Velardi


Lo spettacolo Core Demetra di Giovanna Velardi
Lo spettacolo Core Demetra di Giovanna Velardi

Un gruppo di danzatori, una scenografia fatta di immagini, una statua parlante, la divinità come simbolo del potere che distrugge e crea un nuovo volto, quello di una città. Con lo spettacolo Core (Demetra 2.0) della coreografa palermitana Giovanna Velardi si apre, domenica 7 dicembre alle ore 20.30, la sessione dedicata alla danza della stagione del Teatro Garibaldi di Enna, che dopo 14 anni è tornato a vivere grazie alla sinergia del Comune di Enna con l’Università Kore, e che si pregia della direzione artistica del cantautore Mario Incudine.
Lo spettacolo di Giovanna Velardi, che associa la coreografia alla scenografia elettronica firmata da Dominik Barbier e Anne Van Den Steen, si interroga sull’apparenza del potere, prendendo spunto dal mito greco di Demetra e di sua figlia Persefone (in greco Core).
Core (Demetra 2.0) nasce dunque da una ricerca di un significato condiviso dei simboli, un’indagine interculturale sul rapporto tra l’uomo e l’avatar, tra un oggetto e il suo segno. Ne viene fuori un per-corso coreografico e scenografico sul valore del simbolo nella società dell’immagine, un progetto che ha interrogato figure mitiche appartenenti ad una dimensione immaginifica e simbolica dei miti. L’identità coreografica si costruisce tra mito e mondo contemporaneo appoggiandosi alle corrispon-denze simboliche e visive create dalla scenografia elettronica. Un percorso non lineare, fatto di emozioni, di pensieri e riflessioni, di intenzioni che indagano gli aspetti umani, le pulsioni animali, ancestrali, terrene. Core (Demetra 2.0) è quindi una riflessione in danza sulla società, una società fatta di immagini svuotate di significato e resa viva nella sua volgarità, immortalata come in un quadro che essa stessa trasfigura in modo crudele e che rappresenta l’inferno e la banalità di oggi: un popolo lasciato nel silenzio, che si lacera come carne macellata, che dissolto tenta di riformarsi, di riemergere denudandosi.
«Questo spettacolo ci racconta un inferno, un mondo senza speranza – dice Giovanna Velardi – . Nonostante la storia si ripeta e ogni momento di crisi ci dia la possibilità di affrontare un cambia-mento e di fare nuove scelte, ci ritroviamo in un mondo fatto di poca attenzione per l’altro, siamo trattati come carne da macello, subiamo con aggressività. Il pensiero, la coerenza appartengono a pochi e la capacità di compiere azioni per imporre un nuovo modo richiede coraggio e onestà intel-lettuale, non può esistere oggi. L’aggressività ha preso il sopravvento sulla capacità di controllare i nostri impulsi. Siamo delle bestie».L’aggressività ha preso il sopravvento sulla capacità di controllare i nostri impulsi. Siamo delle bestie
In scena, al fianco di Giovanna Velardi (che firma la regia e le coreografie dello spettacolo) anche i danzatori Stellario Di Blasi, Simona Miraglia, Tiziana Passoni, Sabrina Vicari e Valeria Zampardi.

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