Carmelo Zaffora: “Vi spiego chi è Abulafia”


In occasione degli incontri letterari, “Livori in corso”, ideati dal filosofo catanese Salvatore Massimo, incontriamo Carmelo Zaffora autore  del libro, “Le confessioni di Abulafia”. Una creazione letteraria molto particolare che intende stimolare un pubblico attento e curioso alla conoscenza del pensatore Avraham Abulafia. Attirato, anche per ragioni personali, dalla cultura ebraica scrive un libro che racconta la storia dello studioso strettamente legato alla nostra terra creando un confronto vivace ed erudito con l’antisemitismo cattolico prendendo posizioni ben precise e delineate.

Carmelo Zaffora, medico psichiatra pittore e scrittore con  numerose pubblicazioni  importanti. Adesso dà alla luce “Le confessioni di Abulafia”. Ci spiega da cosa nasce lo studio e l’approfondimento di questo filosofo di origine ebraiche sconosciuto ai più?

“Avraham Abulafia, nel mondo ebraico, si può considerare un pilastro della mistica e della Qabbalah. Rimasto sconosciuto per circa dieci secoli, tranne in un ristretto circolo di studiosi, Abulafia finalmente ritorna alla luce che merita. La sua scoperta nasce da una notizia riguardante un manoscritto trovato circa trent’anni fa in una biblioteca di San Pietroburgo, scritto in ebraico. In questo documento, vergato da uno degli allievi che Abulafia ebbe a Messina intorno al 1283, si parla del maestro di Tudela che nella città dello Stretto insegnò ed ebbe una schiera di studenti. Quando sono venuto a conoscenza di questa notizia allora è venuto spontaneo dedicargli un libro, centrato sulla sua straordinaria biografia”.

La missione dichiarata di Abulafia era quella di togliere i veli alla conoscenza e di aprire gli occhi a quanti si ostinavano a tenerli chiusi nelle tenebre dell’ignoranza grazie al disvelamento dei misteri della  Qabbalah e dei testi sacri. Raccontando la storia di quest’uomo intende anche lei salvare i suoi lettori dall’ignoranza?

“L’ignoranza non è un torto. Bisogna tuttavia ammettere che molte conoscenze vengono tenute volutamente “oscurate” poichè, credo che ad un certo potere culturale faccia molto comodo ignorare determinati argomenti”.

Qual è la funzione, secondo lei, di questa sua ultima creazione letteraria?

“Questo libro vuole informare e divulgare la storia di un personaggio straordinario volutamente mantenuto nell’ombra, anche perchè scomodo e, per certi versi, anche rivoluzionario riguardo gli ambiti della conoscenza interiore”.

Durante una delle tante presentazioni del suo libro ha detto: “Ogni cosa che dirò sarà un dono di umiltà contro l’arroganza”. A volte è facile varcare il confine non pensa?

“L’arroganza è un atteggiamento finalizzato ad escludere, a separare o a mantenere uno status quo. L’arroganza è una modalità che si mantiene sull’obbligo di conservare la non conoscenza, o meglio un fanatismo che si nutre di certezze che non vogliono essere messe in dubbio”.

Nel libro è presente un confronto con l’antisemitismo cattolico. Qual è la sua posizione?

“La mia posizione è quella di riconoscere l’assenza di informazione storica circa la lunga presenza ebraica in Sicilia fino al 1492, epoca in cui grazie all’Editto di Granada, voluto dai re cattolici di Spagna, vengono cancellate le 52 giudecche da tutte le città dell’isola. Quest’evento drammatico che ha cacciato migliaia di persone è stato ignorato per secoli, come se una Damnatio Memorie fosse calata sulla violenza perpetrata sul popolo di Israele. Questo atteggiamento è puro e franco antisemitismo”.

Cerca di dare spazio alla presenza ebraica in Sicilia fortemente radicata nella nostra terra e spesso dimenticata. Quest’interesse da dove nasce?

“Nasce dalla consapevolezza di aver avuto degli antenati di origine ebraica. Una nonna che non ho conosciuto, come raccontava mio padre, ogni venerdì all’imbrunire accendeva, a distanza di quattrocentocinqant’anni dall’Editto di Granada, due candele. In lei sopravvive ancora l’inizio e la santificazione dello Shabbath”.

Cosa si aspetta da questa nuova scommessa letteraria?

“La mia aspettativa è quella di far luce, e quindi di diffonderla, su una figura culturale di grandissimo spessore, quale fu appunto Abulafia. Il mio desiderio è quello che chiunque legga questo libro possa essere spinto ad approfondire uno dei periodi storici più oscuri e meno conosciuti della storia della Sicilia, con la speranza che alla fine si possa aprire nel lettore quella curiosità positiva riguardante la presenza ebraica in Sicilia, insieme alle sue straordinarie personalità che qui hanno abitato e lasciato tracce culturali di altissimo livello”.

Questa è una domanda un po’ provocatoria ma necessaria per invitare i nostri lettori a leggere il suo libro. Ci spiega perché dovremmo leggere il suo libro?

“La lettura di questo libro, che è un romanzo storico, sicuramente non sarà una lettura inutile. Uno perché è il primo libro al mondo scritto sulla vita di Abulafia. Due perché arrivati alla fine della storia essa permarrà nell’anima di ognuno, lasciandovi una traccia sicuramente indelebile, intrisa di spiritualità, voglia di approfondire i concetti della Qabbalah e, infine, una migliore disponibilità a comprendere Israele con il suo meraviglioso “peso culturale” che attraversa tutta la storia dell’umanità”.

Dopo questo progetto editoriale cosa farà?

“Continuerò a studiare la Torah ed i suoi insegnamenti e, forse, comincerò a lavorare sul Dibbuk, ovvero la presenza negativa dentro ognuno di noi”.

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