Cortellesi-Scarpati, fra comicità e teatro


cortellesi
Da sinistra Giulio Scarpati, Mario Sesti e Paola Cortellesi. Foto Brunella Bonaccorsi

Arrivano fra il clamore dei presenti Paola Cortellesi e Giulio Scarpati protagonisti di un Campus al Tao Film Festival Paola, nelle vesti di bambola, con maglietta rosa confetto, quasi in pendant col colorito di porcellana, manica corta e colletto a bordo stondato, ballerina nera e pantaloni in tinta morbidi sotto, assolutamente brillante e spontaneamente solare come sempre, si imbarazza quando un ragazzino dall’alto della platea urla «Sei bellissima!», così trova subito la strada dell’ironia per uscire dall’impasse e replica «Innocente, … pazzo!» … sorride, esce ed entra nel personaggio in un continuum di botta e risposta dove non sai mai quando finisce la comica e quando inizia la donna.

Giulio, mise casual pantaloni beige, camicia bianca e giacca scura, è ambasciatore di “Intervita”, ONG per la difesa di donne e bambini, già testimonial nella campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, altresì solidale col fenomeno della dispersione scolastica per cui opera Frequenza 200 nel quartiere “Borgo Vecchio di Palermo”.

Un momento di divertimento e di grande teatro, un susseguirsi di domande per l’una e per l’altro, che instancabili e felici di esserci, non perdono tempo a rispondere con spontaneità e simpatia.

Intervista Cortellesi-Scarpati

Sesti: Quando è cominciata la vostra carriera?

Cortellesi – «Avevo appena finito il liceo e sapevo di voler fare questo mestiere, ho studiato recitazione, sapevo ballare e cantare, così ogni tanto rubavo due battute; ho imparato sul campo, mi esercitavo nelle cosiddette cantine.»

Scarpati – «Nel 1968 sono salito sul palco per la prima volta con una compagnia argentina, ma facevamo tutto da noi, dalla sartoria all’ufficio stampa; poi nel 1988 c’è stato un momento in cui al San Babila di Milano ho lavorato con Fantoni e Fantastichini, e solo quando ho visto il mio nome accanto al loro sulla locandina,  ho pensato: ce l’ho fatta!»

Sesti: lavorare al cinema com’è, è vero che si deve “recitare” meno possibile?

Cortellesi – «In effetti è vero, in teatro devi esprimerti molto anche col corpo, al cinema una mimica esagerata potrebbe risultare noiosa, esistono tanti linguaggi e le misure si prendono a seconda del mezzo.»

Scarpati – «Io penso a “C’era una volta in America” quando De Niro sorride verso la macchina da presa, ecco credo che questa sia l’espressione di come un attore riesca veramente a comunicare.»

Pubblico – Quale ruolo che non avete ancora interpretato avreste voglia di impersonare?

Cortellesi – «Io vorrei recitare a teatro nel ruolo di Riccardo III.»

Scarpati – «Io vorrei lavorare con la follia ed essendo un po’ pazzo mi verrebbe anche bene …»

Pubblico – Un rito scaramantico cui ricorrete prima di entrare in scena?

Cortellesi – «Ce l’ho, ma non si può neanche pronunciare per quanto è volgare, finisce con ..rda, ..rda, ..rda ma questo è solo il fiocchetto finale, figuratevi il resto … lo faccio coi compagni di scena per divertirmi e scaricare l’ansia, ma non sono scaramantica!»

Scarpati – «Mia mamma è napoletano quindi sono scaramantico, cerco il chiodo storto portafortuna su tutti i palcoscenici su cui recito, ne ho talmente tanti a casa che potrei essere utile in caso di guerra …» (sorride)

 

 

 

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