Ayurveda: Umahar Joythimayananda spiega la conoscenza della vita


Sempre con più frequenza si sente parlare di Ayurveda in modo riduttivo e talvolta anche errato. In realtà si tratta di una scienza medica antica che si può considerare”complementare” alla medicina occidentale. Per far  chiarezza sull’argomento e saperne di più ci siamo rivolti direttamente ad un operatore di ayurveda, Umhar Joythimayananda del Asharham Joytinat Yoga Ayurveda di Corinaldo (AN), incontrato nel corso dello YogaFestival svoltosi a Catania, che ci ha chiarito in cosa realmente consiste questa medicina e come agisce sul corpo, sulla psiche e di conseguenza sulla vita quotidiana dell’individuo.

Uma cos’è davvero l’Ayurveda? E quali sono le sue effettive azioni sulle persone?

“Partiamo anzitutto dall’origine del nome: è composto da due parole ayus che significa vita e veda che vuol dire conoscenza, quindi più semplicemente possiamo definire  l’Ayurveda quale la conoscenza della vita. Che vuol dire: conoscere tutto ciò che ci sta intorno .

Non si tratta propriamente di un sistema di medicina, ma se così la si vuol definire, per comodità, possiamo dire che si tratta del  sistema di medicina naturale più antico di cui l’uomo abbia memoria; non si tratta solo di una scienza medica, perché racchiude in sé filosofia, arte e disciplina, in una visione completa dell’esistenza. Essa identifica e  descrive gli stati della vita, vantaggiosi e sfavorevoli, insieme a ciò che è buono e ciò che è nocivo per la vita. Mentre la medicina occidentale si concentra sulle manifestazioni della malattia con una forte specializzazione, l’Ayurveda insegna che tutte le malattie colpiscono sia il corpo che la mente e che questi due aspetti non devono mai essere curati separatamente.
E’ vero, c’è una visione olistica, che potrebbe apparire discutibile per una mentalità occidentale, eppure l’Ayurveda raccomanda un approccio globale alla vita, che include psicologia, genetica, sessualità, alimentazione e relazioni, proponendo cioè un modello di salute legato allo “stile di vita”, modello sempre di più considerato dalla medicina occidentale come una moderna soluzione “sociale” alla salute pubblica.  L’effetto poi è soggettivo sulle persone e non è uguale per tutti. Il corpo umano è anche esso composto in proporzioni differenti da vari elementi e parliamo in questo caso dei Tridosha. Il concetto di dosha è il più importante dell’Ayurveda. In linea generale diciamo che essi sono tre : vata, pitta e kapha e vengono presi in considerazione nel determinare la costituzione individuale, l’origine delle malattie, i trattamenti, i metodi per mantenere la buona salute, la routine giornaliera e stagionale, le terapie di purificazione, quelle di tonificazione, il massaggio, il tipo di esercizio fisico, la dieta. Quindi è molto importante capire il concetto di base dei tre dosha e delle loro sottodivisioni.”

 

Ci spiega meglio in cosa si differenziano questi tre dosha?  

 

“I dosha hanno una loro identità con qualità caratteristiche, sono presenti in ogni parte del corpo ma in certe parti si trovano con maggiore abbondanza, ognuno di essi ha delle ragioni specifiche di squilibrio, ognuno causa determinate malattie per cui esistono dei trattamenti specifici. Conoscendo la composizione e le qualità dei dosha risulta abbastanza facile correlarli con il cibo e lo stile di vita. Il principio da applicare è che i cibi e i comportamenti che hanno le stesse qualità di un dosha aumentano quel dosha particolare, mentre le sostanze e lo stile di vita che ha qualità contrarie a un certo dosha lo fanno diminuire. La malattia, il malessere lo squilibrio nei dosha di conseguenza causa il malessere la malattia nell’individuo. L’Ayurveda non fa nient’altro che cercare di riportare l’equilibrio e quindi mantenerlo.”

 

Quindi si tratterebbe in sostanza di trovare il proprio stile di vita in base alle proprie caratteristiche psico-fisiche?

“Certo ma anche ambientali, in base cioè a ciò che è lo stile di vita che ciascuno è costretto in qualche modo a seguire per ragioni di lavoro, o familiari…ecc, sforzandosi di trovare la giusta dimensione e via per dare ascolto al proprio Io, e in questo un validissimo, fondamentale aiuto proviene dallo Yoga.”

 

Lo Yoga è connesso dunque in modo indissolubile all’Ayurveda…

“Entrambi sono discipline spirituali che permettono a ciascun individuo di realizzarsi e di mantenersi in salute sia fisica, sia mentale e psicologica, sia sensoriale e spirituale. In tutt’e due alla base stanno l’alimentazione, il sonno, una sessualità equilibrata e, importantissima, la respirazione. Attraverso la conoscenza e la pratica dello Yoga e dell’Ayurveda si può preservare la salute in modo ottimale e naturale, sviluppando in modo completo la propria personalità nelle diverse forme espressive della nostra vita di relazione ed aiutare anche gli altri a percorrere lo stesso cammino come esempio di comportamento ed approccio positivo nei confronti della vita.”

 

In Italia, in Sicilia, l’ambiente, che ci circonda non è ciò che si trova in India, a cominciare, per riferirci a quanto diceva prima, dalle piante per esempio…

“Difatti in ogni posto vi sono piante differenti e differente risulta il prodotto che si ottiene ayurvedicamente. Vede, tutto sta nel trovare l’equilibrio, l’armonia tra noi e il nostro ambiente circostante per farlo occorre conoscere noi stessi e quello che ci circonda”.

 

E’ vero, ma la cultura occidentale è estremamente diversa da quella orientale…

“L’Ayurveda in sostanza non insegna la cura della malattia, dello squilibrio; la domanda che si pone è “perché ho questa malattia?”

Non ne cura il sintomo, quanto la causa o le cause che possono essere di diversa natura, clinica, emozionale, incidentale, cause di tipo naturale. Devi formare il tuo corpo perché non esista né persista malattia, malessere, squilibrio. Se si comprende ed accetta questo principio basilare, ovunque si può seguire un percorso ayurvedico. In Occidente risulta abbastanza complesso ma non impossibile e difatti oramai l’Ayurveda viene accolta da tempo con la giusta consapevolezza e seguita con interesse e rigore. C’è da considerare poi che un tempo anche i prodotti ayurvedici erano un po’ diversi rispetto ad oggi, nel senso che una volta i tempi di preparazione erano lunghi ed elaborati. Oggi invece la tradizione millenaria viene sottoposta alla tecnologia e non v’è più la purificazione dell’elemento come avveniva nel passato. Questo non significa che i prodotti non siano validi, puri, autentici come nel passato ma che di certo anche nella lavorazione dei preparati si tende a velocizzare i processi di elaborazione per rispondere ad una richiesta maggiore rispetto ad un tempo.”

 

Crede che questa disciplina fuori dall’India potrà mai essere ufficialmente riconosciuta?

“L’Ayurveda è una disciplina antichissima; in Italia vi era anche 50-60 anni fa, ma conosciuta solo da pochissimi e non sempre in maniera positiva o corretta nella sua reale essenza. Al presente  vi è una sempre maggiore conoscenza e pratica. Ci si avvicina  soprattutto per guarire da malattie e malanni gravi, in concomitanza con la medicina tradizionale, ecco anche perché si usa il termine medicina “alternativa”; semmai però potremmo definirla più idoneamente… “preventiva”. Aiuta tanto ma non per guarire da malattie gravi o addirittura  inguaribili, bensì a modificare in meglio il proprio stile di vita, adottare dei comportamenti conformi al proprio naturale modo di essere; ti insegna, insomma, ad accettare te stesso e nei casi di gravi malattie a sostenere la malattia stessa.”

 

Presenta controindicazioni?

“Assolutamente no! e può essere praticata ad ogni età anche a partire dal grembo materno, anzi meglio ancora!”

 

Come ci si può avvicinare all’ Ayurveda, con chi?

“L’ideale sarebbe sottoporsi alla  consulenza di un esperto che aiuti a ristabilire la condizione di salute dell’individuo. Il consulto completo prevede vari esami non invasivi  (“ascolto” del polso, osservazione della costituzione, riscontro di eventuali squilibri) e quindi consigli e suggerimenti per una corretta alimentazione per un giusto stile di vita e cura. Quest’ultimo si ottiene seguendo i consigli per una dieta alimentare equilibrata secondo la costituzione soggettiva. Si stabiliscono pertanto i trattamenti per la depurazione dell’organismo ( si chiama Panchakarma), le pratiche di massaggio ayurvedico praticato da un operatore specializzato (l’Abyangam), la pratica costante e regolare dello Yoga, la meditazione e concentrazione, la respirazione controllata. Ed infine l’utilizzo di trattamenti per un generale ringiovanimento delle cellule.”

 

E gli effetti sono immediati?

“Sì, soprattutto dopo essersi sottoposti ad un trattamento di purificazione come il Panchakarma o il massaggio ayurvedico, ma l’importante è far sì che tutti i consigli e gli accorgimenti ricevuti, così come l’apprendimento delle elementari tecniche yogiche relative alla respirazione, alla concentrazione…. diventino abitudini quotidiane e quindi parte di noi stessi.”

 

A chi affidarsi, come riconoscere la professionalità di un operatore?

“In Italia vi sono delle ottime scuole da cui escono preparatissimi operatori, davvero capaci e competenti. Quando ci affidiamo ad un operatore specializzato dobbiamo sapere da dove proviene e che competenze ha, chiediamoglielo e pretendiamo risposte. Inoltre se per esempio alla fine di un massaggio non ci sentiamo scarichi dalle tensioni, dal malessere che ci ha accompagnati sino a quel momento, se non abbiamo percepito alcuna sensazione di qualsiasi tipo dentro di noi, qualcosa non ha funzionato. Il momento del massaggio è un momento di profonda intimità con noi stessi in cui ci mettiamo in discussione, perché attraverso la tecnica a cui ci si sottopone (e lo si deve fare lasciando da parte tutto ciò che siamo, che abbiamo, che pensiamo…spogliandoci di tutto) ci si confronta con quello che siamo e non è sicuramente facile.”

 

 

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