Amianto killer in Sicilia. L’Osservatorio Nazionale Amianto lancia l’allarme


amianto

Nonostante in Italia l’amianto sia stato messo al bando nel 1992 con la legge n. 257, continua a mietere vittime in maniera silenziosa. Tra le regioni italiane più colpite dall’amianto killer spicca la Sicilia, che per anni ha sottovalutato la sua pericolosità dal punto di vista sanitario e ambientale. A rilanciare l’allarme, ancora una volta,  è l’Osservatorio Nazionale Amianto.

“La situazione dell’amianto in Sicilia è preoccupante sia nel sistema produttivo che negli edifici pubblici e privati – spiega all’ANSA il presidente dell’Ona, Ezio Bonanni -. In particolare, il triangolo industriale di Augusta-Priolo, Ragusa e Gela e le zone industriali della Valle del Mela (Messina) e di Palermo si caratterizzano per la poderosa utilizzazione di amianto allo stato friabile e compatto. In Sicilia l’Ona ha censito 947 mesoteliomi per il periodo che va dal 2000 al 2011, per una media che sfiora i 100 casi all’anno. Ma, poiché il mesotelioma è il tumore sentinella e i decessi per tumore polmonare sono almeno il doppio, si calcolano ogni anno complessivamente almeno 600 decessi per amianto in Sicilia”. “Con le recenti modifiche legislative – continua Bonanni -, i lavoratori che hanno contratto mesotelioma, tumore polmonare e asbestosi possono accedere al pensionamento anticipato senza limiti d’età e anzianità contributiva. E, con la costituzione del fondo presso l’Inail, gli eredi dei lavoratori portuali possono ottenere indennizzi”. Nelle aree dell’isola citate dall’avvocato Ezio Bonanni, molte delle quali appartenenti al cosiddetto “triangolo della morte”, i dati relativi alla presenza di amianto sono davvero inquietanti. In queste zone circa tremila unità, tra edifici e complessi industriali contengono amianto. Un fenomeno che porterà, purtroppo, a nuove diagnosi e quindi ad altri decessi per patologie ad esso correlate, tra cui tumori del tratto gastrointestinale (tra cui laringe) e alle ovaie, patologie fibrotiche con complicazioni cardiovascolari. Per tale motivo, l’Ona chiede a gran voce l’applicazione della legge della Regione Sicilia n.10 del 2014, rimasta ancora in larga parte inattuata, con grave pregiudizio per le popolazioni colpite.

Articolo Precedente Niccolò Fabi fa tappa a Catania con “Una somma di piccole cose”
Articolo Successivo PatetiKa, concerto performance al femminile tutto siciliano

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *