Il legale No Muos: “La sentenza del Tar va rispettata”


Polizia in tenuta antisommossa al Muos di Niscemi. Foto di Andrea Scarfò
Polizia in tenuta antisommossa al Muos di Niscemi. Foto di Andrea Scarfò

Stop al Muos. In seguito al veto stabilito dal Tar di Palermo, si profilano nuovi posizionamenti sulla scacchiera che vede schierati, da un lato, i Comitati No Muos, Legambiente, l’Associazione Antimafie Rita Atria, con molti siciliani che condividono le istanze di questa battaglia, e, dall’altra, la Marina statunitense, che ha portato a termine i lavori per l’edificazione e la messa in funzione dell’impianto satellitare a Niscemi.
Il governo regionale, che dapprima aveva disposto una revoca delle autorizzazioni a costruire bloccando di fatto i lavori, successivamente, con un clamoroso dietro-front, revocò il suo stesso provvedimento di revoca, permettendo che le opere all’interno del cantiere Muos – nel cuore della riserva naturale orientata “Sughereta” – venissero completate .
La stazione terrestre MUOS (Mobile User Objective System) di Niscemi è una delle quattro del sistema ad alta frequenza di telecomunicazioni militari di proprietà e ad uso esclusivo della Marina militare USA. Gli altri impianti si trovano nell’Australia dell’Ovest, in Virginia e nelle Hawaii. Il sistema prevede, inoltre, quattro satelliti operativi e uno di riserva in orbita.
Dopo la doccia fredda della revoca delle revoche, i Comitati hanno continuato, da soli, la loro lotta pacifica contro quello che definiscono “l’ennesimo scempio imposto al nostro territorio”, con azioni concrete di dissenso, dibattiti, manifestazioni, e facendo valere le ragioni del “No” in tribunale, grazie alle competenze e alla dedizione di un team di legali.
Il 13 febbraio il Tar di Palermo ha stabilito che l’installazione delle antenne è avvenuta in assenza di valide autorizzazioni, concludendo che, perciò, i lavori all’interno del cantiere sono totalmente abusivi e che il funzionamento dell’impianto deve essere bloccato perché illecito.

Intervista al legale No Muos

Nella foto il legale No Muos, Paola Ottaviano. Foto di Andrea Scarfò
Nella foto il legale No Muos, Paola Ottaviano. Foto di Andrea Scarfò

All’avvocato Paola Ottaviano, legale No Muos, abbiamo chiesto come debba essere letta la sentenza e quali scenari si profilano dopo la pronuncia del giudice amministrativo.

All’indomani della sentenza, gli organi di stampa hanno diffuso la notizia dandone una lettura che – come legali del Coordinamento regionale di Comitati NoMuos – avete ritenuto inesatta. Quali punti vanno chiariti?
“La sentenza del Tar di Palermo è molto chiara e sancisce in modo inequivocabile due punti fondamentali: uno è quello relativo all’annullamento degli atti che autorizzavano l’installazione e l’altro è quello relativo alla carenza degli studi su cui si basavano le autorizzazioni. La qualifica da parte del Tar del provvedimento della Regione Siciliana del 29 marzo 2013 come annullamento d’ufficio e non come revoca delle autorizzazioni, comporta che queste perdano efficacia sin dall’inizio, e che pertanto l’intera opera sia illegittima ed abusiva. Questo fa sì, inoltre, che la cosiddetta revoca delle revoche della Regione Siciliana, emanata nel luglio 2013 a seguito della relazione dell’Istituto Superiore di Sanità (di seguito, ISS), non abbia alcuna valenza. Il Tribunale, infatti, sottolinea il fatto che il gruppo di tecnici nominati dalla Regione che ha partecipato allo studio dell’ISS, non ha condiviso la conclusione che escludeva i rischi per la salute. Viene pertanto ribadito il principio di precauzione, che il Tar aveva già sancito nell’ordinanza del 9 luglio con cui rigettava la richiesta di sospensiva avanzata dal Ministero della Difesa. Inoltre viene messa in luce la carenza di studi che escludano i rischi di interferenze con gli aeroporti di Comiso, Fontanarossa e Sigonella”.
Tra le opinioni circolate dopo la decisione del tribunale amministrativo, la più ricorrente è quella secondo cui il MUOS dovrebbe servire a proteggerci dalla minaccia dell’ISIS. E’ davvero così?
“E’ un’affermazione priva di alcun fondamento in quanto il sistema MUOS non è ancora in funzione, mancando il lancio in orbita di due satelliti, operazione che richiede ancora dei mesi”.
Da diverse segnalazioni prodotte dai cittadini di Niscemi, risulta che, nonostante lo stop deciso dal Tar, le parabole sono ancora in movimento e funzionanti. Come dobbiamo leggere questo fatto?
“Il mancato rispetto della sentenza del Tar da parte della Marina USA e dalle istituzioni italiane (è la polizia italiana che scorta gli operai all’interno della base) è l’ennesimo atto di arroganza che calpesta sia la volontà dei cittadini che le leggi e le sentenze di questo Paese”.
Angelo Panebianco, sul Corriere.it, ha definito “miope” la sentenza del Tar, perché, tra le altre cose, non terrebbe conto del fatto che il Muos farebbe parte della Nato e risponderebbe ad irrinunciabili esigenze di difesa nazionale. Davvero la decisione del 13 febbraio è stata frutto di miopia?
“Le affermazioni di Panebianco, come di altri opinionisti, sono la dimostrazione che dopo la sentenza si è subito messa in moto la macchina della propaganda, finalizzata a difendere le ragioni degli USA sostenute dal governo italiano, utilizzando argomentazioni false (non è una base Nato ma ad uso esclusivo della Marina USA), oltre che offensive nei confronti sia del Tribunale e dei Giudici che ne fanno parte, che dei cittadini che subiscono le gravissime conseguenze di un’installazione del genere”.
In questi giorni avete inviato un atto monitorio al Ministero dell’Interno, alla Questura di Caltanissetta, al Commissariato e alla Stazione dei Carabinieri di Niscemi. Di cosa si tratta?
“Dato il perpetrarsi dell’ingresso di operai nel cantiere MUOS e della movimentazione delle parabole, siamo stati costretti ad ammonire le forze dell’ordine dall’agevolare il compimento di tale illecito, ricordando il loro dovere di applicare la legge e le disposizioni della decisione del Tar”.

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