L’agroalimentare cresce ma la Sicilia produce poco


L’agroalimentare, uno dei settori cardine dell’economia regionale, nonostante i tempi di crisi ha registrato un incremento del + 8%. Si punta, quindi, al Born in Siciliy non come un marchio  ma come una risorsa del territorio. Se n’è discusso al convegno, “Il Born in Siciliy per valorizzare qualità, biodiversità e risorse umane”, organizzato dalla società di formazione CIVITA Srl in collaborazione con l’IRVOS (l’Istituto Regionale Vini ed Oli di Sicilia) che mira alla valorizzazione delle eccellenze del patrimonio enogastronomico siciliano e del capitale umano e proprio per questo si inserisce nell’ambito di G.I.A.R.A. l’ultimo piano formativo messo a punto dalla società catanese, finanziato da Fondimpresa. Sono stati affrontati i temi del Patto di  Filiera, del ruolo  delle strutture regionali intermedie e degli enti di sviluppo, ma anche i contenuti della nuova legge n. 19/2013 sulla “Tutela e valorizzazione delle risorse genetiche ‘Born in Sicily’ per l’agricoltura e l’alimentazione”.

La Sicilia però  sopporta sulle sue spalle un’inaccettabile anomalia, soprattutto per una terra a vocazione agricola: i siciliani spendono circa dieci miliardi di euro per mangiare e bere, ma producono solo per tre miliardi e mezzo e importano prodotti per quasi sei miliardi di euro.  Ecco perché per l’assessore regionale Dario Cartabellotta bisogna recuperare il concetto di generazione, il cosiddetto Born in Sicily.

“Tutte le produzioni nate in Sicilia sono oggetto di valorizzazione del Piano di Sviluppo Rurale della Regione in modo tale che si esaltino le radici e l’identità dei cibi che vengono generati nella nostra terra – ha spiegato – Bisogna rafforzare il tessuto produttivo  e dare spazio alla formazione del capitale umano finalizzato sia alla internazionalizzazione che a migliorare l’accoglienza e la ricettività del territorio”.

Il piano formativo G.I.A.R.A. (Generare Innovazione nell’Agroalimentare per Rafforzare le Aziende), nato dall’analisi del settore agroalimentare in Sicilia,  svolto dalla società CIVITA fa leva su due priorità per ogni azienda: Professionalità e Qualità.

“Il settore deve rappresentare una nuova occasione per il rilancio della Sicilia – ha spiegato Nanda D’Amore di CIVITA– che passa attraverso l’intercettazione della crescente domanda a livello internazionale di prodotti di qualità”.  “Uno sviluppo dell’Isola che non si deve basare più sull’assistenzialismo o sull’idea che le risposte (leggi finanziamenti) debbano arrivare dall’esterno,  ma che deve passare attraverso una capacità da parte degli operatori di lavorare insieme per fare cose di qualità – ha concluso D’Amore – In questo contesto è quindi fondamentale il ruolo della “formazione” perché il fattore differenziale è costituito proprio dal capitale umano, ossia dalla cultura professionale e dalla capacità innovativa dei soggetti che gestiscono ed operano nell’impresa, nella ricerca, nelle istituzioni pubbliche, nel territorio”. “L’importanza per risaltare le eccellenze della Sicilia  è quello della valorizzazione della risorsa umana e il ruolo della  formazione e, quella finanziata in particolare, è fondamentale”, ha aggiunto Pino Franchina OBR Sicilia, l’organismo bilaterale regionale articolazione di Fondimpresa.

Presenti anche Ernesto Del Campo, presidente GAL Etna;  Lucio Monte  direttore generale Istituto IRVOS – Fare; Antonino Paparo, vice presidente  di GAL Terre Etna e Alcantara.

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