Gay pride, esibizionismo? No, libero arbitrio


Gay Pride 2015 Catania. Foto Brunella Bonaccorsi
Gay Pride 2015 Catania. Foto Brunella Bonaccorsi

Il Gay Pride non è una manifestazione di matrice carnevalesca che tende ad esporre al pubblico ludibrio valori e membri di un movimento organizzatosi per difendere i diritti e la dignità di chi Gay Pride è una locuzione tratta dalla lingua inglese e traducibile in italiano quale orgoglio o meglio ancora fierezza dei Gay. “Ci sono molti modi per manifestare” …ed ognuno sceglie il suo.veniva discriminato e, chissà forse ancora oggi, additato come frocio, culattone , invertito, checca, finocchio.

Gay Pride è una locuzione tratta dalla lingua inglese e traducibile in italiano quale orgoglio o meglio ancora fierezza dei Gay.  “Ci sono molti modi per manifestare” …ed ognuno sceglie il suo.

Tutto ha inizio nel lontano 1969 nell’avanguardista città di New York.

Nel 1965 venne eletto sindaco della città John Lindsay, un repubblicano liberale con un programma riformista che in parte sovvertì le politiche del tempo le quali consideravano l’omosessualità un crimine contro natura, una bieca perversione e per cui in alcuni locali newyorchesi, era addirittura proibito servire gli omosessuali.

“La primavera” politico-sociale era alle porte: rivendicazioni femministe, marce in favore dei diritti dei neri, affermazione della libertà dei costumi sessuali; una vera rivoluzione stava per stravolgere l’Occidente.

Gay pride, un po’ di storia

Il ventotto  giugno del ’69  presso lo Stonewall Inn, famoso locale newyorchese attivo nella lotta pro-omosex nel Greenwich Village, innanzi all’ennesima retata della polizia di New York, la rassegnazione lasciò il posto ad una violenta reazione che spinse i frequentatori del locale, le drag queen e i giovani della zona a lanciare bottiglie e pietre contro la polizia. Ben presto la notizia si diffuse e dalle zone circostanti, sopraggiunsero parecchie persone che si unirono alla rivolta contro i soprusi dell’NYPD. Gli scontri si protrassero per giorni, segnando l’inizio della lotta politica per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali.

La squadra anti-sommossa mobilitata per disperdere la folla non riuscì nell’intento e si ritrovò beffeggiata da una fila di drag queen che cantava:

We are the Stonewall girls
We wear our hair in curls
We wear no underwear
We show our pubic hair
We wear our dungarees
Above our nelly knees!
Siamo le ragazze dello Stonewall
abbiamo i capelli a boccoli
non indossiamo mutande
mostriamo il pelo pubico
e portiamo i nostri jeans
sopra i nostri ginocchi da checche!

 

Gay pride. Foto Brunella Bonaccorsi
Gay pride. Foto Brunella Bonaccorsi

Al grido Gay power, il giovane movimento per la liberazione dei Gay muoveva da un nuovo assunto: non la rivendicazione di una progressiva integrazione nel tessuto sociale ma una società capace di accettare, di riconoscere le diversità.

Il quattro luglio dello stesso anno un picchetto di protesta, presidiava l’ingresso dell’Independece Hall di Philadelphia, organizzato da alcuni membri del gruppo attivista della Mattachine Society che già nel 1966 aveva manifestato contro la discriminazione dei gay nei locali di New York.

In Italia la prima manifestazione pubblica da parte di omosessuali, avvenne in occasione del “Congresso internazionale sulle devianze sessuali” organizzato del CIS (Centro Italiano Sessuologia), di matrice cattolica, nell’aprile del 1972.Il Christopher Street Liberation Day, marcia pacifica dallo Stonewall Inn a Central Park per rivendicare diritti e dignità per tutti gli omosessuali e i transgender, rappresenta il primo Gay Pride della storia e si svolse il ventotto giugno 1970, nell’anniversario dell’ insurrezione di “Stonewal”.

Da allora il mese di giugno è considerato il “mese simbolo delle battaglie del movimento omosessuale.

In Europa il primo Gay Pride: “The International Pride”, fu in Croazia.

In Italia la prima manifestazione pubblica da parte di omosessuali, avvenne in occasione del Congresso internazionale sulle devianze sessuali” organizzato del CIS (Centro Italiano Sessuologia), di matrice cattolica, nell’aprile del 1972.

I lavori si svolsero a San Remo e coinvolsero diversi luminari delle scienze sessuologiche che vennero inaspettatamente accolti da un piccolo drappello di “deviati” i quali per la prima volta a viso scoperto, difendevano con orgoglio il loro essere gay esibendo cartelloni con scritte tipo:

“Psichiatri siamo venuti a curarvi”,”Psichiatri ficcatevi i vostri elettrodi nei cervelli”,”La normalità non esiste”,”Primo e ultimo congresso di sessuofobia” .

Gay pride. Foto Brunella Bonaccorsi
Gay pride. Foto Brunella Bonaccorsi

Nel 2013 il movimento acquista in Italia un corpus unitario ed ha inizio la rivoluzionaria Onda Pride che tocca  diverse città della penisola da Nord a Sud.

It’s Human Pride, lo slogan scelto per l’Onda Pride 2015 che unirà le quindici tappe di questa ondata di festosa e variopinta protesta,  partita ufficialmente il sei giugno e si concluderà il primo di agosto.

In particolare Catania è stata teatro del terzo Pride tematico: Io, corpo ed eros, che ha visto coinvolte anche le  associazioni studentesche.

Dal 1969 ad oggi non poche sono state le avversità, le calunnie e  le infamie contro cui ha dovuto lottare il “movimento per la liberazione dei Gay”. La comunità gay accoglie tra i suoi aderenti omossessuali, travestiti,  transessuali e transgender ossia chi è ‘oltre il genere’.  Ognuno rivendica una diversa identità e filosofia di vita ma sono accomunati da un’unica battaglia: essere “visti”, “guardati” per ciò che sono, ovvero individui attivi nella società che vivono liberamente e con dignità la loro sessualità esprimendola come meglio credono.

Esibizionisti? Magari alcuni di loro lo sono, come lo sono alcuni eterosessuali che tuttavia non hanno bisogno di manifestare in pubblico il proprio “normale” orientamento sessuale e vestono quotidianamente i panni che meglio ne esprimono l’identità.

La tendenza ad ostentare le proprie doti e qualità è da definizione esibizionismo.

Gay pride. Foto Brunella Bonaccorsi
Gay pride 2015 Catania. Foto Brunella Bonaccorsi

Nondimeno l’esibizionismo a cui ci si riferisce in maniera rischiosa nel comune parlare, si ispira all’interpretazione datane in  psicologia, dove rappresenta un serio disturbo del comportamento sessuale che consiste nel trarre piacere dall’esibire i genitali, soprattutto a individui del sesso opposto.

Esibizionisti? Magari alcuni di loro lo sono, come lo sono alcuni eterosessuali che tuttavia non hanno bisogno di manifestare in pubblico il proprio “normale” orientamento sessuale e vestono quotidianamente i panni che meglio ne esprimono l’identità. La tendenza ad ostentare le proprie doti e qualità è da definizione esibizionismo.Quale perversione sessuale, poiché comporta un’incapacità a rafrenare l’impulso ad esporre i propri organi sessuali ed è un atto ripetitivo e pressoché l’unico da cui il soggetto riesce a trarre un piacere sessualmente inteso, l’esibizionismo ha per conseguenza una compromissione dell’area sociale e lavorativa.

Sottolineo che l’esibizionismo è un atto passivo che non richiede reazione da parte del destinatario ma ne ricerca solo l’attenzione, l’esserne guardato. Dunque non è un atto di provocazione.

Le eccentriche sfilate del Gay Pride hanno spesso proprio una connotazione provocatoria, ovvero quell’atteggiamento attivo che pretende una risposta, di qualsiasi tipo: sgomento, stupore, simpatia o avversione.

L’esibizionista fugge innanzi la reazione del soggetto verso il quale è diretto il suo atto mentre l’esibizione di sé, del proprio corpo e della propria sessualità  durante il Gay Pride, a ben guardare, ha si lo scopo di richiamare l’attenzione, gli sguardi su di sè, ma i veli che cadono mostrano ai “normali ed eterossessuali”  la nuda e degna forma dell’Essere se stessi completamente.

 

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