Il significato del mito di Cola Pesce


cola pesce

Il mito di Cola Pesce. Tanto, tanto tempo fa, vivevano a Messina due giovani sposi che non riuscivano ad avere figli. Un giorno Agatina, la moglie, piangeva tristemente sulla riva del mare, quando dalle acque uscì un pescespada che le disse: «Agatina, io conosco la ragione della tua tristezza, perciò

La statua di Cola Pesce

non piangere più. Mangia la conchiglia attaccata a quello scoglio e fra nove mesi avrai un bel bambino». La povera donna, incredula, ma tanto desiderosa di un figlio, volle provare ed ingoiò la conchiglia. Subito, come per magia, cominciò a sentire i segni della gravidanza.

Dopo nove mesi nacque un bel bambino dai capelli corvini e dagli occhi verde-smeraldo: gli diedero il nome di Nicola, ma tutti lo chiamavano Cola.

Man mano che Cola cresceva, dimostrava di avere una grande passione per il mare. Stava sempre in acqua, si immergeva nelle profondità marine e giocava con le creature del mare, cosicché tutti cominciarono a chiamarlo Cola Pesce. Per la sua grande amicizia con i pesci, li liberava ogni volta che il padre, pescatore, li catturava con le sue reti. Però, in questo modo la famiglia andava in miseria. Per tale motivo, un giorno la madre, molto arrabbiata con lui, gli gridò: “visto che ami i pesci più dei tuoi genitori, spero che diventi pesce anche tu!”.

Non lo avesse mai detto! Immediatamente Cola si ricoprì di squame, gli spuntarono le pinne e la coda…insomma, divenne un vero pesce. La madre, poverina, non voleva che la cosa succedesse veramente, lo aveva detto in un momento di esasperazione, come capita a volte. Ma ormai era successo.

Quella metamorfosi rese ancora più felice Cola Pesce, che adesso poteva stare nelle profondità del mare tutto il tempo che voleva. Anzi, si rendeva utile ai naviganti informandoli delle tempeste in arrivo, degli scogli sommersi, dei pericoli dei bassi fondali, e di altro ancora. Ma un giorno si immerse e non tornò più.

Passarono i giorni, passarono i mesi, passarono gli anni, ma nessuno lo rivide. Finché…

Finché un giorno, quando ormai tutti lo piangevano per morto, alcuni pescatori ritrovarono un grosso pesce nelle reti che avevano gettato per la pesca. Che bella sorpresa!

Ma la sorpresa più grande fu quando, fuori dall’acqua, il grosso pesce riacquistò il suo aspetto umano: un bellissimo giovane dal corpo robusto ed agile e limpidi occhi verde-smeraldo sotto i capelli corvini. Cola Pesce era tornato. Egli ormai poteva trasformarsi in uomo o in pesce quando voleva, era diventato Uomo-Pesce. La sua fama si diffuse rapidamente, finché arrivò alle orecchie del re.

E un bel giorno il re venne a Messina, accompagnato dalla sua corte e dalla bellissima figlia Costanza. Il sovrano volle conoscere Cola Pesce e metterlo alla prova. Dalla nave gettò il suo anello d’oro nel punto più profondo dello stretto di Messina, là dove le correnti sono più vorticose. Cola Pesce si tuffò nelle profondità delle acque e dopo una furibonda lotta con un enorme serpente marino, riportò al re il suo anello.

Tutti ammirarono l’impresa di Cola, in special modo la principessa Costanza che non gli toglieva gli occhi di dosso.

Il re gettò ancora il suo anello in mare. Questa volta l’impresa fu più terribile, perché l’oggetto prezioso andò a finire in una buia e profondissima voragine. Cola dovette lottare fino al limite delle sue forze contro un immenso drago marino, ma alla fine tornò a galla vittorioso dopo avergli strappato l’anello del re.

L’ammirazione di tutti divenne ancora più grande, mentre il sentimento della principessa verso Cola Pesce si trasformava in amore. Ma anche Cola era sempre più attratto dal fascino della giovane.

Il re chiese l’ultima prova, la più difficile: Cola avrebbe dovuto nuotare in immersione attorno alle coste per riferire sulle condizioni della parte sottomarina del regno di Sicilia. L’impresa era molto faticosa e pericolosissima.

La principessa ebbe paura per la vita del giovane di cui era ormai perdutamente innamorata. Ma Cola obbedì all’ordine del suo sovrano.

Prima di tuffarsi lanciò un ultimo sguardo d’amore alla fanciulla, poi disse: “porto con me un bastone di legno ed un pugno di fave, se torneranno a galla vorrà dire che sono morto”.

Dopo un po’ che si era immerso, la principessa, sconvolta dal timore per la sorte di lui, si buttò in mare. Subito travolta da un violento vortice, fu trascinata verso il fondo. A nulla valsero i soccorsi dei migliori nuotatori, Costanza non fu ritrovata, ma…

…Cola Pesce, avvisato da una murena, tornò indietro, vide Costanza prigioniera del vortice e le gridò: “voglio che tu diventi un pesce”, proprio come aveva fatto sua madre con lui.

Come per incanto, la ragazza si trasformò in un bellissimo pesce dai colori dell’arcobaleno, e fu salva.

Il re e gli altri videro tornare a galla il bastone e le fave e piangendo si convinsero che Cola Pesce e la principessa fossero ormai morti.

Invece si racconta che i due innamorati avevano scoperto che la Sicilia si reggeva su tre colonne, una per ogni angolo. Però quella sotto Capo Peloro stava per spezzarsi. Così, Cola Pesce e la principessa, spinti dall’amore per la loro terra e per la loro gente, rimasero in fondo al mare per sostenere il peso di quell’angolo della Trinacria.

Mito e significato di Cola Pesce

Abbiamo voluto aprire questo volume recuperando alla memoria la leggenda di Cola Pesce, che nella nostra prima adolescenza ci fece compagnia col suo fascino primitivo e con la forza dei suoi valori. Non per niente il latino legĕnda significa “cose che si devono leggere”.

La figura di Cola Pesce ha tanti significati: con la sua metamorfosi rappresenta la capacità di adattamento dell’uomo, che impara a vivere in ambienti diversi dal suo; con il suo entusiasmo e con la passione dell’amore rappresenta la giovinezza; Cola Pesce significa anche l’uomo generoso che ama non solo i suoi simili, ma pure la natura con tutte le sue creature.

Soprattutto, questa leggenda rappresenta la speranza nel futuro, la speranza che ogni terra e ogni popolo avranno sempre uomini e donne di valore, eroi che li proteggeranno.

Quello di Cola Pesce è uno dei miti più antichi della Sicilia: risale probabilmente al XIII secolo, ma la sua figura sarebbe molto più antica, e sembra risalire all’epoca omerica. Infatti, in origine Cola Pesce sarebbe stato una Sirena di sesso maschile, addirittura il genitore di quelle Sirene che Odisseo incontra nel suo viaggio di ritorno da Troia.

Nei racconti di età omerica, Cola era mezzo uomo e mezzo pesce, con una lunga spada che spuntava dalla sua fronte, e viveva nello stretto di Messina, nelle acque infestate da Scilla e Cariddi.

Secondo un’altra versione, Cola sarebbe stato un gigante simile ad Atlante, il titano che Zeus aveva condannato a reggere la volta celeste. Come Atlante, questa divinità sicula aveva il compito di reggere con una mano uno dei tre angoli della Sicilia, sotto Capo Peloro, nei pressi dello Stretto di Messina.

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