Separazioni: al sud c’è più conflittualità


La percentuale di separazioni in Italia è in continuo aumento. I dati ISTAT 2011 dicono che sono circa 80.000 le persone che si separano ogni anno, 311 coppie ogni 1000 decidono di lasciarsi. È questo il dato più sconcertante che emerge dal Convegno Finché Giudice non vi separi“. Famiglia separata: una legislazione di genere?”, tenutosi a Catania. Come ha fatto notare Mara Benadusi, antropologa e moderatrice del convegno, “Nel Sud Italia, più che al Nord, il divorzio è oggetto di conflittualità. Gli studi dimostrano che non solo la donna si trova spesso in una situazione di vulnerabilità morale e economica, all’atto della separazione, ma anche negli uomini vengono riscontrati molti casi di patologie psichiche. Il divorzio porta con sé il desiderio di reversibilità, di riavvolgere il nastro per superare il disagio e fare esperienza. Tuttavia, gli strumenti giuridici e i giudici anziché porre termine al conflitto, sembra non facciano altro che alimentarlo con processi lunghi ed estenuanti”.

I figli sono le vere vittime dei conflitti tra i coniugiSpesso, la separazione, quando non consensuale ma giudiziaria, non fa altro che perpetrare il conflitto in un gioco al massacro che acuisce la disperazione e si ripercuote, soprattutto, sui figli vere vittime dei conflitti tra i coniugi. “Ci troviamo dinanzi ad una cultura ancorata ai ruoli e agli stereotipi in cui il livello della conflittualità in una situazione di forte crisi, come quella che stiamo vivendo, si esaspera”, ha dichiarato Adriana Laudani, Presidente di Unione Donne Italiane, che ha inoltre affermato: “Mancano politiche sociali forti capaci di far fronte al crescere della conflittualità di coppia che, spesso, degenerando, si trasforma in violenza. Durante il convegno ci si è domandato che ruolo abbia la prospettiva di genere nei tribunali italiani e se la legislazione di genere sia ancora oggi pensata come qualcosa ancorata alla rigida divisione dei ruoli tra uomo e donna, piuttosto che essere tesa alla valorizzazione della differenza e all’esaltazione dell’importanza dell’uguaglianza sostanziale. Franco Zanotelli, antropologo dell’Università di Messina, intervenuto al convegno ha affermato che “alcuni studi di etnografia dei tribunali in Africa e in India indicano che i valori e le convinzioni dei giudici hanno delle implicazioni nelle sentenze”. E ha aggiunto che: “nel caso italiano e nello specifico delle sentenze di affido dei minori in caso di separazione e divorzio, sarebbero opportune indagini etnografiche durante i dibattimenti per verificare quanto la convinzione diffusa nella società di una “naturale” diversità di competenze tra uomo e donna nella cura e responsabilità verso i figli possa eventualmente modificare i criteri di giudizio”. 

Nel 90% dei casi i bambini rimangono a vivere con la madre e l’uomo ha solo diritto di visitaAndrea Poma, Presidente dell’Associazione Genitori a vita, ha tenuto a precisare nel corso del dibattito l’importanza della Legge 54, definita “Una delle più virtuose d’Europa, se non fosse per la sua reale applicabilità”. Inoltre, il suo intervento è servito a mettere in luce che:L’89% degli affidi oggi è condiviso ma non si tratta di una condivisione di fatto, perché nel 90% dei casi i bambini rimangono a vivere con la madre e l’uomo ha solo diritto di visita. Privato della casa coniugale, dei suoi figli e spesso ridotto sul lastrico, l’uomo viene lasciato solo dalle istituzioni a vivere questa situazione e, alle volte, la sua frustrazione degenera nella violenza sulle donne”.

Alla luce di tutto ciò, la domanda che Adriana Laudani si è posta in chiusura del suo intervento e che, probabilmente, è quella su cui bisognerebbe maggiormente riflettere è la seguente: “Non dovrebbe forse esserci un ripensamento di responsabilità sociale?”.

 

 

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1 Commento

  1. Mariaconcetta Bologna
    2 febbraio 2014
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    La responsabilità sociale è fortemente avversata da “certa”cultura bigotta improntata sul conflitto, ovvero la guerra dei genitori – vincitore/perdente.Nel particolare, la guerra dei genitori che si separano viene alimentata dalla maggioranza degli avvocati i quali lucrano sul mantenimento del conflitto fra i genitori; complici quei giudici disinformati e appesantiti da un ruolo percepito come
    Nonostante le buone intenzioni della L 54/2006, subdolamente disattesa, la condizione dei figli vittime dei conflitti genitoriali, è gravissima, in esponenziale aumento, proiettata nel futuro.
    Invito a riflettere sulla importante risorsa della Mediazione Familiare di Separazione e Divorzio, quale opportunità specifica per attraversare con responsabilità, consapevolezza e competenza la separazione, evitando di delegare ad la vita dei propri figli.

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