Giappone, un Paese che cambia volto repentinamente


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Giappone, Tokyo

Dopo undici interminabili ore di volo, i miei occhi continuavano a guardare il piccolo aeroplano stilizzato, che sul monitor si muoveva seguendo la rotta segnata da una linea rossa. Man mano che mi avvicinavo al Giappone, cresceva dentro di me un senso d’impazienza mista a inquietudine ed eccitazione; non avendo mai messo piede in oriente non avevo idea di cosa mi aspettasse una Nei momenti che precedevano l’atterraggio, dentro la mia testa continuavo a pensare che uno dei miei più grandi sogni stava per avverarsi: trascorrere un mese da sola, in una terra conosciuta soltanto attraverso ricerche e vista attraverso documentari, per imparare una lingua che, dopo goffi tentativi di apprendimento da autodidatta in Italia, riuscivo a comprendere solo per un generoso 3%.volta scesa da quell’aeromobile, tuttavia ero ansiosa di scoprirlo. Il mio desiderio di visitare il Giappone, la mia passione per la sua cultura a 360° ed il mio amore per la lingua erano noti a tutti nella mia cerchia di amici e parenti, ragion per cui,  la mia richiesta di partire per intraprendere questo viaggio fu accolta senza molta sorpresa da parte di nessuno.

Nella foto Federica Di Mauro autrice dell'articolo e protagonista del viaggio in Giappone
Nella foto Federica Di Mauro autrice dell’articolo e protagonista del viaggio in Giappone

Nei momenti che precedevano l’atterraggio, dentro la mia testa continuavo a pensare che uno dei miei più grandi sogni stava per avverarsi: trascorrere un mese da sola, in una terra conosciuta soltanto attraverso ricerche e vista attraverso documentari, per imparare una lingua che, dopo goffi tentativi di apprendimento da autodidatta in Italia, riuscivo a comprendere solo per un generoso 3%. Così guida e frasario in mano, mi sentivo pronta per questa grande avventura.

Giappone, Tokyo
Giappone, Tokyo

Se c’era una cosa che più mi preoccupava inizialmente, era l’approccio con lo studio del giapponese, considerato che le insegnanti avrebbero comunicato con gli alunni parlando esclusivamente giapponese. Tuttavia, grazie alla professionalità dei docenti con cui sono stata a contatto, questo si è rivelato essere un falso problema e, già dopo solo una settimana di lezioni, il mio giapponese cominciava ad avere una forma e riscuoteva complimenti da parte di camerieri e altri giapponesi con cui venivo a contatto.

Giappone, Tokyo, statua di Buddha
Giappone, Tokyo, statua di Buddha

Abitando e studiando a Tokyo, ho potuto approfondire la conoscenza della megalopoli e posso affermare con certezza che Tokyo è una città che sconvolge: permette di vivere delle esperienze multi sensoriali, solo passeggiando per le strade dei suoi quartieri, pieni di luci e colori che provengono dalle insegne fosforescenti dei negozi, e dai maxischermi posti sopra i grattacieli; pieni di suoni che provengono dall’interno delle sale giochi di 9 piani, o semplicemente dal vociare allegro dei giapponesi che vi passano accanto. Una delle cose che forse maggiormente mi ha impressionata durante la mia permanenza nella città, è stata l’incredibile capacità della capitale di cambiare volto in maniera eccezionalmente rapida davanti agli occhi dei suoi abitanti. Passeggiando in un quartiere centrale preso d’assalto da turisti e autoctoni, infatti, non è raro trovare un tempio shintoista o buddista in mezzo ai grattacieli che s’innalzano prepotenti dal suolo. E ciò che rende questa scoperta ancora più interessante è il fatto che, giusto valicando le porte che conducono al tempio, si viene catapultati in un universo parallelo, in cui il frastuono creato dal traffico automobilistico lascia spazio al rumore quieto dell’acqua che scorre

Giappone, Tokyo
Giappone, Tokyo

e al commovente frinire delle cicale; in cui l’andirivieni spedito delle figure slanciate dei salary men giapponesi in giacca, cravatta e 24 ore diventa un ricordo, e la concezione stessa di tempo assume un altro significato, incarnandosi nei movimenti lenti di una simpatica vecchietta dagli occhi a mandorla, che compie il rito di purificazione prima di pregare, facendosi scorrere l’acqua sulle mani e le braccia.

Giappone, il paese dalle mille facce

Oltre la capacità di accettare e vivere serenamente questo passaggio repentino da modernità a tradizione, i giapponesi convivono con un’altra grandissima contraddizione: essi non fanno mai una cosa tanto per farla, anzi riescono a farti percepire l’amore con cui compiono ogni singola azione che compone le loro giornate, sia che si tratti di assemblare il riso col pesce per farti gustare il miglior sushi possibile; sia che si tratti di metterti in mano i lembi della busta della

Giappone, Tokyo
Giappone, Tokyo

spesa che hanno appena riempito, per lasciarti riporre il resto dentro il portafogli senza troppi affanni; sia che si tratti di inchinarsi sorridendo per darti il buongiorno; sia che si tratti di invitare tutto il personale del ristorante a darti un sonoro benvenuto non appena metti piede dentro al locale. D’altro canto però, sono un popolo molto inquadrato e organizzato, quasi ai limiti della freddezza, poiché se ti trovi sul marciapiede devi camminare nella sezione giusta in base al tuo senso di marcia; perché se aspetti il treno, devi metterti in fila all’interno delle linee disegnate sul pavimento; perché se vuoi salire sulla metro, devi prima far scendere tutti coloro i quali attendono davanti alle porte che si fermi il vagone; perché se fuori piove e vuoi entrare in un centro commerciale o in qualsiasi luogo chiuso, è bene che tu chiuda l’ombrello e lo inserisca nelle apposite macchine per rivestirlo con la plastica, così da non farlo gocciolare all’interno; perché se hai il raffreddore, devi indossare una mascherina su naso e bocca, perché sarebbe irrispettoso contagiare tutti coloro con cui vieni a contatto.

Giappone, il Paese dove vige il rispetto per l’altro

Giappone, Tokyo. Sushi
Giappone, Tokyo. Sushi

Credo di essermi abituata subito a queste (e ad altre) forme di manifestazione di rispetto per l’altro e per ciò che lo circonda, semplicemente perché incontrando una cultura completamente differente dalla propria, credo che chiunque abbia il dovere morale di applicare la “sensibilità del viaggiatore” nella vita di tutti i giorni, evitare atteggiamenti presuntuosi e giudicare a mani basse modi di vivere che, pur essendo alcuni positivi e altri negativi, caratterizzano un popolo con storia e tradizioni millenarie, al pari di quelle occidentali. Dopo la mia esperienza in Giappone, posso dire con certezza di aver imparato tanto, certamente dal punto di vista linguistico, ma ho anche migliorato il mio rapporto con la gestione del tempo e delle mie contraddizioni personali. Consiglio vivamente a chiunque di intraprendere un viaggio alla scoperta delle mille facce del Giappone, non basteranno né una né due settimane, ma saranno utili a creare un ponte a livello personale e spirituale, tra oriente e occidente, costruito con umiltà e curiosità e fortificato con apertura mentale e sensibilità.

Articolo scritto da Federica Di Mauro

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