Alessandro D’Avenia: «Padre Pino Puglisi, un acceleratore di bellezza.»


Alessandro D'Avenia
Lo scrittore Alessandro D'Avenia in un momento della presentazione del suo nuovo libro ph. Davide Pompei

E se un tempo poteva accadere che i personaggi fossero in cerca d’autore, oggi, sembra piuttosto che gli alunni abbiano trovato un editore. E sono quelli di Alessandro D’Avenia, scrittore e docente di lettere, ad averlo trovato proprio nel loro Prof se è vero che durante una delle presentazioni del suo ultimo libro, Ciò che inferno non è edito da Mondadori, davanti ad una platea pullulante di giovani studenti e mamme al seguito, fra selfie, foto e dediche, D’Avenia abbia detto “Il mio libro è un inedito, ma il vero inedito siete voi.”

Il romanzo, ambientato a Palermo durante gli anni delle stragi di mafia, delle quali furono vittime i giudici Falcone e Borsellino, prende spunto dalla figura di Don Pino Puglisi, l’uomo che, sacrificando se stesso in quel di Brancaccio, ha certamente contribuito ad ispirare la stesura del libro pur non facendone un’agiografia.

Durante l’incontro, più un inno alla vita, alla giovinezza, alla bellezza e all’amore, che non un evento editoriale, l’autore ha raccontato di come a sedici anni abbia deciso di diventare insegnante, ma il vero focus della discussione e tutti i riflettori in sala erano puntati su di loro, i giovani studenti intervenuti per ascoltarlo e poi reclamare con entusiasmo la copia autografata dell’ultimo romanzo nuovo di zecca.

Alessandro D'Avenia
Lo scrittore Alessandro D’Avenia in un momento della presentazione del suo nuovo libro ph. Davide Pompei

«Voi giovani siete fortunati –ha detto il Prof- vivete in un’età adolescenziale in cui potete ancora scegliere cosa farne di questa vita, quando eravate più piccoli raccontavate tutto il vostro fare ai genitori, adesso se vi chiedono cosa avete fatto oggi rispondete “niente”, ma questo niente che getta nello sconforto papà e mamma, in realtà è la vostra benedizione, la vostra libertà, perché rappresenta la voglia di preservare -per la prima volta- la vostra intimità.»

 

«All’età che avete voi ci si innamora, si rimane colpiti dallo sguardo di lei, di lui e la vita si ferma, un adolescente impazzisce e capisce, finalmente, che la vita è fatta per amare, e la pioggia non è più una scocciatura che rovina la giornata come può farlo un compito di latino o un’interrogazione, no, è semplicemente un elemento della scenografia in cui lei o lui si muovono e improvvisamente la vita è piena di senso… E sono proprio i segnali, le chiamate, quelli che cambiano la vita, ed anche per me tutto è iniziato da una chiamata il giorno in cui il mio insegnante di italiano prestandomi il libro di poesie del tedesco Hölderlin, mi ha cambiato la vita, perché sono i piccoli gesti che fanno la differenza, questo è ciò che inferno non è.»

E, allora, l’inferno cos’è? «E’ togliere tutta la vita e tutto l’amore da dentro le cose… E’ tutto ciò che ostacola il compimento della bellezza, …Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo e don Pino era proprio un acceleratore di bellezza. Entrava in classe col sorriso, il sorriso è il più grande atto di eroismo della vita quotidiana, la vera autorità si esercita con il sorriso e lui sapeva come fare, sorrideva sempre e comunque e lo ha fatto anche col suo assassino, Grigoli, che per quel gesto non ha dormito la notte.»

Alessandro D'Avenia
Lo scrittore Alessandro D’Avenia ph. Davide Pompei

E a chi gli chiede perché tratti sempre argomenti dolorosi nei suoi romanzi, D’Avenia, da bravo insegnante, riesce a dare spiegazioni puntuali, nitide, congrue, ma cariche di dolcezza, positività e speranza «quello che mi interessa come uomo, come insegnante e come scrittore, è capire cosa fare della nostra fragilità in una società che ci spinge ad essere perfetti, come poter reintrodurre il concetto del dolore e del fallimento senza farne uno psicodramma; la lotta che faccio con le parole quando scrivo è quella di porgere speranza, questo è possibile perché il dolore è parte della speranza, perché sia così è un mistero, ma per capire il senso del dolore uso la metafora della perla che nasce quando un predatore cerca di mangiare il mollusco dell’ostrica e le rare volte in cui questa riesce a richiudersi e a salvarsi, qualcosa del predatore rimane dentro il crostaceo che costruisce attorno al nemico, a cerchi concentrici e dopo 5 anni (guarda caso il tempo delle superiori), un gioiello che irradia luce, ma che deriva dalla tenebra. Abbiate coraggio, dunque, ma fatelo usando il cuore, siete nell’età in cui decidere che fare della vostra vita, cercatevi i maestri di vita come ho fatto io, cercatevi persone che vi mettano in crisi, che sfidino i vostri punti di forza, ma dovete cercarveli voi, solo così potrete fare delle vostre vite un capolavoro di luci e di ombre, ma un capolavoro. Auguri ragazzi!»

 

 

 

 

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