“Il Sud e le donne” negli scatti di Ferdinando Scianna


Ferdinando Scianna
Foto Ferdinando Scianna
Dal Petruzzelli di Bari ai sassi di Matera, la personale di Ferdinando Scianna e’ approdata al castello aragonese di Otranto dove resterà fino al 30 settembre. 
Lui, il fotografo, è un palermitano dal piglio anticonvenzionale, compositore di versi poetici non verbali più che mero esecutore di scatti fotografici, lei, la mostra, si integra all’interno di “Tu non conosci il Sud”, l’iniziativa culturale itinerante, curata da Oscar Iarussi.
Maria Grazia Cucinota in uno scatto di Ferdinando Scianna
Maria Grazia Cucinotta in uno scatto di Ferdinando Scianna

L’obiettivo e’ quello di riscattare quel Sud che sa di morte, di polvere e stantio, quello di Vittorio Bodini, poeta pugliese dal cui verso l’iniziativa prende il nome, quello in cui le case diventano “facce di un dado” e gli uomini “numeri” tirati a sorte. Un Sud ormai banalmente politicizzato in brand essenzialmente estivi,  un Sud che suona come provocazione, un Sud -va da sé- da cui prendere apotropaicamente le distanze e -al contempo- le mosse per ripartire e ridare onore e gloria a quel fascinoso coaervo di storia, cultura e bellezza che e’ il  Mezzogiorno.

Così la raccolta di Ferdinando Scianna e’ più un racconto per immagini che una mostra, una scena teatrale o, come la definisce Vito Amoruso  curatore dei testi, una “recita” in cui si percepiscono “quell’ essenza segreta” e quella “qualità visionaria”… “inconfondibili cifre espressive” dell’arte del fotografo siciliano.
Sono scatti, sono attimi, sono strade, pietre e piazze, sono sguardi, sono presenze e assenze, sono parole e silenzi. Sono imagines mulierum tra il dire e il tacere, nel discrimine pregiudiziale,  tutto meridionale, di rivolta e accettazione. 
Fotografia di Ferdinando Scianna
Fotografia di Ferdinando Scianna

Sono istanti, sono brividi e respiri, sono il non detto, il desiderato, sono attese. Sono donne, le donne del Sud, epifania e metafora di eros, sono femmine, vertigine di fuoco e passione. “Tenere come l’ombre, voraci come bei fiori”, scriveva la Merini, vittime e dominatrici, vestali del focolare, simbolo di un atavico matriarcato sommerso, invisibile o dissimulato, da cui Sciascia, polemizzando,prendeva le distanze. Sono dolcezza e debolezza, sono passione e determinazione, acqua cheta e fuoco iroso, sono contraddizione. Sono Medea, sono Circe, sono Penelope, madri, amanti e mogli. 

Fotografia di Ferdinando Scianna
Fotografia di Ferdinando Scianna

Dalla storica ragazza in bikini di Piazza Armerina  alle immancabili, seppur eccessivamente commercializzate, icone della femminilità mediterranea, Bellucci e Cucinotta, si passa alle labbra carnose, alle folte sopracciglia, alle immagini con e senza veli, de visu o di spalle, donne provocate o provocanti. Case trezzote, trazzere baresi, entroterra siculi e cortili pugliesi, fanno da sfondo a vecchie e nuove generazioni, in mostra o ascose, dietro le tende, giù per le vie, fra pose cercate e scatti rubati. Spesso e’ la piazza la scena padrona: la chiesa, il caffè, i giovanotti desiderosi e sognanti o gli uomini, in posa, con le braccia conserte e lo sguardo maschio, compiaciuto, di chi forse non sa di essere comparsa in una scena, di foto e di vita, tutta al femminile, quella essenzialmente matriarcale del Sud.

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