Macs inaugurata la mostra “La solitudine di Prometeo”


macs mostra
ph. Nino Federico

“Sono figlio di tanti ‘padri’ o che io ritengo tali, prima di tutti Alberto Savinio e Giorgio de Chirico – ha dichiarato Ciro Palumbo, presente all’inaugurazione -. Non saprei spiegare questa forte attrazione, forse parte dalla lettura degli scritti dei due “Dioscuri” di Volos. C’è stato un tempo in cui impazzii per Renato Guttuso, sia per il personaggio che per la sua capacità manuale, rimasi sconvolto dal Sommo Michelangelo e la sua scultura rivoluzionaria.  Più volte sono stato rapito da grandi passioni, molte delle quali si annoverano fra i classici che puntualmente visito nella mia biblioteca. Tra i contemporanei amo Odd Nerdrum, Massimo Rao, Wainer Vaccari, Riccardo Tommasi Ferroni, per citarne alcuni, ma la lista potrebbe continuare. Trovo sia bellissimo scoprire grandi artisti attorno a noi che ci ispirano e ci guidano. I miei dipinti nascono tra letture, musica e tanti piccoli e assurdi disegni, a volte prendono forma alcuni dipinti. In questo periodo sono impegnato in progetti in cui affronto e mi faccio guidare da cicli pittorici. Credo che il pittore non possa determinare l’impatto che avranno le sue opere. Dipingo simboli con diversi significati, da quelli più conosciuti a quelli che solo la nostra sensibilità può riconoscere e leggere. In fondo però posso dire che un denominatore comune c’è: il “viaggio”, l’incessante cammino che ci porta sempre un passo più avanti o più “in alto”, inteso come un’esperienza evolutiva”.

ph. Nino Federico
ph. Nino Federico

 “Oggi il MacS ospita il mito di Prometeo e lo celebra attraverso il racconto pittorico che di esso ne fa Ciro Palumbo – ha tenuto a sottolineare il Direttore del MacS, Giuseppina Napoli -. Nessuna retorica o magniloquenza, non presunzione né oltraggio nei gesti dell’eroe, piuttosto l’emblema delle scelte condotte a termine con coraggio. Così come lo scultore trae dal marmo il suo Prometeo, Palumbo ne dipinge le marmoree membra sulla tela e tutto intorno è tenebra, è luce, è nuvole e monti, è solitudine”.

 

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