Otto marzo, cosa c’è dietro la mimosa


Circa 15 milioni i ramoscelli di mimose che verranno donati alle donne italiane. E poi locali che registreranno il ‘pienone’ per cene organizzate tra le amiche, cioccolatini e regali di ogni genere. Tutto per celebrare le conquiste fatte dalle donne, senza dimenticare le discriminazioni e le violenze che ancora sono costrette a subire. Sono infatti, secondo i dati Istat, quasi 7 milioni le donne italiane tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, pari al 31,9 per cento: circa 5 milioni hanno subito violenze sessuali (23,7 per cento) e quasi 4 milioni violenze fisiche (18,8 per cento). Non solo, dai dati diffusi dall’Eurostat, emerge che il tasso di occupazione femminile nel nostro paese è tra i più bassi d’Europa e che è nettamente inferiore a quello maschile.

 

Nell’Europa dei 27, infatti, il tasso di occupazione per le donne tra i 25 e i 64 anni è del 63,8% mentre del 77,5% per gli uomini, con una differenza percentuale del 13,7%. Una differenza che raggiunge 24,4 punti percentuali in Italia con il 51,4% delle donne occupate contro il 75,8% degli uomini. Cosi’, tra una riflessione e una mimosa, la Festa della donna compie 102 anni. Tanto è passato da quando, nel 1910, durante il congresso socialista delle lavoratrici di Copenaghen, un centinaio di donne di 17 Paesi decise di creare la giornata mondiale. Preferiamo ricordare, alla vigilia della Festa, le conquiste fatte in oltre un secolo: primo fra tutte, la libertà di scelta. Cento anni fa, infatti, le donne non studiavano, non lavoravano, non potevano decidere quando sposarsi o avere dei figli. Non potevano votare. I primi a celebrare la festa furono gli Stati Uniti nel 1909, l’Italia festeggerà solo nel 1922. In ogni caso, tutto iniziò il 3 maggio del 1908 al Garrick Theater di Chicago, dove si sarebbe dovuta svolgere la consueta conferenza domenicale del partito socialista. Ma quel giorno il moderatore dell’evento non si presentò e fu la socialista Corinne Brown a presiederla: quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata ”Woman’s Day”, il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne. Quell’iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell’anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali ”di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile”. Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909. Nel 1910, alla Seconda conferenza internazionale dei partiti socialisti di Copenhagen, le socialiste americane decisero di proporre in Europa il festeggiamento di questa data riscuotendo grande successo. Le celebrazioni, nel 1911, slittarono fino al 19 marzo per ricordare la promessa (fatta durante la rivoluzione del 1848) dal re di Prussia riguardo il voto alle donne. Per qualche anno non fu stabilita una data precisa per la giornata della donna, fino a quando l’8 marzo del 1917, a Pietroburgo, numerosissime operaie e diversi gruppi di donne e mogli decisero di celebrare la Giornata della donna manifestando per ottenere del pane per i propri figli e il ritorno degli uomini dalla guerra. Nel giugno del ’21 le donne comuniste, riunite a Mosca per la seconda conferenza, decisero di scegliere l’8 marzo come giornata internazionale dell’operaia, in ricordo di quelle donne che sfilarono nel 1917 contro la tirannia degli zar. Sembrano invece solo leggendarie le storie delle 129 operaie morte bruciate in una fabbrica americana e di quelle che nel 1857 scatenarono una dura protesta contro la polizia. In Italia la Giornata internazionale della donna si festeggiò per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia che volle celebrarla il 12 marzo, poiché prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo. Nel 1944 si costituì a Roma l’Udi, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al Pci, al Psi, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’Udi a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, le prime giornate della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all’Onu una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un’idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e di Teresa Mattei. Un’altra data storica da ricordare e’ quella del ’75, quando le Nazioni Unite proclamarono l’Anno Internazionale delle Donne’. Da quel momento l’Onu ha iniziato a festeggiare la donna l’8 marzo, mentre nel ’77, l’assemblea generale delle Nazioni Unite decise di adottare una risoluzione proclamando una ”giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale”. Oggi sono tanti gli impegni dell’Onu volti a riconoscere l’importanza del ruolo della donna nei processi di pace e gli eventi pensati per la lotta alla discriminazione tra sessi in tutto il mondo. I Paesi che riconoscono ufficialmente la festa della donna sono: Albania, Algeria, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia ed Herzegovina, Brasile, Burkina Faso, Camerun, Cina, Cuba, Georgia, Italia, Israele, Laos, Kazakhistan, Kyrgyzstan, Macedonia, Moldova, Mongolia, Montenegro, Polonia, Romania, Russia, Serbia, Tajikistan, Ucraina, Uzbekistan, Vietnam e Zambia.

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