Fermatevi! La guerra non è la soluzione. Parte con le parole di Papa Francesco la presentazione del libro di Massimo Palumbo responsabile catanese di Comunione e Liberazione.
“Contro la Guerra. Il coraggio di costruire la pace” è stato presentato nell’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Università.
Il testo, recentemente pubblicato da Solferino e Libreria Editrice Vaticana, raccoglie molteplici interventi del Pontefice a sostegno della pace e comprende un’introduzione dello stesso Papa Francesco scritta appositamente per il volume.
«Di fronte alle immagini strazianti che vediamo ogni giorno, di fronte al grido dei bambini e delle donne non possiamo che urlare: “Fermatevi!”. La guerra non è la soluzione, la guerra è una pazzia, la guerra è un mostro, la guerra è un cancro che si autoalimenta fagocitando tutto! Di più, la guerra è un sacrilegio!». È con queste parole del Papa che Massimo Palumbo, responsabile catanese di Comunione e Liberazione, ha introdotto l’incontro che ha visto come relatori Mario Mauro (già Ministro della Difesa e Vice-presidente del Parlamento Europeo), Francesca Longo (Prorettrice dell’Università di Catania e Ordinario di Scienza Politica), Giovanna Parravicini (ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana), Concetta Carrubba Toscano (già volontaria di una ong in Romania al confine con l’Ucraina) e Michela D’Oro (Preside dell’Istituto Francesco Ventorino di Catania).
Papa Francesco. La guerra è un sacrilegio
“Il Papa afferma che la guerra è un ‘sacrilegio’ – ribadisce Palumbo -, ma ci mette in guardia rivelando una profonda verità spesso censurata dal rumore dei dibattiti, pubblici o privati: la guerra non riguarda ‘gli altri’. I cattivi o i nemici. Nasce nel cuore dell’uomo, dall’egoismo, dalla superbia, dall’odio che induce a censurare l’altro, a escluderlo”.
Due le testimonianze ed esperienze sul campo. La prima è di Concetta Carruba Toscano che, provocata dalle notizie sulla guerra, si è recata due volte in Romania per assistere i profughi, preparando quotidianamente un enorme numero di pasti: “Ho trovato profughi sofferenti ma col cuore rivolto a Dio. Mamme e bambini che hanno perso case e posti di lavoro perché tutto era stato bombardato. Padri in guerra e tanti già morti! Cucinavamo anche 17 ore al giorno col cuore lieto e sono nati rapporti che persistono ancora oggi. Ho sperimentato concretamente quanto diceva Tommaso d’Aquino: ‘Bonum diffusivum sui’ (il bene si diffonde da sé).
La seconda testimonianza l’ha condivisa Michela D’Oro, che ha raccontato della esperienza di accoglienza di tre studentesse ucraine nella scuola media “Ventorino” di Catania, evidenziando come – anche con non poche difficoltà – i ragazzi, le famiglie, gli insegnanti hanno cominciato a capire che accogliere le differenze è un “lavoro” e che occorre andare oltre la propria comfort zone. “Quello che conta – come dice il Papa – è avviare processi di incontro, processi che possano costruire un popolo capace di raccogliere le differenze. Non mi sembra di non avere fatto granché – continua Michela – ma sono profondamente convinta della verità delle parole del Papa: «La pace non è un documento che si firma e rimane lì. La pace si fa tutti i giorni! La pace è un lavoro artigianale, si fa con le mani, si fa con la propria vita»”.
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