“Salvo”, il cinema siciliano apre gli occhi


La storia di due cecita’, una fisica e l’altra dell’anima, che si incrociano per caso e scelgono di percorrere insieme un tratto della vita alla ricerca di una nuova luce in una terra come la Sicilia, dove i miracoli di solito non accadono. Il bisogno d’amore e di liberta’ di un uomo e una donna sono al centro della trama di “Salvo”, il film scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza.

“Siamo cresciuti a Palermo negli anni delle guerre di mafia – dice Piazza – e la mia abitazione si trovava di fronte a quella del giudice Rocco Chinnici, ucciso con un’autobomba. Ci hanno insegnato a fingere di vivere in un mondo normale e la sensazione e’ stata quella di vivere tra ciechi volontari”. Dopo cinque anni di “duro lavoro”, come raccontano i due registi palermitani che hanno assistito alla proiezione a Napoli, la pellicola e’ stata selezionata per la Semaine de la critique di Cannes, aggiudicandosi il Grand Prix e il Prix Revelation. Salvo (il palestinese Saleh Bakri) e’ un killer di mafia spietato, che una mattina entra in casa di un rivale per assassinarlo, ma trova solo sua sorella Rita (l’esordiente Sara Serraiocco), cieca dalla nascita, che all’arrivo del fratello prova ad avvertirlo, ma non riesce a salvargli la vita. Rimasto solo con la donna, Salvo sta per ucciderla quando, passandole una mano sul viso, scorge il movimento degli occhi di Rita, che per miracolo riacquista la vista. Decide allora di portarla con se’ e nasconderla in una vecchia fabbrica dismessa, dicendo al boss di averla uccisa. Da questo momento i due protagonisti entrano in una nuova storia, che ha la crudelta’ della mafia sullo sfondo, ma e’ fatta di debolezza umana, amore e desiderio di vita portate fino alle estreme conseguenze. Le prime scene riprendono i toni del genere noir, che si intrecciano poi con le ambientazioni da spaghetti western favorite della campagna siciliana e con i lunghi silenzi e i tempi lenti del cinema orientale. Salvo e Rita non parlano quasi mai, mettendo in luce la maniacale attenzione dei due registi per i suoni e le immagini. Grassadonia e Piazza ridanno umanita’ all’immagine della Sicilia terra di mafia senza speranza tanto abusata in fiction e film. Le scelte radicali del film “sono state la causa dei tanti rifiuti ricevuti in Italia – spiega Grassadonia – compreso quello della tv pubblica, che piu’ volte ci ha detto di no senza neanche guardare il progetto”. La svolta e’ stato lo spostamento ‘fisico’ in Francia e l’impegno dei due produttori Massimo Cristaldi e Fabrizio Mosca, a cui e’ seguito il giudizio positivo della Good Films, che ha accettato di distribuirlo. “Il film costa 1,2 milioni di euro – rivela Grassadonia – ma non siamo ancora riusciti a coprire l’intero budget”. Un’amara constatazione che induce i due giovani registi a dire, parafrasando il titolo, che “il cinema italiano non e’ salvo”.

 

 

 

 

 

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