Comico e grottesco in “Sogno di una notte di mezza sbornia”


Gioco del lotto, superstizioni, credenze popolari e tanta voglia di realizzare i propri sogni sono i punti di forza della commedia “Sogno di una notte di mezza sbornia”, di Eduardo De Filippo, con la regia di Armando Pugliese, le musiche di Nicola Piovani, le scene di Bruno Buonincontri e i costumi di Silvia Polidori, in scena al Teatro Verga fino al 6 aprile. Una produzione Elledieffe – Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, ospite dello Stabile, che riscopre e porta in scena anche i testi meno noti del padre costruendo un particolare percorso tematico sull’amaro umorismo di Eduardo.

Una commedia tratta da “La fortuna si diverte” di Athos Setti il cui protagonista della storia Pasquale Grifone,  Luca De Filippo, riceve in sogno dei numeri vincenti da giocare al lotto donati da Dante Alighieri, spiegando però che indicano anche la data della morte dello strampalato protagonista annebbiato dai fumi dell’alcool. La famiglia Grifone vince seicento milioni di lire rivoluzionando così la propria quotidianità e acquisendo uno status sociale di privilegio. La gioia del momento viene però in parte offuscata dall’incertezza che la coincidenza potesse confermare anche l’imminente morte del protagonista predetta dal sommo poeta.  Comico e grottesco si amalgamano perfettamente realizzando la forma più classica della tradizione teatrale napoletana in modo sarcastico ed intelligente donando al pubblico vari spunti di riflessione sulla condizione umana.

Tutto si svolge in un ambiente domestico nel quale si muovono moglie, figli, vicini di casa, amici e servitori che allo scoccare della fatidica data si stringono, già vestiti a lutto, attorno al sofferente padre di famiglia più per interesse che per amore disinteressato e sincero.

Esilarante il momento in cui il protagonista paragona la moglie Filomena, Carolina Risi, ad un albero di natale visti i tanti accessori indossati per ostentare la nuova condizione economica, la quale instaura una feroce querelle con il marito in napoletano stretto.

Il carattere corale della drammaturgia del De Filippo è perfettamente delineato dalla veridicità dell’interpretazione degli attori e dalla particolare scelta registica il cui finale non smette di sorprendere i numerosi spettatori.

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