Doppio legame in scena al Brancati


Dopo aver assistito allo spettacolo Doppio Legame ( di Maria Pia Regoli, a cura della Compagnia Retablo, con Turi Zinna in scena al teatro Vitaliano Brancati di Catania, nei giorni 17 e 18 dicembre per la regia di Federico Magnano San Lio) ti ci vuole un po’ più del tempo di solito necessario per ritornare alla realtà circostante. E’ oltre modo coinvolgente  l’atmosfera che si respira  nel corso dello svolgimento della piece dai toni e colori forti, in un alternarsi di momenti di ilarità, dati dalla comicità ironicamente pungente  di alcuni aspetti della vicenda narrata, e di altri d’ intensa drammaticità, in cui si evidenzia la grande abilità dell’attore Zinna. Si tratta di una sorprendente testimonianza costruita sui verbali del maxiprocesso alla mafia istruito nel 1986 da Giovanni Falcone; è il  racconto di una storia, per certi versi paradossale, sconfinante quasi nell’assurdo, eppure allo stesso tempo possibilissima, dove l’avvicendarsi di personaggi dati dall’unica voce-presenza dell’attore-narratore, Zinna appunto, ti porta a vedere sostanzialmente ciò che sono i fatti, i dialoghi, le scene raccontate in una sorta di inesauribile sfogo, effetto di un probabile interrogatorio del personaggio più con sé stesso che diviene quindi interrogante-interrogato. E tutto avviene in maniera incalzante, travolgente nella  continua tensione emotiva provata dal protagonista che pian piano si effonde nell’aria, ti circonda e prende totalmente e non ti accorgi che alla fine è passata più di un’ora e mezza e tu sei rimasto lì inchiodato alla poltrona a pendere dalla labbra di quell’uomo,  che descrive, nella frenesia del suo eloquio, la sua odissea pseudo-mafiosa, incuriosendoti, affascinandoti, divertendoti, commovendoti. E’ bravo Turi Zinna, veramente, uno di quei talenti che scopri con gusto e piacere e da cui ti lasci sorprendere e conquistare consapevolmente. Eccezionale nei ritmi, serratissimi, nei tempi comici e nel contempo nel trasmettere, trasfigurare proprio la tragedia vissuta dal suo Enzuccio. Interessanti i giochi di luce che  fanno da compagni di scena. Magistrale la regia. Insomma uno spettacolo senza dubbio  da vedere e rivedere se possibile, perché ben ideato nel testo, dal linguaggio azzeccatissimo senza essere volgare, nella realizzazione, nell’interpretazione e non per ultimo, nel significato attualissimo. Uno di quegli spettacoli che ci piacerebbe vedere più spesso in giro nei nostri teatri catanesi e che andrebbe pure inserito nei progetti didattici, che a mio parere,  estremamente merita l’attenzione di critica e pubblico che sino ha oggi ha riscosso.

 

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