Isabella Ferrari: «Sono un’artista per caso»


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Isabella Ferrari al campus del Tao Film Fest. Foto Brunella Bonaccorsi

Isabella Ferrari, capelli biondi intrecciati in stile Lolita, jeans a zampa, canotta cipria in seta, borsa e scarpe corallo in pendant; questo il look che l’attrice ha scelto per incontrare i giovani ad uno dei campus del Taormina Film Fest, interagisce con loro Isabella Ferrari, consigliando di picchiare duro e di perseverare, non ha fatto alcuna scuola di recitazione, ma con umiltà ne riconosce il valore e la consiglia.

Mario Sesti fa fatica a farla parlare, cerca di spronarla smitizzando le paure che la zittiscono, ma dopo un iniziale imbarazzo Isabella Ferrari si scioglie e si racconta. «Sono un’artista per caso, vengo da una piccola provincia piacentina e non pensavo certo di fare l’attrice, mia nonna mi aveva iscritta a Miss Teenager … poi l’incontro coi fratelli Vanzina e con “Sapore di mare” è iniziata la mia carriera. Quanto tempo è passato da quando mi hanno messo il sole nei capelli, avevo 18 anni e non recitavo neanche troppo bene, la gente mi incontrava per strada e mi chiamava Selvaggia, quello è un film che rimarrà per sempre.»

La sera, Isabella Ferrari appare raggiante sotto i riflettori del teatro antico, si lascia fotografare ed ammirare in tutta la sua bellezza, ma non ostenta alcun divismo –piuttosto- si mostra un’amorevole mamma nei confronti dei figli che ha portato con sé. Alle soglie dei 50 si dice pentita di certe scelte estetiche fatte e sembra che il discorso “bellezza” la imbarazzi, la infastidisca,  così  quando il Direttore le chiede «Ci sono donne che riescono ad addomesticare la propria bellezza ed altre che la subiscono, lei?» Isabella sospira … «E’ il solito discorso –esordisce- non mi viene neanche semplice parlare della mia bellezza, ho sentito troppo spesso la prepotenza degli uomini ed ho impiegato molto tempo a superare questa situazione per andare oltre.»

Solo ascoltando il suo non detto e leggendole negli occhi potremmo cogliere appieno l’essenza della  femminilità di questa attrice così fragile e così sfuggente, che si sente vittima del regista, un vittimismo che a volte ti porta a dare troppa fiducia, che a volte ti fa sbagliare, ma da cui non ci si può tirare indietro «non mi piace fermarmi, perché quando si trova un ruolo è quasi un miracolo e se ti fermi perdi tutto, ho ricevuto delle critiche e ci sono stata male, ma lo rifarei, stare sul set è un tale divertimento che vale la pena anche sbagliare.»

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