Le Fuggitive, alla ricerca di una nuova speranza di vita


Una commedia elegante e divertente caratterizzata da vari momenti di riflessione e dalla ricerca introspettiva dell’animo umano sono i punti di forza de Le Fuggitive, in scena fino al 23 febbraio al Teatro Vitaliano Brancati, Teatro della Città.

Il gradevole e delicato testo di Pierre Palmade e Christophe Duthuron, con la regia di Nicasio Anzelmo e i costumi di Sara Verrini, descrive lo strano incontro su una strada statale di Claude, Alessandra Cacialli, e Margot, Debora Bernardi, due donne in fuga dalla propria vita e dal proprio passato. La prima un’anziana ed arzilla signora scappata da “I Gladioli”, la casa di riposo dove è stata abbandonata dal figlio, mentre la seconda è una madre e moglie repressa che porta con sé una valigia colma di inutili cimeli come l’abito da sposa o il primo tutù indossato da piccola,  che abbandonerà nel corso di questo viaggio grazie all’aiuto della “strampalata” ma allegra compagna d’avventura.

Una scena essenziale, quella di Iacopo Manni, che si articola in varie situazioni con l’aiuto di pochi elementi per identificare, ad esempio,  la cella di una prigione, la tomba dell’amica scomparsa o la stalla del fattore Lucienne fino alla stanza dell’ospizio della pimpante Claude per poi arrivare alla clamorosa decisione di un’  eccitante fuga in giro per l’Europa con la giovane amica Margot.

Perfette in ogni dialogo e movimento Alessandra Cacialli e Debora Bernardi, le quali hanno saputo rendere vivo e coinvolgente il loro percorso psicologico così diverso ed uguale allo stesso tempo. Esilarante la scena in cui le due protagoniste mangiano e si ubriacano sulla tomba della compianta Josephine senza però volgarità o profanazione per il gesto rappresentato. Esilarante il ballo sfrenato in abito da sera della vecchia Claude al suono di un rock’n roll, dimostrando in ogni momento della messa in scena la sua dirompente voglia di vivere.

Uno spettacolo da gustare dall’inizio alla fine all’insegna di una grande amicizia e complicità, che descrive le paure e le tante debolezze esistenziali.

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