Miseria e nobiltà, va in cantina il dialetto


Il dialetto va in cantina e Miseria e nobiltà si presenta al pubblico siciliano per la prima volta in lingua italiana. Della lingua vernacolare napoletana rimane giusto qualche intercalare e l’accento degli attori. Nient’altro. La commedia di Eduardo Scarpetta, caposaldo della drammaturgia dialettale partenopea, è in scena al teatro Verga di Catania, nel cartellone dello Stabile Etneo,  nel nuovo allestimento firmato da Geppy Gleijeses, nella doppia veste di regista e di interprete di Felice Sciosciamocca. Nel ruolo esilarante di Pasquale c’è Lello Arena, mentre Marianella Bargilli veste i panni della pretenziosa Luisella. Nel cast anche Gigi De Luca insieme a Jacopo Costantini, Luciano D’Amico, Antonietta D’Angelo, Gino De Luca, Leonardo Faiella, Vincenzo Leto, Liliana Massari, Gina Perna, Silvia Zora.

La storia è la stessa resa celebre dal film di Totò, diretto nel 1954 da Mario Mattoli. E Gleijeses la ripropone senza alterarla. È un racconto d’altri tempi in cui però non si fa fatica, anche grazie all’uso dell’italiano, a riconoscere una condizione sociale di grande attualità: poveri e ricchi, ingannati e ingannatori, amori e tradimenti. Il tutto condito da un tocco di ironia. La commedia in scena fino al 2 febbraio nel capoluogo etneo, però, manca a tratti di verve, ha ritmi poco serrati e qualche incertezza interpretativa dei personaggi minori.

La trama gira attorno all’amore del giovane nobile Eugenio per Gemma, figlia di un cuoco arricchito. Il ragazzo ha però paura di non ottenere il consenso alle nozze da parte della propria famiglia. Si rivolge quindi al “salassatore” Pasquale per trovare una soluzione. Pasquale e Felice, un altro spiantato, assieme alle rispettive famiglie, s’introdurranno a casa del cuoco fingendosi i parenti nobili di Eugenio. La situazione s’ingarbuglia poiché il padre di Eugenio, il vero Marchese Favetti, è innamorato di Gemma, al punto di frequentarne la casa sotto le mentite spoglie di Don Bebè.

 

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