“Romance frames”: l’arte senza censure


L’Arte senza censure. La danza del corpo come espressione di un sentimento tanto romanticamente idealizzato quanto materialmente e fisicamente prorompente: l’Amore, frammentato, spezzato, ricomposto, rimescolato attraverso i tratti di personaggi diversi estrapolati dalle pellicole come pezzi di anima e riempiti del movimento danzato.

Più che del non-detto, in questo caso si potrebbe parlare del non-visto. La citazione cinematografica, infatti, sapientemente costruita da Claudio Fausti, si materializza sulla scena come assenza di immagine filmica e presenza audio di una voce intrecciata alla musica, in un dialogo ininterrotto tra il film che scorre in sovraimpressione nella nostra mente e il movimento del corpo che vediamo sulla scena. Dialogo che viene magnificamente diretto da Emma Scialfa e abilmente interpretato da un trio affiatato di danzatori formato da Alessandro Caruso, Simona Fichera e Silvia Filippi.

Al suo debutto nazionale al Teatro Piscator di Catania, Romance Frames convince e conferma la compagnia MotoMimetico una delle punte più alte della danza contemporanea in Italia. Grazie all’elevato spessore culturale e all’originalità delle scelte artistiche che da sempre sono ingredienti fondamentali nelle ricette della Scialfa, lo spettacolo  sembra sintetizzare in un unica performance la ricchezza dei movimenti e dei riferimenti colti del precedente Bolero e l’espressività della gestualità danzata di Sulla Passione. Se a questi elementi aggiungiamo la raffinata selezione degli spezzoni audio montati da Claudio Fausti e la precisa e intensa interpretazione dei danzatori, il risultato è un bell’affondo dritto all’anima e alla sensibilità dello spettatore.

 

La scenografia e i costumi sono essenziali ed efficaci. Il dondolio di tre altalene disposte sulla scena contribuisce a infondere nello spettatore la sensazione di sostare al varco tra la veglia e il sonno: sospesi tra realtà e desiderio, i corpi si fanno concreti nel contatto con se stessi e con l’altro, in un movimento che esprime le fantasie, le paure, i pudori e la sfrontatezza di una psiche misteriosa e incombente. Il corpo si fa presenza tangibile sulla scena e manifesta senza ipocrisia la propria fisicità e la propria essenza erotica. Un corpo che si compiace o che rifiuta se stesso, che si mostra o che si nasconde, ma che in ogni caso cerca l’altro nella perpetua alternanza tra incontri e scontri, tra dolore e amore.

Sulla scena i danzatori si vestono, si svestono, si trasformano. Ognuno interpreta più personaggi, eppure noi li vediamo con quello stesso corpo, con quello stesso volto. E così diviene più morbido il passaggio alla metamorfosi meta-teatrale, entra in gioco il sottinteso voyeurismo dello spettatore e il salto da un personaggio a un altro inizia a complicarsi, si gioca sulla trasformazione e sul trasformismo, sulla transizione da un sesso all’altro, da una situazione a un’altra.

In questo contesto ci rendiamo conto di come un soldato, ad esempio, possa nascondere sotto la maschera dell’uniforme una femminilità tanto inaspettata quanto realisticamente interpretata. Ancor prima che negli abiti, nelle calze a rete o nel rossetto rosso, essa emerge dallo sguardo, dalle espressioni facciali, dai gesti reinterpretati attraverso la danza.

Le movenze inequivocabilmente erotiche vengono esasperate fino al parossismo, ma c’è forse in questa nudità tanto fisica quanto gestuale molta meno provocazione di quanto si possa credere. Piuttosto tanto realismo e l’esigenza di esprimere, di descrivere il desiderio amoroso come essenza di un sentimento non meramente platonico.

I movimenti e i momenti presi dalla vita reale vengono trasportati in una dimensione che oscilla tra sogno e realtà, tra essere e volere essere… qualcun altro… altrove… Può trattarsi di un soldato o di una bambina, di un’aristocratica amante o di una moglie tradita. I danzatori-personaggi si scambiano i ruoli, i vestiti e gli stessi movimenti per ritrovarsi infine in un lampo tra la luce e il buio: forse svegli…? forse soli…? Forse soltanto ridestatisi dal delirio amoroso che li ha sconvolti…?

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