Richard Gere infiamma il PalaCongressi di Taormina. L’attore, in Sicilia per il Taormina Film festival 2015, dove ha presentato il film Time out of mind e partecipato alla TaoClass condotta dal giornalista Claudio Masenza, suo amico da decenni, si è raccontato a giornalisti, fan e studenti che hanno assiepato, numerosissimi, il Palazzo dei Congressi.
Fa la vita da turista qualunque, Richard Gere che la sera prima sceglie per la cena il locale La botte dove non ci si aspetta di vederlo seduto al tavolo a gustare pesce mentre conversa con il suo team. Il titolare Giuseppe Chemi è talmente emozionato che prova a versargli il vino da una bottiglia ancora chiusa.
È atteso l’attore americano. Al casello per arrivare a Taormina, il giorno del suo incontro con la stampa, un’impiegata ci chiede: “Ma è vero che deve arrivare Richard Gere?”. Le diciamo di sì e lei si sistema i capelli sorridendo emozionata. Poi aggiunge “Per forza da qui deve passare”.
Richard Gere cammina senza body guard, gironzola per la Sicilia gustandone sapori e odori. Lui, cresciuto alle porte di Siracuse, negli Usa, assicura che in questi giorni andrà a visitare Siracusa. Quando lo racconta al pubblico della Tao Class scatta l’applauso. Qualcuna tenta un maldestro approccio offrendosi per un bacio da dedicare alle donne italiane. Lui glissa, ma elegante risponde: “Sono cose che mi lusingano. Ad una conferenza stampa a Sarajevo una giornalista mi disse: Lei ha fatto felice tre generazioni di donne, mia nonna, mia madre e me”. Poi sorride divertito.
Quattro film girati nell’ultimo anno per Richard Gere che abbiamo visto da poco nelle sale con Ritorno al Marigold Hotel. “Non mi era mai successo” ammette “ma ho avuto tra le mani sceneggiature interessanti e ne ho approfittato”. Come Franny, presentato al Tribeca Film Festival, sarà nei cinema italiani distribuito da Lucky Red all’inizio del 2016 con il titolo Il segreto, per la regia di Andrew Renzi. O Oppenheimer Strategies, scritto e diretto dall’israeliano Joseph Cedar, che racconta “la storia di un uomo, ebreo newyorchese, che non è nessuno ma vorrebbe sedere alla tavola dei grandi, millanta grandi amicizie, vuole a tutti costi arrivare a essere qualcuno, qualcosa”.
Time out of mind è il film di cui va più fiero. Lo ammette senza remore, ne parla con malcelato orgoglio. Girato due anni fa, visto in Italia al Festival di Roma, non è mai stato distribuito nelle sale. Diretto da Oren Moverman, è un film-reality per girare il quale Gere si è trasformato in un homeless a New York.
“Prima di interpretare questo ruolo ho letto il libro di un senzatetto newyorchese, Land of the lost souls: my life in the streets, conosciuto come Cadillac Man e ho capito qual era l’essenza del mio personaggio – spiega – Non volevo che si vedessero cineprese o operatori. Ho girato da barbone per le vie di New York dove nessuno mi ha riconosciuto. Ho chiesto davvero l’elemosina ai bordi delle strade perché volevo far vedere come le persone si comportano davanti a chi ha bisogno d’aiuto”. Un’esperienza forte che lui racconta con partecipazione.
L’ultima domanda è affidata a un bambino americano che la sera prima aveva visto Shall we dance in tv e gli chiede serafico quanto si sia impegnato per ballare in quel modo. Lui sorride, poi risponde: “Tanto, giuro che ballavo proprio io”.
E prima di andare via Richard Gere sorseggia il suo the, portato sul palco dalla general manager Tiziana Rocca. “Qual è il mio the preferito? Arriva da Kyoto”. In mancanza del prodotto importato, l’attore si accontenta di un the italiano, bevuto sotto gli occhi attenti di centinaia di fan che si assiepano in delirio sotto il palco a fine incontro per rubare uno scatto, un selfie o un autografo.
Un articolo semplice ed elegante da cui si individua anche la signorilità e l’eleganza di un attore ammirato da milioni di persone.