Rita Botto, incanto siciliano nella Capitale


Dalla Sicilia alla Capitale, dalla tradizione popolare all’innovazione musicale. Il palcoscenico del Ke naco, noto locale romano, ha ospitato il primo concerto dedicato alla musica siciliana. Tre i principali gruppi che si sono esibiti: gli Unavantaluna, compagnia di musicisti uniti dalle comuni origini siciliane e dalla passione per le tradizioni popolari della loro terra; Laura Lala-Sade Mangiaracina 4tet con il progetto “Pure Song”, nato dall’amore per la capacità comunicativa ed emozionale di una melodia; infine il trio Katia Pesti, Maura Guerrera e Giancarlo Parisi che con i loro “Canti e Incanti di Sicilia” creano una sintesi tra i canti della tradizione siciliana, le sonorità degli strumenti popolari alternati a strumenti dell’universo jazzistico come il saxello e l’utilizzo del pianoforte preparato. Al centro del  programma dell’evento la cantante catanese Rita Botto che con “Donna Rita” ha omaggiato la sua terra d’origine con un repertorio denso di storie e sentimenti.

 

 

Ad accompagnarla i musicisti Giuseppe Finocchiaro al pianoforte e  Carlo Cattano al sax e flauto. Nel corso della sua carriera artistica Rita Botto ha saputo intraprendere un percorso artistico in costante evoluzione. Esistenzialismo francese e jazz i suoi primi amori, per poi abbandonarsi all’incanto della musica popolare. L’incontro casuale con la grande cantante folk Rosa Balistreri, segna nella sua vita un nuovo inizio: l’opportunità di avvicinarsi al dialetto  e alla storia della sua isola fondendo tradizione e modernità. “Ethnea”, “Stranizza d’Amuri” e “Donna Rita”gli album che  nel giro di pochi anni le regalano il successo.  Insieme ai suoi  musicisti la cantante  rivisita la tradizione popolare in chiave moderna di matrice world-jazz regalando al pubblico dei suoi concerti spettacoli sempre ricchi di nuove sfumature. Nell’intervista, rilasciata a siciliaedonna.it in occasione della “Settimana Siciliana”, Rita Botto parla della sua musica e di come il destino abbia in parte guidato le sue scelte artistiche.                                                                                                  L’incontro con Rosa Balistreri ha dato una svolta significativa alla sua musica. Può raccontarci in che occasione vi siete incontrate?                                                                         

A dire il vero, ho conosciuto Rosa in modo del tutto casuale. In quel periodo il genere musicale che privilegiavo era il jazz per cui esploravo territori ben diversi dalla musica popolare. Un giorno recandomi presso la sala registrazione di un mio amico ascoltai la voce di Rosa. In quel preciso momento lei stava registrando un disco e ne rimasi affascinata.                                            

Cosa la spinse quindi ad avvicinarsi a un genere così diverso dal suo?                                  

Bé, la musica che ascoltai in quel frangente mi riavvicinò ad un mondo lontano, a cui però sentivo fortemente di appartenere. Udire il mio dialetto e pensare di poterlo modellare per esprimere emozioni e raccontare storie  suscitò in me un grande entusiasmo. Fu allora che decisi con i miei musicisti di iniziare a cantare in siciliano. Mi riappropriai di una lingua a me familiare che potevo finalmente interpretare sentendola mia.                                                                                         

E adesso Rita Botto cos’ha in mente per il suo grande pubblico?                                             

Si riferisce ai miei prossimi progetti? Già da un po’ di tempo evito di dare troppe anticipazioni.         I progetti sono tanti a dire il vero ma, ne parliamo a cose fatte.

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