Sonig Tchakerian, la violinista che intreccia i linguaggi di Bach e Paganini


 

Sonig Tchakerian è la violinista che al Palacultura “Antonello da Messina”, ha contagiato al pubblico ardore e devozione per Bach e Paganini. L’Accademia Filarmonica ha avuto il privilegio di ospitarla nel suo programma musicale 2013-2014 e di poter proporre dal vivo un’artista che coglie il virtuosismo dello spirito e dello strumento musicale, espressi rispettivamente dagli autori scelti. Sonig è stata un talento precoce, sotto la guida del padre. Ora, è una stella inconfondibile nel panorama concertistico internazionale perché, dietro tutto ciò che interpreta, c’è sempre grande umiltà e audacia nel tirar fuori note importanti in modo del tutto personale. La musicista armena ha spiegato, durante la performance messinese, la sua selezione musicale anche perché reduce dalla recente incisione integrale delle “Sonate e Partite per violino solo” di Bach per la Decca. Così, ha eseguito la “Partita n. 1 in si minore” del compositore tedesco con i suoi otto movimenti, dando vita ad un’esibizione unica, fatta di variazioni irripetibili. Le Partite sono un insieme di danze che, già di per sé, assicurano una ritmica oscillante. Quella interpretata da Sonig riesce a comunicare la diversità musicale di ogni danza anche a chi non ha orecchio per il genere classico. E questa è una dote che solo i concertisti eminenti posseggono. Per l’ ”Allemanda”, che è l’apertura di origine tedesca, l’artista realizza un perfetto ritmo puntato a cui associa per tradizione il suo doppio, cosiddetto “alla francese” perché molto articolato e brioso. Alla “Sarabanda”, di origine persiana, associa il doppio “all’italiana”, a una sola voce. Con il “Tempo di Borea”, torna al divertimento ricordando i passi del ballo. Le sue mani sembrano proprio volteggiare su quello splendido violino del 1760, firmato Gennaro Gagliano.

La Tchakerian può vantare di essere una dei pochi violinisti al mondo ad eseguire la versione integrale dei “24 Capricci” di Paganini. A lui ha dedicato la sua precedente incisione dove ha approfondito l’energia che diventa abbandono in Bach. Sonig vi è giunta impegnandosi e perfezionandosi nei grandi classici anche con famosi insegnanti, quali Accardo e Milstein. Di Paganini l’artista ha affrontato, in questo concerto, ben tre “Capricci”: i numeri 2, 13 e 16 sprigionando quella che lei chiama intensità dello strumento e della materia. Lei vede questo nel patrimonio Paganini. La Tchakerian ha contrapposto nuovamente Bach che è più intimista e di cui ha suonato la “Partita in re minore”, conosciuta come “Ciaccona”, con una compostezza eccelsa. Quest’opera monumentale è uno di quei capolavori a cui ci si può solo inchinare. Sonig si è fatta avvolgere da questa grandezza liberando il suo rigore e la sua disinvoltura per cui viene classificata come una dei massimi interpreti del “nuovo Bach”. La violinista ci ha preso per mano proprio come l’autore tedesco fa da secoli con i suoi ascoltatori. Bach, nella “Ciaccona”, narra una storia di vita. “Sembra l’abbia scritta, dopo aver trovato la moglie morta” – ha commentato Sonig. Poi, fa tuonare il violino come fosse un’orchestra. Questa forma sinfonica è nelle corde dell’artista che, con la sua anima, parla i linguaggi di incomparabili maestri. Lo stesso pianista iraniano, Ramin Bahrami, in un’apparizione televisiva, si è accumunato allo stile sicuro e spontaneo dell’armena. A chiudere il concerto la “Paganiniana” di Milstein che Sonig fa sua con charme. La strumentista è stata insignita di molti riconoscimenti quali il Premio Gui di Firenze (1990) con il Trio Italiano di cui ha fatto parte.

Si è esibita come solista con orchestre quali la Royal Philharmonic di Londra, la Bayerischer Rundfunk di Monaco, la Verdi di Milano, le orchestre del San Carlo di Napoli e dell’Arena di Verona, con direttori quali Piero Bellugi, Riccardo Chailly, Daniel Oren.

La Tchakerian è stata consacrata dalla classicità ufficiale come docente di violino nella scuola di alto perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia in Roma. Ha instaurato legami forti come la direzione, col marito Titta Rigon, pianista e direttore d’orchestra, delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico, dove riunisce artisti famosi o divenuti tali. Sonig mostra una florida inquietudine che la spinge a scoprire nuove esperienze oltre il confine del jazz e a realizzare concerti sulla scia della tradizione armena.

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