La Società Catanese Amici della Musica propone “Altri approdi” nel segno della musica e delle arti, in scena lunedì 11 aprile alle 20,30 al Piccolo Teatro della Città di via Ciccaglione 29. Un capolavoro di primo Novecento, Histoire du soldat di Igor’ Stravinskij, si confronterà idealmente con una creazione assoluta, Il circo magico di Matteo Musumeci, su libretto di Gianni Clementi: opere scritte per il medesimo organico, un ensemble cameristico di sette strumenti e voci recitanti, per l’occasione posto sotto la guida del direttore Antonino Manuli. Sul palco Vito Imperato al violino e Giuseppe Giacalone al contrabbasso, Giuseppe Casano al clarinetto e Angelo Valastro al fagotto, Gioacchino Giuliano alla tromba e Vincenzo Paratore al trombone, con Ivan Minuta alle percussioni e le voci recitanti di Gianni Salvo, Carlo Ferreri ed Evelyn Famà.
La “folle iniziativa” – così il musicista russo qualificò la sua operina, scritta nel 1917 in pieno Conflitto mondiale – venne infatti concepita come rappresentazione itinerante, con una strumentazione facilmente trasportabile: appena un esemplare (il più acuto e il più grave) di tre famiglie di strumenti (archi, fiati e ottoni) e le percussioni, con una voce recitante che racconta due fiabe del repertorio popolare russo di Aleksandr Afanas’ev, cucite insieme nel libretto di Charles-Ferdinand Ramuz. Ed è proprio un soldato, di ritorno dalla guerra, al centro della narrazione: un militare in cerca della sua fidanzata, ma pronto a vendere al diavolo il suo violino e, con esso, la sua anima. Il racconto iniziatico, un’autentica fiaba di formazione, troverà il suo pendant ideale in un altro viaggio immaginario, quello del Circo magico, di una compagnia ambulante che s’imbarca su un bastimento di nome Sirio – quasi fosse una stella del firmamento – per salvare un cuoco che si era rifiutato di cucinare un cuore. Dalla Russia all’Italia, fino a far rotta verso il Sud America, l’antica poesia del mondo delle fiabe e il realismo magico della commedia italiana raccontano un solo amore, quello del teatro per musica o – per dirla con le parole di Clementi – per quello che «sarà il più grande spettacolo dell’anno, in qualche polverosa periferia di Buenos Aires.»
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