In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di Shakespeare, Luca De Fusco firma la regia di Macbeth, uno dei supremi capolavori della drammaturgia del Bardo e, forse, anche tra i testi più teatralmente perfetti per coerenza e consequenzialità della struttura drammaturgica. Magnifici interpreti, nel ruolo del titolo Luca Lazzareschi, mentre Gaia Aprea è Lady Macbeth. L’allestimento, una coproduzione di grande formato coprodotta da Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Napoli, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, approda alla Sala Verga dal 7 al 18 dicembre.
Luca De Fusco, che ha curato anche l’adattamento, si avvale della traduzione di Gianni Garrera, delle scene di Marta Crisolini Malatesta, i costumi Zaira de Vincentiis, le luci di Gigi Saccomandi, le musiche di Ran Bagno, le installazioni video di Alessandro Papa, le coreografie di Noa Wertheim. Insieme a Lazzareschi e Aprea agiscono in scena Fabio Cocifoglia, Paolo Cresta, Francesca De Nicolais, Claudio Di Palma, Luca Iervolino, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini, Alfonso Postiglione, Federica Sandrini, Paolo Serra, Enzo Turrin e le danzatrici della compagnia Körper: Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Sara Lupoli. La voce fuori campo è di Angela Pagano, in video Lorenzo Papa.
Scritto tra il 1605 e il 1608, Macbeth racconta la vicenda del vassallo di re Duncan di Scozia, che, divorato dall’ambizione e dalla brama di potere, instillatagli dalla profezia di tre streghe, insieme alla moglie progetta e porta a compimento il regicidio per salire al trono. Una tragedia fosca, cruenta, in cui domina il male e in cui i personaggi sono complessi e ambigui. «Questa edizione del Macbeth – dichiara il regista – si pone come ideale prosecuzione del
lavoro già avviato con Antonio e Cleopatra e Orestea, due spettacoli che si sono fortemente connotati nel senso della sperimentazione e della contaminazione tra linguaggi. Anche in questo caso il teatro si mescola con le installazioni video in modo ancora più complesso e variegato rispetto ai lavori precedenti».
Lo spettacolo si collega ad Orestea per il rapporto tra teatro, musica e danza, proseguendo la collaborazione con gli artisti israeliani Ran Bagno e NoaWertheim. Si richiama invece più ad Antonio e Cleopatra per l’analogia testuale, per il ritorno della coppia Lazzareschi-Aprea, per i rapporti tra trasparenze scenografiche, video, luci fortemente cinematografiche. La logica visuale sarà però meno monumentale e più visionaria, assecondando la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio del sonnambulismo di lady Macbeth) tutti contrassegnati dal tema del sogno, del delirio, insomma dell’irreale. L’ambientazione non colloca l’allestimento in una precisa epoca ma in una dimensione atemporale sospesa tra medio evo, atmosfere da cinema anni ’40, con uno sguardo al futuro, seguendo l’ispirazione dei costumi che la stessa Zaira de Vincentiis ha realizzato con grande successo nell’ultimo episodio di Orestea.
“Partendo dagli studi di Bloom e Freud – prosegue De Fusco – si è cercato di attraversare il testo ponendosi delle domande sull’origine del male. Un grande tema, che nel Macbeth si può intendere in modo immanente (come ovviamente sostiene Freud) ma che sopporta anche un’interpretazione trascendente, visto che le streghe non sono solo il frutto della fantasia di Macbeth e la loro apparizione trasforma un uomo fatto di latte, come dice Lady Macbeth, in una bestia feroce. Navigando sul confine tra teatro e video si potrà incrociare qualche citazione cinematografica (penso ad esempio a Kubrick) ma anche riferimenti alla pittura surrealista di Delvaux, Magritte, Dalí”.
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