Il tema della luce è stata la protagonista della tappa siciliana del Cortile dei gentili, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura, che si è tenuta il 18 e il 19 marzo in varie sedi di Catania, per favorire l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti. Particolarmente riflessivo è stato il confronto sulla citazione biblica Contempla il cielo e osserva, tra il cardinale Gianfranco Ravasi e il professor Carlo Rovelli, ordinario di Fisica teorica dell’Università di Aix-Marseille, tenutasi presso la chiesa monumentale di San Nicolò La Rena . La luce è di certo un tema caro alla Sicilia per la posizione nel Mediterraneo, il clima, i colori della terra, del mare e del cielo, per il fuoco dell’Etna, il carattere degli abitanti, l’architettura delle antiche abitazioni e delle chiese, i mercati all’aperto, i canti popolari e le tradizioni, ma anche per il contrasto con il buio delle tante contraddizioni. In questi giorni si è avviato quindi un percorso ricco di prospettive scientifiche legate alla fisica, all’astronomia, alle scienze, alla musica, all’arte, alla teologia e alla filosofia, raccontato attraverso gli interventi musicali del Coro Lirico Siciliano, la mostra delle opere del Gruppo di Scicli, l’esposizione e la lettura multimediale della Bibbia medievale di Pietro Cavallini. Alcune di queste mostre rimangono ancora visitabili. Eccone l’elenco:
Il Gruppo di Scicli
È visitabile da sabato 19 a venerdì 25 marzo presso la Sala Vaccarini delle Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero, via Biblioteca 13, in occasione del Cortile dei Gentili, la mostra delle opere degli artisti Sonia Alvarez, Carmelo Candiano, Giuseppe Colombo, Piero Guccione, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi, Franco Sarnari e Piero Zuccaro. Le opere che saranno esposte sono La luce della lampada e quella del giorno di Sonia Alvarez (olio su tela, 1990-91), La resurrezione di Gesù di Carmelo Candiano (2015, cemento patinato oro); Il riflesso nella vasca con i pesci rossi di Giuseppe Colombo (olio su tela, 2016); Assolo di Franco Polizzi (2011, olio su tela); La luce della luna di Giuseppe Puglisi (2014, olio su tela); Cancellazione (da Tintoretto) di Franco Sarnari (2012, olio su tela); Cattedrale-interno incerto e oscillante di Piero Zuccaro (2014, olio su tela) e da un’opera del maestro Piero Guccione realizzata tra il 2010 e il 2014: Cielo Giallo (olio su tela). La mostra è introdotta da una presentazione del professore Giuseppe Frazzetto, critico d’arte, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania e artista egli stesso. “Differente negli esiti individuali – spiega Frazzetto -, la produzione degli artisti del Gruppo di Scicli mantiene costantemente un’attitudine unitaria: si potrebbe parlare di una volontà di restare accanto all’origine La loro arte è una sequenza di sguardi che di frequente si mostrano orientati verso dentro, verso la sacralità dell’individuo, dei luoghi, dell’esistenza”.
Opere del liceo artistico Mimì Maria Lazzaro
Aperta fino al 25 Marzo anche la mostra delle opere degli studenti del liceo artistico statale Mimì Maria Lazzaro di Catania, allestita nel corridoio che conduce al Coro di notte del Monastero dei Benedettini. Dalla riflessione sulla funzione e sul significato della luce nella storia dell’arte occidentale alcuni studenti del gruppo hanno preso spunto per un percorso di ricerca per immagini, che esemplificasse le differenti corde toccate in varie epoche da diversi autori. Ci si è soffermati su artisti come Jan Van Eyck, con la sua luce analitica e cristallina; sull’opera di Caravaggio, insuperabile maestro del contrasto tra luce e ombra, dalla potenza costruttivo-simbolica; su Georges de La Tour, con la tersa intimità dei suoi controluce; sui chiarori d’indecifrabile silenzio degli interni di Hammershøi e ancora sulle vibrazioni solari esaltate dalla maestria di Pellizza da Volpedo. Altri allievi del liceo diretto dal professore Giuseppe Sciuto, invece, sono stati sollecitati alla scelta di immagini tratte dalla natura e dall’ambiente quotidiano in cui viviamo per cogliere, sulla scia dei maestri, i valori evocativi ed espressivi della luce: dalla luce solare, fonte primaria per tutte le creature, alla luce artificiale, segno prezioso dell’ingegno umano; dalla rappresentazione dello spettro visibile, che dà vita alla comune percezione del colore, alla più profonda ed enigmatica luce interiore di ogni uomo.
In particolare, hanno realizzato il progetto – coordinato dagli insegnanti Loredana Fiorito e Pietro Zuccaro – gli studenti della sezione di Arti Figurative: Classe III A: Francesca Crispi, Denise Fazio, Maria Luisa Motta, Caterina Vitale; Classe IV A: Rossella Maggio, Viviana Munzone, Anna Giulia Pricoco, Martina Privitera, Giuseppe Salinaro; Classe VA: Erika Allia, Damiano Di Benedetto, Chiara Salemi, Barbara Sorbello, Carla Torrisi; Classe VB: Marzia Catania, Claudia Coniglione, Miriam Franco, Roberta La Vaccara, Loriana Quisari, Giulia Rao, Lorena Reitano.
E·I·A·E· Et In Arcadia Ego
Rimane visitabile inoltre da sabato 19 a sabato 26 marzo, la mostra E·I·A·E· Et In Arcadia Ego del fotografo Giovanni Chiaramonte, allestita a cura di Sebastiano Favitta nelle Cucine del Monastero dei Benedettini. In mostra, gli scatti realizzati dal fotografo di origini siciliane a Potsdam e dedicati alla figura e al ruolo dell’Italia nel contesto del paesaggio europeo. Le foto mettono in scena la migrazione delle colonne greco-romane e rinascimentali dalle rive italiane del Mediterraneo sino alle acque dell’Havel che scorre tra Berlino e Potsdam, richiamando il mito moderno dell’Arcadia che per Chiaramonte è “il luogo in cui i tempi della storia e delle costruzioni umane si sciolgono nella ritrovata armonia con la natura e la storia”. Nel termine “Arcadia” scelto per il titolo della mostra c’è infatti il richiamo alla grecità della mitica età dell’oro e all’epoca rinascimentale e barocca. Nelle immagini di Chiaramonte, che è anche docente di Storia e teoria della fotografia alla Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano, si esalta proprio la luce (tema al centro del “dialogo tra credenti e non credenti”) che, dal profondo azzurro del cielo, infiamma d’oro gli alberi della terra e gli edifici in cemento prefabbricato innalzati al tempo della DDR nel totalitarismo utopico del moderno che pensava di dare un nuovo inizio alla storia dimenticando la memoria dell’origine.
Origine del Cortile dei gentili
La denominazione del cortile ha un valore simbolico e si riferisce allo spazio che nell’antico Tempio di Gerusalemme era riservato ai non-Ebrei (i Gentili). Mentre ascoltavano i canti e seguivano la liturgia del culto, potevano interrogare i maestri della Legge sul mistero e la trascendenza, la religione e il Dio a loro sconosciuto. A distanza di oltre 2000 anni Papa Benedetto XVI ha voluto riproporre con forza l’attualità e la funzione di questo “spazio” affinché uomini con diverse culture ed esperienze, possano ritrovare il senso di un’autentica fraternità e le risposte alle grandi domande del nostro tempo. Da questa intuizione, ha preso corpo l’idea di tradurre il messaggio del Pontefice in un’iniziativa permanente e capace di promuovere il Cortile nella cultura odierna. L’atto di nascita del Cortile dei Gentili porta la data del 2011 quando a Parigi fu organizzato il primo grande evento nella sede dell’UNESCO, la Sorbone e l’Académie Française. Lungo questo percorso magistrale il “Cortile dei Gentili” si è mosso in questi anni, portando nelle piazze più vissute e nei luoghi più degradati, l’anelito profondo della ricerca “che consente – come ha scritto il Cardinale Gianfranco Ravasi – di rivelare le ragioni profonde della speranza del credente e dell’attesa dell’agnostico”.
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