In scena a Catania lo spettacolo pluripremiato Dissonorata


Dissonorata - foto Angelo Maggio
Dissonorata - foto Angelo Maggio

Dissonorata è la storia di una donna calabrese, un delitto d’onore in Calabria portato in scena da Saverio La Ruina. La pièce teatrale che vede alla regia lo stesso La Ruina,  è prodotta da Scena Verticale.

Dissonorata sarà finalmente anche a Catania al Piccolo Teatro della Città, venerdì 19 e sabato 20 novembre (ore 21).

Due date imperdibili che aprono la sezione nuovoteatro del cartellone che Il Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale dedica alla drammaturgia contemporanea.

L’intera programmazione del “Piccolo” si snoderà nei prossimi mesi con ben 22 spettacoli nelle 4 sezioni (Stagione 55°, nuovoteatro, Il Novecento, Teatro Civile). E così il pubblico catanese potrà godere la meraviglia di questo intenso monologo, che vanta le musiche dal vivo di Gianfranco De Franco e la collaborazione alla regia e contributo alla drammaturgia di Monica De Simone.

Dissonorata: Spettacolo dai mille premi

Uno spettacolo originale che è stato tradotto e rappresentato in:

  • Inghilterra,
  • Francia,
  • Germania,
  • Irlanda,
  • Argentina.

Ed ancora

  • Croazia,
  • Belgio,
  • Bosnia,
  • Svizzera,
  • Venezuela.

Premiato in questi anni sia per il testo, sia per l’interpretazione:

  • Premio UBU 2007 “Migliore attore italiano” – “Migliore testo italiano”;
  •  Hystrio alla Drammaturgia 2010;
  • Premio ETI – Gli Olimpici del Teatro 2007 – Nomination “Migliore interprete di monologo”;
  •  Ugo Betti per la drammaturgia 2008;
  • “Segnalazione speciale”;
  • Premio G. Matteotti 2007 “Segnalazione della commissione”.

“Spesso – dice Saverio La Ruina -, ascoltando le storie drammatiche di donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie. Storie di donne calabresi dell’inizio del secolo scorso, o della fine del secolo scorso, o di oggi. Quando il lutto per le vedove durava tutta la vita. Per le figlie, anni e anni. Le donne vestivano quasi tutte di nero, compreso una specie di chador sulla testa, anche in piena estate. Donne vittime della legge degli uomini, schiave di un padre-padrone. E il delitto d’onore era talmente diffuso che una legge apposita quasi lo depenalizzava”.

L’intenso monologo di La Ruina porta lo spettatore nella Calabria degli Anni ’70, dove la povera Pascalina ha talmente tanta paura addosso di non riuscire a sposarsi che infrange tutti i tabù. La donna, parlando del proprio villaggio, parla della condizione della donna nel villaggio globale. Nello spettacolo risuonano molteplici voci di donne. Voci di donne del sud, di madri, di nonne, di zie, di loro amiche e di amiche delle amiche, di tutto il parentado e di tutto il vicinato. E tra queste una in particolare. La “piccola”, tragica e commovente storia di una donna del nostro meridione. Dal suo racconto emerge una Calabria che anche quando fa i conti con la tragedia vi combina elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, sempre sul filo di un’amara ironia.

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