“Mao, Belzebù e il Padreterno”


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 Si accendono i riflettori sul “Teatro di Paglia” innalzato al Parco Gioeni, il più ampio “polmone verde” del capoluogo etneo, in un’area messa a disposizione dal Comune di Catania. Eretto assemblando balle di paglia, che per le proprie peculiarità non necessitano di alcun collante o strumento di montaggio conciliando bioedilizia ed ecosostenibilità, leggerezza e resistenza, semplicità e sicurezza, economicità e resa, l’anfiteatro “deperibile” e temporaneo da 120 posti, nasce per ospitare spettacoli, concerti ed eventi culturali.

E in uno scenario che riporta alla natura e alla tradizione – com’è noto l’architettura di paglia è appannaggio della civiltà contadina – unendola ad arte e creatività, non potevano mancare “Centro Magma”, “La terra del sole” e “Terre forti”, consolidate realtà no-profit che animano una delle più apprezzate e riconosciute istituzioni culturali siciliane: la Sala Magma di via Adua 3 a Catania. Saranno tre gli appuntamenti al Parco Gioeni per gli attori e musicisti della Sala Magma: si parte domani, martedì 12 agosto alle 21 con “Mao, Belzebù e il Padreterno”, un “gioco teatrale” scritto da Nino Greco, che che gioca e ironizza con la storia e gli “ideali traditi”. Quelle “utopie” che hanno agitato masse e acceso rivoluzioni, finendo poi, però, con il divenire la negazione di esse stesse, dei principi cui si ispiravano. E così, per parlare del comunismo cinese, ecco la narrazione di ciò che è accaduto…dopo il trapasso di Mao. E più precisamente, della “strana lotta” accesasi tra il Padreterno e il Diavolo, decisi a litigarsi l’anima del “Quattro volte grande”. Uno spettacolo che non mancherà di strappare più di un sorriso, ma anche qualche riflessione, ancor più pensando ai recenti sviluppi geopolitici. La regia è affidata al Direttore Artistico di “Terre forti”, l’esperto autore ed attore librinese Alfio Guzzetta, che sarà inoltre egli stesso sul palcoscenico nel ruolo del Padreterno.

Questo lo spettacolo in una nota della direzione artistica:

«È un gioco teatrale, un’azione goliardica quella che si mette in scena. Questa scelta nasce dall’esigenza di raccontare con leggerezza problemi e contesti che, quotidianamente, affliggono la nostra esistenza. La storia dell’uomo è pregna di momenti utopici. Uomini che hanno vissuto un ideale e per questo hanno lottato tutta una vita. Ma quanti di questi ideali, nel loro procedere, hanno mantenuto quello spirito iniziale? Quanti hanno realizzato il sogno? E quanti, alla fine, non sono stati stravolti da interessi di potere? Non solo: quante di queste utopie, sotto l’alibi di una “santa” idea, non hanno prodotto che tragedie sociali, distruzioni, stragi? Il tema comporterebbe lunghi dibattiti, discussioni, approfondimenti. Ma sarebbe una cosa molto seria e la vita, forse, va vissuta con più leggerezza. Per questo abbiamo pensato al gioco. Un gioco a tratti amaro, ma proposto con un pizzico di distacco, di ironia e di sano – speriamo – divertimento. Anche per Mao finisce il soggiorno terreno e al momento del distacco è costretto a passare al vaglio della giustizia divina. Ma il Padreterno è buono e interpreta a modo proprio la rivoluzione maoista facendo santo il nostro eroe. Ma che volete, non tutti la pensano allo stesso modo e ciò porta a qualche scontro! Anche il diavolo avanza i suoi diritti su Mao, suscitando un dibattito che, tra il serio e il faceto, mette in evidenza istanze che l’uomo, dalla sua nascita, porta avanti. Chissà, alla fine, quale sarà la risposta!».

Lo spettacolo vede la partecipazione straordinaria del cantautore Gregorio Lui, raffinato musicista la cui più recente uscita è il cd “Cose di vento”, che vede la partecipazione di celebri strumentisti come Daniele Pidone e Dino Fiorenza. E proprio sul tema dell’invasione cinese del Tibet (è solo del luglio scorso la notizia del suicidio di protesta di Thabke, 24enne monaco tibetano, contro la repressione, e dell’arresto da parte delle autorità cinesi di un altro monaco, Tenzin Lhundrup, accusato di essere un «agitatore sociale», mentre teneva una lezione su “status della lingua e della nazionalità tibetane”) Lui ha dedicato il brano “Comu ‘N Cantu Lentu” (musicato su testo di Alfio Guzzetta) con un videoclip prodotto insieme all’associazione “Italia-Tibet”, visualizzabile al seguente indirizzo: http://youtu.be/sVr9IysQpyk

Il cartellone teatrale estivo della Sala Magma al Parco Gioeni proseguirà il 19 agosto, con “Rèpitu d’amuri”. Si chiude giovedì 21 agosto con “Stidda lucenti china di biddizzi”. Un programma completo, che concilia divertimento e riflessione, musica e teatro, commedia e recital, all’insegna della Lingua Siciliana, che nei versi di Santo Calì, magistralmente incastonati nel copione scritto dall’applaudito regista e scenografo Salvo Nicotra, in “Repitu d’amuri” trova la propria espressione più autentica e viscerale. Non è da meno l’excursus pindarico sulla figura della donna e la bellezza femminile nella tradizione siciliana in “Stidda lucenti china di biddizzi”, intenso e divertente recital tra commedia, musica e poesia.

Uno sforzo organizzativo che la Sala Magma e quanti vi operano durante la stagione invernale ha fortemente voluto mettere in campo, sposando con convinzione l’idea di un “ritorno” alle origini, alla terra, alla natura. Per portare ad un pubblico sempre più ampio e sempre più consapevole il messaggio dell’ideale e virtuoso connubio fra arte ed ambiente, con la tradizione vista e vissuta in maniera intima e trasposta per gli spettatori del XXI secolo con la riscoperta di mezzi, strumenti e materiali “di base”. Come voce, braccia e balle di paglia, ed in locations che riconducono ai colori, agli odori, agli usi di tempi che furono e che molto possono darci ed insegnarci per farci vivere meglio la contemporaneità fatta di frenesia ed artificiosità.

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