Stefano Bollani e Valentina Cenni.Due tappe in Sicilia


Stefano Bollani e Valentina Cenni. Foto Margherita Cenni
Stefano Bollani e Valentina Cenni. Foto Margherita Cenni

«Musica e drammaturgia insieme per provare ad esplorare i territori della creatività». Così Stefano Bollani, l’estroso pianista jazz che vive la musica come enorme gioco da re-inventare in continuazione, spiega “La regina Dada”, la sua ultima creazione “partorita” insieme all’attuale compagna, l’attrice e danzatrice Valentina Cenni

Mercoledì 27 aprile alle ore 20.30 il palcoscenico del Teatro Garibaldi, firmato da Mario Incudine ospiterà la prima data. Giovedì 28 aprile alle ore 20.30 il cartellone firmato da Moni Ovadia e organizzata dall’Amministrazione comunale grazie al supporto di Crodino, ospita, eccezionalmente sul palcoscenico del Teatro Rosso di San Secondo (ex Teatro Bauffremont) di Caltanissetta –spettacolo fuori abbonamento della stagione del Teatro Regina Margherita – la seconda delle uniche due date siciliane di “La regina Dada”.

In scena l’estroso Stefano Bollani, che oltre a pianista e autore delle musiche, qui è anche autore teatrale e attore.

“La regina Dada” è uno spettacolo in cui la drammaturgia si fonde con la musica per provare a esplorare i territori della creatività, sfuggendo al senso comune e alle rigide convenzioni umane, al di fuori della spirale del tempo. «È la storia di due persone che tentano di trovare un modo di comunicare – spiega Bollani – e lo fanno attraverso al musica. Vorrebbero fare a meno delle parole»

Insieme sul palco Stefano Bollani (nei panni di un maestro di musica) e Valentina Ceni (la re-gina Dada) racconteranno l’inedito percorso di una regina di fiaba.

La regina Dada abdica e fugge nella notte e si rifugia dal suo maestro di musica, per cercare la verità oltre il ruolo impostole in una vita predeterminata. Rinunciando alle parole tenta di capire qual è il vero potere dell’essere umano, finalmente libero dalla manipolazione di un destino già scritto. Simbolo del rifiuto di ogni definizione che possa ingabbiare e limitare lo spirito creativo, mette in dubbio la certezza di tutte le convenzioni, indicando nella rinuncia al suo ruolo l’unica strada auten-tica per trovare se stessa.

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