Cassandra Raffaele: “Vorrei vivere di sola musica”


“Vorrei che tutti i musicisti potessero vivere di sola musica”. Non si fa abbattere Cassandra Raffaele, giovane e raffinata cantautrice siciliana, ma crede nei suoi sogni e nella voglia di affermarli con prepotenza e coraggio. Immersi da tanta buona musica iniziamo la nostra chiacchierata, con in mano l’insostituibile e fedele chitarra. “Sono positiva. Voglio credere in una rinascita del mercato discografico”.

Sta realizzando il suo primo pocket album “La valigia con le scarpe”, che raccoglie canzoni da lei definite come transizioni in movimento. Come nasce una sua canzone?

“Il più delle volte una canzone è già scritta nella mia mente. Ci sono degli input che possono essere casuali o alle volte nasce da un’idea, da una semplice suggestione o da un pensiero. Curo molto la parola. Sono  esigente. In ogni caso, il fine è sempre lo stesso; scrivere qualcosa che coniughi sentimenti popolari, vissuti, reali … che possa far rispecchiare la gente che ti ascolta”.

Lei è l’ideatrice del Buzz tour, un’iniziativa con la quale coniuga  la rete e la realtà attraverso un tour virtuale acustico in luoghi atipici come un negozio d’abbigliamento vintage, gallerie, negozi d’artigianato … com’è nata quest’idea?

“È nata in un momento della mia vita in cui volevo condividere quello che facevo con gli altri, in modo da arrivare a più gente possibile. La rete può darti quest’opportunità. Riesce a farti arrivare sulle scrivanie di tante persone, con un semplice click. Da questo desiderio è poi arrivata da sé l’idea di riprendere le canzoni e “buzzarle”, condividerle, come veri e propri tour virtuali”.

Cassandra Raffaele nasce e vive attorniata dalla musica. In famiglia sono tutti un po’ musicisti dal nonno al padre, ma cos’è la musica per una cantora di sicule origini come lei? Un ricordo particolare della sua infanzia – adolescenza musicale?

“Mi rivedo bambina, seduta sul tappeto del mio salotto. Non sapevo ancora leggere, con gli LP in mano di mio padre e tra questi quelli dei Beatles, di  Gershwin “Rhapsody in Blue”. Ascoltavo e immaginavo storie sulle melodie. Inconsapevolmente, cominciavo a godere del potere della musica: “l’immaginabilità”. Il mio “battesimo spirituale musicale” credo sia avvenuto proprio in quegli anni, ripeto, in maniera del tutto casuale e inconsapevole”.

Nel 2011 abbandona la sicurezza del proprio posto di lavoro per dedicarsi interamente alla musica. Qual è il suo sogno più grande?

“Il mio sogno sarebbe quello di vivere di musica in maniera dignitosa, con in tasca quanto basta per potermi permettere di farlo per tutta la vita”.

È stata scelta da “Elio e Le storie tese” per Xfactor 4 nella categoria over 24. X factor è stata ed è una bella passerella, che  le ha dato una grande popolarità iniziale. Cos’ha provato in quel momento?

“Ho provato un misto di sensazioni: gioia, stupore, paura. Non mi sono accorta cosa stesse accadendo. È avvenuto tutto così velocemente. Ho realizzato appena uscita dalla trasmissione. Sicuramente non scorderò la strana sensazione davanti alla telecamera. È stata una grande opportunità per conoscere tanta gente del settore ed essendo nata in un paese del sud, dove non capita tutti i giorni di prendere un caffè in un bar e incontrare discografici o artisti come Elio e Le storie tese, credo che XFactor sia stato un grande privilegio”.

Nelle sue canzoni spesso sono protagoniste le donne; emblematica “La donna tappetino” , in cui ironizza sarcasticamente sul ruolo di alcune donne troppo accondiscendenti. Cosa pensa delle donne e del loro ruolo nella società?

“Oggi le donne sono in teoria tutte libere e hanno in mano il potere dell’autodeterminazione a parità degli uomini. Scelgono come apparire e cosa essere. Hanno il compito di crescere insieme agli uomini senza pregiudizi culturali e sociali. Hanno un ruolo da condividere. Non credo né ai super uomini né alle super donne. Credo alla reciprocità dei rapporti. Allo stato attuale delle cose, quest’equilibrio è ancora precario per molti fattori e non solo per colpe “maschili”. Bisogna lavorare tanto per raggiungerlo culturalmente. Quando non si parlerà più di “conquiste” sociali, di quote rosa, come se essere donna fosse un aggettivo e non un sostantivo, quando non si avrà bisogno di citare le pari opportunità per lavorare, la donna avrà raggiunto la sua identità naturale di diritto, in quanto essere umano, seppure con peculiarità differenti ma complementari all’uomo”.

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