Concita De Gregorio: «Io sono un’isola e in Sicilia mi sento a casa»


concita de gregorio
La giornalista e scrittrice Concita De Gregorio

Così Concita De Gregorio fa omaggio alla Sicilia, a quel tratto di costa catanese che la ospita in occasione della IX edizione del premio “Ninfa Galatea”. Premiata per la sezione letteratura, la incontriamo e la sorprendiamo proprio in ammirazione di quel mare di Acitrezza che ci lega inscindibilmente al mito senza soluzione di continuità.

Così, lei, giornalista, conduttrice e scrittrice, firma storica de “La Repubblica”, già direttrice de “l’Unità”, si lascia quasi andare ad un flusso di coscienza che la lega ad un paesaggio di cui si sente parte, all’acqua, alla luce, al tempo, elementi che sembra aver scoperto di recente, dopo l’incontro con Irina, protagonista del suo ultimo romanzo Mi sa che fuori è primavera, edito da Feltrinelli.

L’intervista a Concita De Gregorio

Concita De Gregorio riceve il premio “Ninfa Galatea” per la letteratura, quale emozione, qui, oggi?

«Questo è un posto davvero speciale, unico, in cui ci si sente parte della storia, ci si sente parte di un tempo diverso, misurato con un’unità di misura diversa e questa è anche la scoperta che ho

Concita De Gregorio
Concita De Gregorio . Foto Alessandra Fassari

fatto recentemente, attraverso l’incontro con Irina. Il presente, il passato e forse anche il futuro sono contenuti in un disegno primitivo. La bellezza è gratuita e come tutte le cose che arrivano e sorprendono è una guarigione, è panacea. Qui premiata c’è anche Galatea Ranzi, attrice straordinaria, ed è così che succedono le cose belle, come oggi, a Catania, ho incontrato per caso Irina, la sua forza, la luce che trasmette, sono meravigliose.»

 Cos’è la scrittura per Concita De Gregorio, passione, catarsi, informazione, cos’altro?

«La scrittura è un modo per diventare mezzo di trasporto, quando scrivi sei un veicolo che comunica ciò che hai visto e sentito a chi non lo ha visto né sentito. Scrivere significa mettersi nei panni dell’altro e assumere il suo punto di vista, senza giudicare, ma per rappresentarlo ad uso di chi legge.»

 Lei, una donna vicina alle donne, ne carpisce i problemi, ne indaga i traumi, fa capolino nella profondità delle anime, insegna a trarre forza dalle debolezze, da Una madre lo sa a Malamore, da Così è la vita a Mi sa che fuori è primavera, dove la sofferenza diviene stemma da mostrare orgogliosamente in petto, dove ripercorre il rito -tutto giapponese- del ricucire gli strappi con l’oro. E’ questo il suo messaggio?

Concita De Gregorio
Concita De Gregorio e Sarah Zappula Muscarà. Foto Alessandra Fassari

«Sì certo, le cose si curano con la colla e le persone con le parole, la tecnica giapponese, di cui lei parla, fa delle fratture un vanto, un elemento di bellezza e di forza, le esibisce con orgoglio, le ferite, intendo, infatti si dice che le parole sono “oro colato”. L’uso della parola è quello che ci distingue da ogni essere vivente, poi è la nostra capacità di ascoltare che ci guarisce, e ci aggiusta, quando siamo rotti.»

 Lei toscana, ma di padre siciliano, cosa c’è di siciliano in lei?

«Sì, mio padre palermitano di origine, mia madre catalana, quindi due terre sul mare che si toccano, beh io qui mi sento a casa, mi sento in pace con gli elementi, con l’acqua, appunto, e anche nella storia di Irina, l’acqua è fondamentale, davvero l’acqua guarisce, la Sicilia è un’isola e se potessi identificarmi con un pezzo di terra lo farei con un’isola, sono abbastanza solitaria, sì, mi sento in qualche modo un’isola.»

 E quale messaggio lascerebbe alle donne siciliane, a tutte le “ninfe Galatee” della nostra terra?

«Direi di non farsi condizionare da quello che gli altri pensano di noi o da quello che noi pensiamo pensino di noi, per cercare, invece, di muoversi secondo la passione e la ragione insieme, perché ragione e sentimento si bilanciano sempre.»

 

 

 

 

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