Daniel Ochoa: “Le armi di Figaro? Furbizia e pragmatismo”


Daniel Ochoa
Daniel Ochoa

Daniel Ochoa, atteso protagonista al Teatro Antico nel Barbiere di Siviglia, descrive la sua prima esperienza artistica nel Bel Paese e nella soleggiata Trinacria. «Figaro è un personaggio che interpreto con passione da oltre dieci anni. Sono davvero felice di cantare questo ruolo al mio debutto in Italia, e di farlo a Taormina in una cavea classica dove la vera storia dell’arte e della cultura occidentale hanno avuto inizio».

In scena l’8, 11 e 14 agosto, il nuovo allestimento del gioiello composto da Gioachino Rossini è firmato da Enrico Castiglione, che al pubblico cosmopolita della Perla dello Jonio propone quest’estate una sfavillante “Trilogia di Siviglia”

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Daniel Ochoa

Figaro sarà il baritono tedesco Daniel Ochoa, che vanta altri cavalli di battaglia come il Conte nelle Nozze di Figaro o Marcello in Bohème, solo per citarne alcuni. Daniel Ochoa ha poi un particolare feeling con la musica sacra di Bach.

L’intervista a Daniel Ochoa

Lei è artista residente della prestigiosa Wiener Volksoper. Come vive questa prima esperienza italiana?

«Sono molto contento che Enrico Castiglione mi abbia invitato a debuttare ufficialmente in Italia, e per di più in un teatro “pazzesco” come quello di Taormina. Per me è un onore collaborare con il maestro Castiglione. Possiede

Daniel Ochoa
Nella foto Daniel Ochoa

un’immaginazione davvero fuori dal comune: per il suo nuovo allestimento del Barbiere ha immaginato una scenografia sorprendente, costruita su un impianto incentrato su una serie di cornici da cui i personaggi emergono di volta in volta. Inoltre è un ottimo leader, riesce a tenere tutti uniti e in armonia. La maggior parte dei miei impegni lavorativi si svolgono in Austria, e lì c’è tutto un altro modo di gestire le cose. Tutto è disciplinato, si avverte una costante tensione. Invece qui a Taormina si lavora in un clima più disteso che, sia chiaro, non esclude l’impegno, anzi … E il risultato è senza dubbio migliore, perché c’è più gioia nell’aria e minor timore di andare fuori dai rigidi binari prestabiliti».

Figaro è senza dubbio una delle figure più conosciute del repertorio operistico, persino dai non appassionati. Secondo lei chi è davvero il factotum di Siviglia?

«È una persona estremamente flessibile, si adatta facilmente a qualsiasi situazione e sa sempre come parlare a chi ha davanti per ottenere ciò che vuole. Da un lato è un uomo realmente semplice e umile, ma anche molto furbo, intelligente. Nella sua mente non ci sono certo pensieri filosofici o dagli alti standard morali, in realtà è assolutamente pragmatico, ciò che cerca sono soldi, ottimo cibo e buona compagnia. Quello stesso pragmatismo che consentirà l’ascesa della borghesia».

Dal punto di vista musicale, quali sono le caratteristiche principali del ruolo?

«Così come il suo carattere, anche la sua voce è duttile. Sono richieste sia frequenti colorature che note alte e tenute, tutto cambia nell’arco di un battito di ciglia e ciò è difficile da ottenere, ma quando si riesce a mantenere la voce così elastica, non può che essere un bene per un cantante. Ho iniziato ad interpretare questo ruolo quando ero ancora studente, ma adesso per la prima volta lo eseguirò in lingua originale e proprio nel Paese dove quest’opera stupenda è stata composta. Quindi se posso dire da un pezzo di “essere” Figaro quando salgo sul palcoscenico, d’altra parte tutto ciò è per me una novità. E ogni giorno scopro nuove cose anche sulla resa vocale, perché ovviamente le differenze tra il suono della lingua tedesca e di quella italiana sono molte».

Quali crede siano le vere forze in campo e di conseguenza le relazioni tra i vari personaggi?

«Il Barbiere di Siviglia è un pezzo relativamente moderno di Commedia dell’Arte. I caratteri sono un po’ stereotipati così come lo erano nel 1500: abbiamo il servo, il dottore, l’amante, la pupilla e il suo tutore. Ed è molto interessante riuscire a comprendere fino in fondo questi caratteri e poi ritrovarsi sul palcoscenico, perché ognuno di loro si muove all’interno di uno schema molto rigido. Prendiamo Figaro, ad esempio: non può essere considerato un vero amico del Conte Almaviva, perché il primo è un popolano mentre l’altro è un nobile, ma per il “barbiere” è davvero un ottimo cliente e quindi è felice di aiutarlo. Anche la giovane Rosina è una sua cliente, e anche lei appartiene alla nobiltà, ma è una ragazza che gli piace servire, si trova bene in sua compagnia. Lo stesso vale per lei, visto che gli confida i suoi problemi e le sue speranze. E come solitamente accade nella Commedia dell’Arte, è proprio il servitore a tessere le fila della trama, poiché ha un rapporto privilegiato con tutte le parti in causa».

 

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