Emma Bonino al Quirinale? L’ipotesi c’è e aleggia già da diverso tempo. Nessuna conferma però della sua candidatura al ruolo di Presidente della Repubblica. Se avvenisse sarebbe un fatto storico: nessuna donna si è mai aggiudicata l’importante “scranno”. Per evitare di dar adito a indiscrezioni che non trovano conferma ufficiale, lo abbiamo chiesto direttamente a lei. Con cortesia però ha eluso la domanda, l’argomento al momento è top secret. Non ci resta che attendere. Ne approfittiamo per conversare con la senatrice che ci spiega il suo punto di vista su quello che rappresenta oggi la giornata della donna e su qual è il ruolo del gentil sesso nel mondo del lavoro e della politica.
Presidente Bonino, il senso della Festa della Donna per Lei oggi.
“Penso da tempo che auto-celebrarsi un giorno su 365 abbia perso significato e che la Festa sia diventata un po’ rituale e persino di sapore corporativo-sindacale. Non ho mai pensato alle donne come ad una categoria e ho sempre sostenuto che non basta essere donne per essere migliori; come non basta, ovviamente, essere uomini per essere migliori. Solo che gli uomini lo hanno sempre pensato”.
Tre anni fa, da Fabio Fazio con Susanna Camusso e Laura Morante faceste un bellissimo intervento che lei concluse con questa frase “le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio per essere giudicate brave la metà… Per fortuna, non è così difficile!” Oggi è più facile dunque per le donne essere valutate per quel che valgono, in quali settori è più evidente la “riscossa femminile”.
“Oggi ripeterei l’intervento di tre anni fa. La strada rimane in salita. Se così non fosse non avrei aiutato a fondare, qualche anno fa, il Comitato Pari o Dispare, con l’obiettivo di raggiungere l’effettiva parità fra uomo e donna attraverso il lavoro, semplicemente facendo leva sulla meritocrazia. Nell’occupazione bisogna riconoscere e valorizzare il merito individuale, presumibilmente distribuito in maniera uguale fra maschi e femmine. E questo per ragioni non solo di equità ma anche di efficienza del nostro sistema-Paese. Purtroppo il riconoscimento si riscontra più nelle parole che nei fatti. Prenda per esempio il cosiddetto “tesoretto delle donne”, il risparmio derivato dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne che lavorano nel pubblico impiego. Doveva essere destinato per legge allo sviluppo del lavoro femminile e a politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia. Parliamo di quasi 4 miliardi entro il 2020. Dove sono finiti? A sanare il debito, in violazione di una legge dello Stato. Questo è il livello di considerazione che godono in Italia le donne che lavorano”.
In politica ad esempio il progresso è chiaro, in Sicilia sono state elette 15 donne all’Ars dopo che in tutta la storia del Parlamento Siciliano ce ne erano state 17 sommando le legislature precedenti. Al Parlamento nazionale le “quote rosa” sono al 32% alla Camera e al 30% in Senato, con il Movimento Cinque Stelle che alza decisamente la media, che segnale è?
“Appunto, lei mi parla di quote rosa o di cooptazione in liste bloccate. Il vero cambiamento avverrà quando le donne saranno elette senza quote e quando saranno il 50% dei segretari di partito, come pure la stessa percentuale di direttrici di giornali, presidenti di consigli di amministrazioni, direttori generali di banche, rettori delle università…tutti ruoli ancora appannaggio degli uomini. In Italia c’è la nefasta tendenza a dire alle donne andate pure avanti ma a condizione di non disturbare il manovratore, maschio ovviamente. Anche a livello dei partiti magari si fanno le quote di genere ma poi chi decide è quasi sempre un uomo, Grillo e Casaleggio inclusi. Le donne devono farsi avanti e affermarsi con le proprie forze, non auto-compiacersi quando vengono cooptate dai maschi e sistemate su qualche poltrona”.
Lei è anche fondatrice dell’ associazione “Non c’è pace senza giustizia”, che porta avanti un programma per la campagna sulle mutilazioni genitali femminili. I riflettori spesso si spengono su certi argomenti ma a che punto è la situazione su un tema tanto delicato?
“Il 20 dicembre scorso, dopo una battaglia iniziata nel 2000, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la storica Risoluzione per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili. Si è trattato di una tappa fondamentale perché ha portato la questione sul piano dei diritti della persona in un contesto giuridico internazionale. Ora occorre fare in modo che diventi un utile strumento di lotta da parte delle attiviste e trovi quindi concreta applicazione in quei paesi dove questa pratica sopravvive. All’inizio di febbraio “Non c’è Pace senza Giustizia” ha organizzato a Roma una riunione a livello di ministri e Ong provenienti da 18 paesi africani – e, per la prima volta, dall’Indonesia – proprio allo scopo di spingere per un rapido passaggio alla fase applicativa. Il prossimo appuntamento è in questi giorni a New York dove si terrà la riunione della Commissione Onu sulla condizione della donna, che avrà come tema l’eliminazione e la prevenzione di ogni forma di violenza su donne e bambine: un’occasione per fare un altro passo avanti”.
In un Forum svoltosi a Catania nel novembre scorso si era parlato di imprenditoria femminile nel bacino mediterraneo e tante personalità di diversi Paesi si sono confrontate sulla questione femminile. Dove c’è più lavoro da svolgere a livello culturale e nell’educazione delle nuove generazioni?
“Non c’è dubbio che storicamente nel nostro Meridione le donne sono state particolarmente soffocate e ancora oggi prevale un certo familismo che vede la donna relegata al ruolo di angelo del focolare. Ciò detto, che non ci sia un’equa condivisione del carico di lavoro familiare non riguarda solo il Sud ma è un dato nazionale. Come ministro ho dedicato molta attenzione alla questione dell’accesso delle donne al mercato del lavoro promuovendo numerose iniziative sul territorio, incluso a Catania, soprattutto per aiutarle ad organizzarsi e mettersi in rete. Ma se non c’è continuità nel dare priorità a questo tema, allora è chiaro che il progresso non può essere così lineare”.
Infine le chiedo, se dovesse ripetere l’intervento che fece a “Vieni via con me” da Fazio nel 2010, chi vorrebbe al suo fianco come compagne di viaggio oggi e con quale messaggio vorrebbe chiudere per lanciare ancora una volta un messaggio per l’8 marzo.
“Il mio messaggio è quello che ripeto da anni: nessuno ci concederà niente, se vogliamo cambiare le cose dobbiamo andare a prendercele. Le donne devono rimettersi in movimento”.
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