Fabio Concato: “Dopo 11 anni torno con un cd che mi racconta al 100%”


E’ stata un’attesa lunga undici anni. Un periodo decisamente prolungato per chi aspetta con ansia che un evento avvenga. L’ attesa, però, è stata premiata e per gli estimatori di Fabio Concato, è arrivato Tutto qua un album di livello molto alto che ci rende il Concato che abbiamo atteso.

Incontriamo il cantautore tra le mura accoglienti di Radio Telecolor, ospiti di Roberta Lunghi, che poi ha moderato il gremito incontro che Concato ha tenuto alla Feltrinelli di Catania.

Una chiacchierata informale tra le braccia di un divano rosso fuoco, che diviene il giusto preludio a risposte passionali ed appassionate, mentre giunge l’odore di un caffè da sorseggiare.

“Tutto qua” due parole semplici che riassumono un disco d’amore, un amore a trecentosessanta gradi…

“…È un disco che mi racconta al 100%. Raccontandomi e raccontando gli altri ho scritto brani che fanno sorridere, commuovere, pensare. La mia volontà primaria è stata quella di mettere l’uomo al centro dell’attenzione. Lo spread ha la sua importanza, ma noi in quanto esseri umani, meritiamo di meglio, meritiamo una vita diversa e mi riferisco soprattutto ai più deboli, ai nuovi poveri, a chi non arriva a fine mese, o a chi ha perso una mano o un piede per una bomba. E’ un disco d’amore, ma amore per tutti”.

 

Undici anni, undici brani…

“… ecco in molti pensano che io sia un furbo, certo undici brani in undici anni, una gran fatica. In realtà il disco è nato in meno di un mese. In questo decennio sono stato colto dal famoso blocco dello scrittore, probabilmente le varie vicissitudini della mia vita, hanno contribuito a questo “Stop” forzato. Poi ho chiesto aiuto ad un professionista, che è riuscito a rimettere a posto degli equilibri che, evidentemente, erano saltati, in un mese è venuto fuori Tutto qua, ma avrei potuto scrivere molto di più, mi è stato impedito dal mio coproduttore che mi ha imposto di fermarmi perché un cd doppio non potevamo permettercelo”.

Il suo è un disco volutamente indipendente, come lei stesso ha affermato, da dove nasce questa necessità?

“Vengo da esperienze discografiche decisamente deludenti. I miei ultimi dischi, in pratica, non sono stati distribuiti e allora mi chiedo perché devo lavorare con un discografico che non sostiene il mio lavoro. Tutto questo non ha il fine primario della vendita, ma di non sentirmi chiedere, come mi è capitato, da un fan, quando esce un mio disco, che in realtà è già uscito  ma non si trova”.

Undici anni di assenza a livello discografico, ma i suoi concerti non sono mai mancati…

“…Ho lavorato moltissimo avendo la fortuna di fare tantissimi concerti con diversi colleghi e non fermandomi al mio genere, ma dividendo il palco con band jazz, orchestre, da solo, in duo. È così bello avere delle vere e serie collaborazioni con altri artisti… perché chiudersi sempre nel proprio guscio? Anche alla Feltrinelli di Palermo, abbiamo fatto un incontro con altri musicisti, meravigliosi”.

Infatti questo lavoro è anche un incontro con tanti musicisti, Bollani tra tutti…

“…Ho avuto il piacere e l’onore di suonare con musicisti meravigliosi, più o meno noti, ma che vanno assolutamente valorizzati, la discografia, ormai, è in caduta libera. Non esiste la ricerca del vero talento, stanno tutti ad Amici  ad aspettare che per caso arrivi un talento, perché diciamolo: ormai il lavoro che dovrebbe fare un discografico lo fa Maria De Filippi e questo penso la dica lunga sulla strada intrapresa dalla discografia italiana”.

 

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