Guia Jelo: “L’amore l’unica colpa della mia Lupa”


“Amare e ancora amare: questo è il peccato della contadina descritta da Verga nell’adattamento teatrale curato da Turi Giordano e da me”. Così ha esordito Guia Jelo, attrice teatrale e cinematografica, durante il nostro incontro nella cornice del Teatro Brancati, Teatro della città, per la rappresentazione della Prima Teatrale de La Lupa di Giovanni Verga. Una Lupa forte, intensa come l’Etna, passionale e calda come la lava, la quale s’inscrive perfettamente nello spazio verghiano. Vittima e carnefice allo stesso tempo, colpevole di un amore sbagliato dal quale si salverà solo morendo. Turi Giordano, con le musiche di Matteo Musumeci, le scene e i costumi di Giuseppe Andolfo e i movimenti coreografici di Silvana Lo Giudice, ha diretto il cast composto da  Ilenia Maccarone (Mara), Andrea Galatà (Nanni Lasca), Fabio Costanzo, Giovanni Santangelo, Roberto Fuzio, Franco Colajemma, Iridiana Petrone, Elisabetta Alma, Emanuele Puglia e  con la partecipazione straordinaria di Nellina Laganà nel ruolo di zia Filomena.

Lei ha curato insieme a Turi Giordano l’adattamento del testo di Verga. Quali sono le novità apportate al testo? Come si differenzia la “sua” Lupa rispetto alle precedenti edizioni?

“L’adattamento è completamente diverso rispetto alle varie edizioni. La Lupa è stata descritta sempre come una virago, una mangiatrice di uomini, una madre snaturata che non si preoccupa della propria figlia. La nostra ‘Gna Pina, invece, è una Lupa che rientra perfettamente nel ciclo de I Vinti, una donna succube per amore. La sua colpa è amare e morire per amore. Da sottolineare, sicuramente, il momento finale del dramma in cui Mara, la figlia, prende il posto della madre indossando lo stesso costume che avevo io ad inizio della scena; assistiamo ad uno scambio dei ruoli in cui la vittima diventa il boia uccisore. Io non giudico le mie colleghe precedenti, ma la Lupa è siciliana. Ammiro la loro professionalità e il loro spessore, ma non condivido la scelta di far apparire la contadina verghiana bella, curata, truccata e agghindata come una gran diva, poiché essa è una figlia della terra e come tale deve essere selvaggia. Ho seguito la didascalia, interpretata dalla voce di Michele Placido, e il volere dell’autore creando un personaggio naturalista”.

 

Per interpretare un personaggio problematico, forte, importante come la ‘Gna Pina che tipo di lavoro ha dovuto fare su stessa? 

“Il personaggio richiede molto impegno ed è uno spettacolo faticoso in cui le responsabilità da affrontare sono tante. Dal punto di vista interpretativo, chiaramente, do a tutti i personaggi che interpreto i miei occhi, ma non sono mai come i vari protagonisti a cui do vita. In questo caso, invece, mi sento vicina alla protagonista per quel suo essere sempre vittima dell’amore. Il grande sentimento mi accomuna con la ‘Gna Pina, ma il suo essere votata al sesso e alla sessualità non è un elemento affine con il mio carattere e la mia vita”.

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