La “questione meridionale” di Bennato


Undici brani dedicati all’annoso problema del Sud. Eugenio Bennato ha presentato la sua “Questione meridionale” a Catania al Lomax.  

Perché questo tema?  
“Ho preso a prestito la famosa espressione coniata al parlamento di Torino appena avvenuta l’Unità, perché, a pensarci e a riguardare queste mie ultime composizioni e il percorso che tanti anni fa ho iniziato, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare a Musicanova a Taranta Power, di “questione meridionale” si è sempre trattato. I miei maestri sono gente anonima di un profondo sud, i personaggi che racconto sono i briganti di una storia negata, le voci e gli strumenti sono espressione di un sud ancora più profondo che viene dal Mediterraneo e dall’Africa, madre di tutte le leggende, e giunge oggi in Italia con i nuovi flussi migratori della storia”.

E’ un inno quindi?

“Sì, è un tema del sud che esce dai confini dell’Italia per diventare un inno internazionale”.

Quali sono i temi trattati?

“Faccio qualche esempio: Neda è il brano che ho messo in apertura della raccolta. È dedicato a Neda Soltan, la giovane pianista iraniana uccisa nell’estate 2009 durante una manifestazione a Teheran. Aveva 20 anni ed era colpevole di sfilare pacificamente in mezzo a tanti ragazzi contro l’arroganza del governo. Il video dei suoi ultimi istanti di vita ha fatto il giro del mondo, scuotendo le coscienze, una delle micce che hanno innescato la primavera araba. Mentre Addio sud, un brano dedicato al fermento dei giovani di tanti paesi che si affacciano sul Mediterraneo che sono riusciti a modificare l’assetto politico e a mostrare un Sud del mondo che sa muoversi da solo e scegliere nuove strade”.

Temi sociali ma anche storici. Tra le undici tracce ci sono anche brani dedicati alla nostra storia, ai briganti della lotta antirisorgimentale. Il sorriso di Michela è una ballata composta per descrivere l’emozione di una fotografia storica, che ritrae la brigantessa Michelina De Cesare, fiera donna del sud, che fissa il fotografo con il magnetismo e il fascino del suo sguardo, a smentire tra l’altro le teorie di Lombroso sulla inferiorità morfologica delle popolazioni che l’esercito sabaudo intendeva colonizzare. “Nella storia scritta dai vincitori non c’è stato, per 150 anni, spazio per la figura di Michela, ardita combattente che fino all’ultimo istante è rimasta accanto al suo uomo. – spiega il cantante – Mentre il brano Mille va a smitizzare l’epopea garibaldina, una delle più profonde certezze della storiografia risorgimentale e della coscienza nazionale”.

Insomma temi non certo facili.

“Qualcosa andava detto, soprattutto perché credo nei valori positivi dell’Unità, e sento che la storia, per quanto possibile, vada raccontata e non insabbiata. Ho descritto l’infamia di una promessa “la terra a chi lavora” lanciata nel 1860 e subito disattesa. Il testo l’ho scritto su una splendida musica di Carlo D’Angiò nel classico ritmo della tammurriata campana”.

Il sud è vittima?

“Questione meridionale è la ballata che ribalta il luogo comune di un Sud rassegnato e vittimista, mentre al contrario sprigiona energie creative rivendicando il proprio spazio nella coscienza e nell’orgoglio delle proprie origini e della propria cultura”.

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