Lella Seminerio: “Vi racconto la ribellione silenziosa di una donna siciliana”


Al suo esordio letterario la scrittrice Lella Seminerio punta lo sguardo sulla Sicilia d’altri tempi, racconta non soltanto una storia d’amore sottomessa ai vincoli di una società che impone le sue regole e detta obblighi e doveri, ma fa scorrere lungo le pagine del suo primo romanzo (edito da Euno edizioni) “La casa del mandorlo” la condizione femminile nella società siciliana dall’anteguerra agli anni del boom economico. Narra una vicenda d’amore che è anche un inno alla libertà.

 

Come nasce questo romanzo?

“Sin da piccola quella di scrivere per me è stata una passione. Questo romanzo nasce da una serie di racconti che ho ascoltato dalla viva voce di chi le ha vissute in prima persona o le ha sentite raccontare. Le mie nonne, le mie zie più anziane, erano generose nel raccontare le storie più affascinanti che potevano incantare una ragazzina. E io ero molto attenta. Un passato spesso ricco di romanticismo, d’amori fatti di sguardi, di gesti, di lettere nascoste, di attese interminabili lunghe anche anni”.  

 

Si dice che ogni autore metta qualcosa di sé in quello che scrive. Cosa c’è di autobiografico in questo libro?

“Questo libro racconta una storia che non è mai accaduta. O meglio, non è accaduta così come io l’ho scritta. I personaggi e i fatti sono frutto della mia fantasia. I luoghi, invece, i colori, gli odori e le sensazioni provate sono reali. Gli episodi che mi hanno dato lo spunto per raccontare la mia storia sono accaduti a diverse donne ed io li ho racchiusi in un’unica storia. Mara ha certamente un po’ di me. Io ho voluto mettere in lei la mia passione per la letteratura, per le poesie, per la narrativa e la lettura in genere. In questo Mara mi somiglia, ma penso che ogni lettrice possa trovare in Mara un po’ di sé”.

Il romanzo focalizza l’attenzione sulla condizione femminile, sulla sottomissione  della donna che non poteva e non doveva scegliere il compagno della propria vita.  Nel caso specifico l’appartenenza a ceti sociali differenti crea un vuoto tra due esistenze che si rincorrono. Perché Lella ha voluto rappresentare questa condizione?

“La scelta di unire con un amore, che apparentemente sembra impossibile, due ceti sociali così diversi è stato qualcosa che il mio animo inguaribilmente romantico ha sempre sognato. L’amore con la A maiuscola secondo me non ha confini di sorta se non quelle in cui l’uomo vuole costringere il sentimento più nobile che un essere umano è capace di provare. Ma la cosa che più ho voluto raccontare è il ruolo della  donna agli inizi del secolo scorso. La sottomissione cui era costretta. La vita fatta di silenzi e di obbedienza come se la donna fosse un essere inferiore, quasi un oggetto. Nell’epoca in cui il romanzo si sviluppa, purtroppo, spesso i matrimoni erano combinati e questo di frequente portava all’infelicità coniugale. L’aver avuto questa percezione, da donna, dentro me ha sviluppato un moto di ribellione. Mi sono chiesta quali sentimenti poteva provare una donna costretta a sposare un uomo che non aveva nemmeno potuto guardare bene in faccia”.    

In maniera esplicita lei traccia un quadro delle violenze silenziose consumate tra le pareti domestiche.

“In un periodo in cui si parla moltissimo di violenza sulle donne, anche troppo a mio avviso, ho voluto accendere una luce su tutte le violenze subite in passato dalle donne e di cui, invece, nessuno ha parlato mai. Mi riferisco al diniego di studiare per esempio, la prima violenza che subisce Mara dalla sua famiglia. Passando poi alla violenza di un matrimonio non voluto, con tutte le conseguenze del caso. E’ una violenza sottile, nascosta agli occhi che non lascia tracce visibili. Niente ematomi, non contusioni o lividi. Ma è una violenza che graffia l’anima, che umilia la dignità di persona e che fa sanguinare il cuore”. 

Che ruolo hanno gli uomini in questo romanzo? È un romanzo femminista?

“Assolutamente no! Casomai è un romanzo femminile. E’ un romanzo in cui una donna è protagonista, ma in cui molti  uomini sono co-protagonisti. Nel romanzo non si sbandiera la propria libertà con atti eclatanti. Mara conquista la sua indipendenza poco a poco. Cambia la sua condizione senza scossoni. Sono i sacrifici, l’obbedienza silenziosa, l’apparente sottomissione che la portano ad un’indipendenza conquistata goccia a goccia”.

Da cosa nasce il titolo?

“Il mandorlo di per sé è un albero che connota la Sicilia, come l’arancio o il pistacchio. La mandorla quando è sull’albero è liscia e vellutata. Dentro ha una scorza dura e legnosa ma senza spigolosità. Con delicatezza si può accarezzare, aprire e scoprire, per assaporare uno dei frutti più dolci e profumati che maturano sotto un sole che sa riscaldare. La mandorla di cui parlo è, ovviamente Mara. Una donna senza tempo, fragile e sensibile, che riscalda il suo cuore al sole dell’amore”.

 

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