L’irriverente Don Alemanno disegna il dramma dell’immigrazione


Don Alemanno Foto Brunella Bonaccorsi
Don Alemanno. Foto Brunella Bonaccorsi

Tra calici e personaggi biblici l’atmosfera è quasi sacra alla corte di Don Alemanno subito smorzata dalla sua irriverenza che sfocia nel profano. L’autore satirico sardo, uno degli ospiti più attesi della sesta edizione dell’Etna

Exodus, il fumetto realizzato da Don Alemanno
Exodus, il fumetto realizzato da Don Alemanno

Comics di Catania, ha presentato in fiera il suo nuovo lavoro, Exodus, il fumetto ambientato in Sicilia che racconta il dramma dell’immigrazione. In un’intervista a Sicilia & Donna, il creatore di Jenus, il messia inviato per la seconda volta sulla terra che dopo aver battuto la testa si ritrova affetto da amnesia, ci racconta la sua esperienza a Lampedusa e ci svela alcuni retroscena legati al nuovo lavoro.

L’intervista a Don Alemanno

Innanzi tutto come nasce il protagonista di Exodus? Il Gesù presentato in questa storia ha qualcosa di te?

“Ha tutto di me. Qualunque cosa dica o faccia è la stessa cosa che direi o farei in una determinata situazione; è il mio alter-ego. Inoltre, il fatto che cade sulla terra e perde la memoria è un espediente usato per fargli dire delle cose che solitamente non direbbe. È irriverente, schietto non ha peli sulla lingua ed esprime un pensiero che non è politically correct. È sfacciato e in più ha tutti i poteri di Gesù quindi sa di essere imbattibile e se ne frega delle conseguenze delle sue azioni. Ecco, in questa cosa mi somiglia molto”.

Come è nata l’idea di ambientare un fumetto in Sicilia?

Don Alemanno
Don Alemanno

“Due anni fa all’Etna Comics, parlando col presidente Antonio Mannino, ho detto che prima o poi avrei fatto un fumetto ambientato in Sicilia.  Sai, sono quelle cose che a volte si dicono così tanto per dire. E invece, dopo pochi mesi ho iniziato a scrivere una storia che andavo perfezionando sempre più e sempre più mi appassionava, sia perché si collocava in una terra alla quale sono molto attaccato sia perché il tema che tratta, quello degli sbarchi a Lampedusa, mi sta molto a cuore”.

Quando hai visitato Lampedusa e hai parlato con i suoi abitanti hai potuto cogliere i loro punti di vista a proposito degli sbarchi.  Come si pongono nei confronti del fenomeno migratorio?

“Paradossalmente, queste persone che vivono costantemente il fenomeno sono meno razziste degli abitanti del Nord Italia dove il fenomeno è più blando. È emozionante vedere come, in un isola martoriata dal dramma dei profughi, le persone siano le più disponibili, ospitali e meno intolleranti tra tutte quelle che ho incontrato e che hanno avuto a che fare con questo fenomeno. Al Nord molto spesso il problema è dato anche dalla creazione di nicchie, i quartieri etnici separati dal resto della città che provocano dei dissapori con gli autoctoni non favorendo più l’integrazione”.

Nei centri di accoglienza che situazione hai trovato?

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Una vignetta disegnata da Don Alemanno

“Preciso che nei centri di accoglienza non son entrato perché il prefetto non me l’ha permesso. Però ho avuto la possibilità di parlare con gli operatori che lavoravano in quel centro e con i poliziotti, i quali mi hanno messo al corrente di una serie di vicende impensabili. L’essere profugo di guerra e la disperazione non rendono tutti propensi alla collaborazione e molti in alcuni casi agiscono per il proprio tornaconto creando delle fazioni all’interno delle varie etnie e innescando degli scontri tra queste per la sopravvivenza quotidiana. Ad esempio, per aumentare le razioni d’acqua giornaliere personali si scatenano pestaggi e risse tra i profughi. È difficile tenere insieme i diversi gruppi etnici”.

Quando nel fumetto presenti l’Euroforce come un corpo armato senza scrupoli, a cosa ti riferisci? C’è qualche riscontro nella realtà?

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Don Alemanno. Foto Brunella Bonaccorsi

“Inizialmente quando lo stavo realizzando no. Poi invece, l’aver disegnato l’Euroforce in un certo senso si è rivelato profetico, perché dopo qualche settimana che Exodus era in stampa, l’Unione Europea ha conferito una serie di poteri all’Europol che prima non aveva, relativi al controllo delle frontiere, creando una forza sovranazionale autorizzata a usare misure rigide. Profetico forse è troppo, però mi sono basato sulle mie sensazioni su come si stava evolvendo la situazione e quando ho iniziato a sentir parlare di un organo di polizia reale, simile a quello da me immaginato, mi ha fatto un certo effetto. Non so se mai si creerà la stessa situazione vista nel fumetto però è inquietante immaginarla”.

Ricorre spesso “lo dice l’Europa”. Che funzione ha?

“Serviva nell’opera un espediente che identificasse l’antagonista e lo dice l’Europa è stato il modo più efficace per farlo superando la necessità di dargli forma umana. C’è il direttore che impersona il potere ma è comunque una vittima del sistema”.

Nel fumetto Gesù spesso sminuisce Allah. Non temi qualche attacco terroristico?

“Sinceramente non me ne frega niente. Anzi, te lo dico come l’hanno detto in South Park: se ti pieghi alla violenza diventi complice della violenza. Non possiamo stare con la preoccupazione di poter fare o non poter fare qualcosa perché minacciano di farsi esplodere tra la gente”.

 

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