Salvatore Massimo Fazio: “L’accettazione del dolore è l’unica salvezza”


“Non rinnego nulla di quello che ho fatto o detto anche a costo di essere antipatico”. In un pomeriggio estivo, con un caldo asfissiante sotto un sole cocente, passeggiando per Corso Italia, a Catania, incontriamo Salvatore Massimo Fazio, filosofo e scrittore dal piglio passionale e focoso. Senza mezzi termini e senza falsi moralismi spara a zero sulle istituzioni, sulla società e sulla sofferenza umana, non si preoccupa di ciò che può pensare la gente sul suo essere uomo di pensiero e di azione. “Il dibattito, lo scontro mentale è fondamentale, viviamo in un mondo sbagliato, ma dovremmo avere il coraggio di dire tutto ciò che sentiamo”

La sua ultima fatica letteraria “Insonnie” è un libro che riflette il dolore senza esorcizzarlo, ma accettandolo. Come spiega l’impennata del suo libro che a giugno 2012 scala le classifiche arrivando addirittura ad una seconda edizione?

“L’accettazione del dolore è l’unica via di salvezza; assistiamo inermi ad una lotta impari fra la sofferenza e le prove per annientarla, ed inesorabilmente vince il dolore. Il libro è stato distribuito in tutta Italia il 17 dicembre 2011 e nel giugno 2012 ha avuto un successo inaspettato donandomi una notorietà nazionale. Sono state vendute oltre 4000 copie e grazie a questo sono stato proiettato in una vetrina nazionale, con un tour nelle maggiori librerie del Paese. Ho fatto conferenze e presentazioni di “Insonnie” non solo nelle librerie a marchio globalizzante come Mondadori o Feltrinelli, ma anche in quelle più piccole dove il dibattito è stato sempre molto accesso e partecipe. Molti, probabilmente, si sono visti in questa disfatta che attraverso l’accettazione diventa serenità”.

Le sue presentazioni non sono mai banali, sa essere colto e folkloristico allo stesso tempo. È stato definito da alcuni giornalisti come il novello Pessoa o l’erede naturale di Manlio Sgalambro; è considerato come una delle menti più lucide della  filosofia contemporanea. Tutto questo clamore per lei cos’è un vanto, un onore o un onere?

“Sicuramente onore e non vanto, perché se queste definizioni fossero arrivate da amici potevano essere indicate come un semplice complimento. Giornali nazionali come Il Mattino, Il Piccolo, La Stampa hanno speso delle belle parole sulla mia persona ed è innegabile che tutto ciò mi faccia piacere. Gli specialisti del settore mi hanno etichettato come esponente del Nichilismo Cognitivo. Io ho accettato questa definizione, perché nel mio pensiero è presente una chiusura definitiva. Sono stato molto vicino in passato al pensiero di Sgalambro ho collaborato con lui in alcune occasioni, le nostre strade ora hanno preso indirizzi diversi; infatti la filosofia di Sgalambro è stata definita nichilista, definizione totalmente rinnegata e non riconosciuta dal filosofo”.

Dopo undici anni di attività come scrittore solo con Insonnie riesce ad essere “notato” nella sua terra. La stampa locale le ha dedicato molte pagine. Con qualche anno di ritardo, per fortuna, non si è avverato il detto Nemo Propheta in Patria. Che ne pensa?

“L’elemento di disturbo di colui che dice il vero ha creato un effetto calamita anche nella mia terra. Ovunque ci si trovi, in qualunque paese del mondo si ha la cattiva abitudine di considerare poco o niente i propri conterranei, finché il soggetto non s’impone alla massa. Io ho cercato di emergere e d’impormi attraverso i miei libri. Le critiche mi piovono addosso e sono riuscito a far conoscere il mio nome anche dove sono nato”.

Nel 2009 sposa la causa del piccolo Mattia Salomone mettendosi a disposizione per la raccolta fondi dello sfortunato bambino. Quanto può, secondo lei, la cultura, la letteratura in genere aiutare ad intenerire anche i cuori più duri?

“Mi hanno invitato ad un concerto per la raccolta fondi per il piccolo Matti affetto da una malattia genetica. I genitori adesso hanno abbandonato la loro vita, il loro lavoro per seguire le ricerche mediche da dare al bambino in giro per il mondo. Decisi di cedere il 12 % del prezzo di copertina del libro “Villa  Regnante”. Ho pensato prima al piccolo e poi a quello che dovevo incassare io. La cultura deve sensibilizzare la gente e far capire cosa vi è fuori dal loro mondo; tutto ciò non è possibile e dobbiamo rassegnarci a vivere in un mondo fatto male”.

Prossimi impegni lavorativi? C’è in cantiere un nuovo libro?

“Ho ricevuto proposte da varie case editrici ed alcune mi hanno chiesto l’esclusiva. Ma non so cosa farò in merito. Devo decidere. Per il prossimo libro dobbiamo aspettare ottobre”.

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