È tutto pronto per il secondo meeting della comunicazione radiofonica, ideato e creato da Ubaldo Ferrini direttore artistico di Radio Academy e voce storica delle notti anni ottanta. Teatro dell’incontro gli studi di Viagrande Studios dove i maggiori esponenti della radio siciliana si confronteranno, giorno diciassette aprile, sui nuovi linguaggi e strategie di comunicazione radiofonica. Dopo il successo del primo incontro, durante una diretta radio tra un brano e una pubblicità, cerchiamo di capire quale sarà il nuovo futuro della radio.
Su quali punti si soffermerà il secondo incontro?
“Parleremo dell’interazione con gli ascoltatori, il rapporto con gli sponsor ed i nuovi media. Approfondiremo cosa sta cambiando e cosa dovrebbe cambiare”.
Come si è trasformato il modo di fare ed ascoltare la radio in riferimento alle nuove tecnologie ed opportunità offerte dalla rete?
“Non è più la musica il polo di attrazione per chi ascolta la radio, quando molti lo capiranno si farà un grosso passo avanti. Gli ascoltatori che si sintonizzano su una radio FM per ascoltare musica sono sempre meno e sempre più distratti. Diverse emittenti sono gestite da persone che sono lontane anni luce da quello che desiderano gli ascoltatori. Chi gestisce una radio dovrebbe alzare la testa dal computer, uscire dalla propria stanza e capire quali siano le reali esigenze e metterle in pratica”.
Quali sono le tecniche utili per capire gli interessi del pubblico ed acquisire gli sponsor?
“Si vince localizzando la propria realtà non scimmiottando i vari network. Basta con gli sms, i messaggi, le liste dei saluti ormai inutili e fastidiosi. È necessario creare format interessanti e mettere dietro al microfono persone di talento e con entusiasmo. La qualità paga prima o poi”.
Quale direzione, secondo Ubaldo Ferrini direttore di Radio Academy, dovrebbe prendere adesso la radio?
“Imparare dal passato per guardare al futuro. Gli sponsor bisogna conquistarli non inseguirli evitando di piegarsi alle loro esigenze. Creando programmi originali e di successo, non con persone improvvisate, permetterà di ottenere facilmente ascolti e trovare inserzionisti disposti a scommettere. Troppa gente brava è fuori e molti con poca inventiva fanno un lavoro che non dovrebbero fare. Questo nuoce ai professionisti che si trovano a combattere battaglie impari in situazioni difficili”.
È possibile tracciare un indentikit del pubblico della radio di oggi?
“Posso tracciare un identikit del mio pubblico costituito da ascoltatori che scelgono una radio, perché si identificano in un progetto, uno stile, che vogliono quelle voci e non cambiano canale ogni minuto. Oggi esistono mille parametri per capire se un progetto funzioni. I social network sono uno di questi, basta vedere la pagina facebook, le interazioni reali con gli utenti e non i like comprati che suonano spesso ridicoli a fronte poi di commenti pari a zero. Non siamo più negli anni settanta e chiunque può monitorare l’impatto di una radio sul pubblico”.
Un ricordo di quegli irrepetibili anni ottanta dove la radio era l’amica di tante notti insonni e giornate senza sosta
“Spero che si possa tornare a quella radio che incatenava il pubblico. Mi piacerebbe che passione e lavoro si sposassero e si pensi alla radio non come una bottega che chiude alle venti, ma ad un progetto artistico che vive di emozioni e di talento anche di notte”.
Credo fermamente nelle idee di Ubaldo Ferrini e penso che non bisogna più concepire la radio come distributore di musica, ma come un amico invisibile per le migliaia di persone che affrontano da sole la giornata e spesso anche la notte.
In un mondo tecnologico che tende ad isolare le persone, quello che viene a mancare è la voce di qualcuno che dica qualcosa di sensato, le orecchie pronte ad ascoltare e gli occhi luccicanti nel leggere il messaggio dello spettatore come si leggerebbe un messaggio trovato in una bottiglia.
Oggi la televisione, salvo rari elementi, una continua sfilata di dilettanti che danno sfogo al loro talento, o nella peggiori delle ipotesi, litigano. Se questo è l’intrattenimento del nuovo millennio, beh meglio ascoltare i vecchi programmi radio.
I direttori di emittenti radiofoniche, dovrebbero abbandonare il concetto di comunicazione fatto soltanto tramite onde radio, ma investire su contenuti e sviluppatori che possano usare internet come ponte per raggiungere le nuove generazioni di ascoltatori e mostrare agli investitori i risultanti in tempo reale degli ascolti.
La buona radio, a mio parere si fa con l’esperienza dei “vecchi” Dj e l’inventiva dei nuovi Youtubers .