Yoga, per molti ma non per tutti


yoga

Sempre più con maggior frequenza sentiamo parlare dello  yoga,  disciplina antichissima che sta affermandosi ormai in tutto il mondo come uno degli strumenti più efficaci per garantire salute sia fisica che mentale e realizzazione spirituale  agli esseri umani di tutte le età. Essendo questa disciplina originaria  dell’Oriente, essa ne ispira i ritmi e le atmosfere richiedendo alla persona occidentale un po’ di attenzione, pazienza ed intuizione per cogliere i messaggi non verbali che ne costituiscono il vocabolario principale.  Una tecnica pratica e sistematica che attraverso le asana (posizioni),  piegamenti in avanti, movimenti laterali, estensioni all’indietro della spina dorsale, controllo della respirazione, tecniche di rilassamento,  ci insegna come conseguire armonia e benessere. Per comprendere meglio ciò che in realtà è  lo yoga e cosa significa praticarlo, quale è la situazione al presente dello yoga in Sicilia e il panorama che  offre il settore a chi decide di avvicinarsi ad esso, abbiamo intervistato la dott.ssa Liliana Cosentino, insegnante dell’Associazione Sicilia-India di Catania, che raggiungo presso l’accogliente sede di Viagrande e che si racconta mentre mi offre  uno squisito e profumato thè speziato. “Questo thè”- spiega – “comunemente chiamato rosso, in realtà è un thè arricchito da diverse spezie come il cardamomo, il pepe rosa, la cannella, il coriandolo e tante altre e  proviene direttamente dal Madras; il nostro Maestro Troja lo dona regolarmente ai nostri allievi assieme ad altre spezie originarie dell’India come il curry per esempio, o il the verde. Chi frequenta la nostra Associazione ha imparato ad assaporare e conosce non solo i diversi tipi di thè e spezie della cucina indiana, quanto anche piatti della tradizione culinaria dell’India, che si preparano e gustano durante le nostre cene sociali nel corso dell’anno e nei seminari di cucina che si organizzano da noi. Per comprendere la cultura di un popolo anzitutto è importante conoscerne gli usi, la cucina, l’arte, la lingua. E questo in concomitanza all’apprendimento della tecnica yogica per noi è basilare per il giusto approccio dei nostri allievi con una cultura millenaria ed affascinante come quella indiana.”

-Certamente. Ed ecco, riferendoci proprio allo yoga, se ne sentono dire tante su questa disciplina antichissima e senz’altro suggestiva, ma ci dica Liliana, cos’è lo Yoga e come si è avvicinata ad esso?

 Mi viene da sorridere al pensiero eppure, in verità la mia prima insegnate di yoga fu  mia madre. Da bambina quando cadevo rovinandomi le ginocchia ed essendo quindi costretta a quelle dolorosissime medicazioni che all’epoca si eseguivano solo con l’alcool etilico, mia madre mi esortava a non pensare al mio ginocchio dolorante, bensì a concentrare l’attenzione su altro, fingere insomma che quel ginocchio non mi appartenesse, osservandolo con distacco. Ebbene, lo yoga in fondo è questo : una tecnica che insegna a concentrarsi sulla propria interiorità, imparando a scoprirsi, conoscersi  scavando nel profondo sino alla radice di sé stessi.

Sostanzialmente quel “conosci te stesso” di cui tanto si è detto e si dice …

Beh, direi che si tratta di un messaggio che è sempre esistito, pensiamo a Socrate, ma anche  al messaggio di Cristo. Io di mio peraltro ho sempre nutrito la passione per il dubbio, ho sempre provato sete di comprensione relativamente ai meccanismi globali, cioè per tutto ciò che mi circonda, individuare e capire il funzionamento dei processi evolutivi qualunque sia la loro natura. Non a caso i miei studi, la mia formazione è di tipo scientifica. Lo yoga, come l’astrologia (filosofia di pensiero atavicamente connessa oltremodo allo yoga), l’Ayurveda, (l’antica tradizionale medicina indiana che mira al riequilibrio delle energie vitali, i dosha, presenti in ciascun individuo) mi hanno aiutata nell’assecondare questa mia natura da… “orologiaio” che studia, cerca di capire il meccanismo ed il suo corretto funzionamento, perché esse sono una continua sperimentazione, una  costante, interminabile verifica, non certo una fede. Difatti dello yoga con si può parlare di fede. Esclude, al contrario, ogni credo religioso.

-Secondo quindi queste sue affermazioni,  lei suggerirebbe e consiglierebbe vivamente di praticare yoga?

Sì, senza dubbio perché la tecnica yogi, questa continua appunto sperimentazione di se stessi, fa divenire inevitabilmente osservatori di sè nelle proprie sensazioni fisiche e psichiche, nelle soggettive emozioni, si ridesta ciò che io chiamo lo “spirito dello sperimentatore”, che comunque è insito in ciascuno di noi. Di conseguenza, si evidenziano i congegni  che hanno dato origine a certe sensazioni provate e sedimentatesi inconsapevolmente in noi.

– Ma dunque tutti possono avvicinarsi allo yoga, praticarlo?

Direi di no, lo yoga non è per tutti, per il fatto che non tutti possiedono il coraggio e la volontà di scavare dentro se stessi, per svariati motivi, perché si tratta di mettersi in discussione, di affrontare e tuffarsi nell’oscuro abisso  che c’è nel nostro intimo, ciò ovviamente  spaventa e non tutti sono disposti a farlo.

-Come lo yoga porta a questo?

Dicevo che nel praticare yoga io divento osservatore di me stesso e mi metto alla prova, sperimentandomi nelle sensazioni fisiche e psichiche. Eseguendo un’ asana, ossia una posizione, mi osservo nelle sensazioni spontanee che mi arrivano a vari livelli nel durante e nel dopo la pratica. Alla base quelle fisiche; sto a mio agio? Provo fastidio, dolore, oppure benessere? Dentro il nostro corpo vi sono dei punti sensibili in cui si accumulano ricordi emozionali, tutte le  sensazioni belle, brutte, dolorose, di paura, ansia o gioia riposte e dimenticate, che quella specifica asana fatta va a toccare e rimuovere, ridestandole quindi in noi che così facendo le rimuoviamo. Nel rimuoverle però si perviene ad identificarne la causa, cioè il perché, per quale motivo oggettivo io ho provato quella determinata sensazione di paura, dolore, rabbia, gioia che sia.

-Si dice anche, tuttavia, che lo yoga metta in contatto con forze sovraumane. Qual’ è il suo pensiero su ciò?

Ci sarebbe molto da dire sull’argomento e spesso si tende a fraintendere poiché è indubbio che si tende a generalizzare lo yoga e a intenderlo erroneamente per ciò che esso è in realtà, mi riferisco a quanto detto prima circa la tecnica della sperimentazione di sé stessi che cambia il nostro relazionarci con il mondo esterno, la natura e i suoi processi, i suoi meccanismi. Lo yoga considera tutti i livelli di conoscenza. Noi definiamo forze sovraumane ciò che fondamentalmente già in natura esiste. Nello sperimentarsi diventiamo più sensibili a ciò che succede intorno a noi, mi riferisco a fenomeni naturali e cosiddetti “sovrannaturali”. Lo yoga apre i canali della nostra percezione a tutti gli stadi, sia alla nostra parte interna fisica (il funzionamento del nostro organismo), sia alla parte più sottile, cioè le energie della natura. Praticando yoga tutto in noi si seda, diventiamo più recettivi ad ogni segnale che ci arriva dall’interno, come dall’esterno,  niente diventa più autosuggestione e non si è più impressionabili ed inquieti davanti ai fenomeni che avvengono intorno sia, appunto, a livello fisico, sia ciò che sta al di fuori di noi.

-Vi sono mai stati durante il suo percorso yogico dei momenti di smarrimento in cui ha messo in dubbio la strada che stava percorrendo?

No. Assolutamente mai. Ho sempre avuto le idee ben chiare in ciò che facevo e faccio, proprio perché si tratta di una continua sperimentazione, non una fede, non vi sono dogmi ma verifiche  e questo, come dicevo, si sposa perfettamente con quella che è la mia indole di ricercatrice, di osservatrice, appunto.

Alcuni considerano lo yoga come la risposta alla profonda crisi di valori che affligge il nostro mondo occidentale secolarizzato. Lei cosa ne pensa?

Sostanzialmente il punto è che  lo yoga riporta l’individuo oramai disperso nella tecnologia, alla ricoperta di sé stesso, alla scoperta dunque delle sue radici più profonde e qui ritorniamo infatti al “conosci te stesso”, messaggio sempre vivo, valido ed attuale.

-Lei ha molto letto, studiato approfondito ma c’è un testo in particolare che ha ricoperto un’ importanza speciale che si sentirebbe di suggerire a tutti i praticanti o coloro che vogliono accostarsi allo yoga?

Sicuramente il libro che mi ha segnata e che consiglio a tutti di leggere e che, peraltro, è scritto con una semplicità disarmante è “Autobiografia di uno yogi” di Paramhansa Yogananda, testo meravigliosamente illuminante.

-Lei pratica yoga da tantissimi anni ed avrà senz’altro conosciuto molti maestri, eppure è rimasta legata al suo storico maestro, Luigi Troja.

Sì è vero. Conobbi Luigi all’età di dodici anni e da quella volta non ho più scordato i suoi occhi scuri. Vede, il rapporto con il proprio maestro yogi ti segna, è fondamentale per la tua crescita, per il percorso che segui e seguirai per tutta la vita. Sono dei legami indissolubili che ti porti dietro e dentro per sempre. Ogni yogi trova il suo maestro da solo, è quello e nessun altro e gli resta legato in eterno. Fu coì per Luigi con il suo Maestro Swami Janakiraman di Bangalore , lo è stato per me con Luigi. Infatti quando Luigi mi propose di collaborare ed entrare a far parte del suo progetto Italia-India, io aderii non solo con entusiasmo, quanto con convinzione.

-Parliamo di Sicilia-India; come nasce, che scopi ha e cosa propone?

Sicilia-India, che all’origine fu Italia-India nacque da un idea del M. Troja per la riconoscenza che questi ha avuto verso il suo  grande Maestro Swami Janakiraman e gli insegnamenti che la cultura indiana gli ha impartito. Luigi desiderava fare qualcosa di utile, mettersi a servizio di chi lo volesse come aveva fatto con lui il suo maestro. Così fondò quest’associazione no profit che portasse avanti la cultura indiana, la fecesse conoscere in quel che sono i suoi vari aspetti, dalla filosofia alla cucina, all’Ayurveda, agli usi e costumi del quotidiano, l’arte, qui nella  nostra terra, un ponte interculturale in pratica fra Occidente ed Oriente, creando, fra l’altro, un gemellaggio fra Catania ed una città indiana. Ma il progetto non decollò com’era negli iniziali piani e da Italia-India divenne nel 2007 Sicilia-India. Lo scopo dell’Associazione è prettamente culturale; oltre ai corsi di yoga, con relativi approfondimenti sull’argomento, mensilmente si tengono conferenze e seminari sulla medicina indiana, sulla cucina, sulle erbe officinali e i loro svariati utilizzi nella vita di tutti i giorni, sull’omeopatia,  sulla cura del corpo con rimedi officinali e gli olii essenziali, stage di danza indiana Bharatanatyam, di arte sempre nell’ambito dell’interazione fra la nostra tradizione siciliana e quella indiana. Non solo, si indicono pure dibattiti ed incontri su tematiche fitoterapiche e di naturopatia. All’interno dell’Associazione poi si svolgono regolari sessioni di massaggi e trattamenti ayurvedici eseguiti dagli operatori dell’ Ashram Joytinat, (con sede a Corinaldo (AN) e sede operativa per il sud-Italia presso la nostra Associazione) importante centro diretto dal Maestro Swami Joythimayananda una delle personalità più autorevoli a livello mondiale del settore. Da anni infatti Sicilia-India e l’Asharam collaborano nella diffusione e pratica dell’ayurveda e dello yoga e la Sicilia-India è la sola realtà del sud Italia a vantare tale attività relazionale.

-Qual è la situazione attuale dello yoga in Sicilia?

La Sicilia è una zona particolarmente attiva nell’ambito della formazione e dei livelli (notevoli) di preparazione degli insegnati di yoga, grazie all’impegno, la seria attività della Federazione Mediterranea Yoga che ha sede a Catania e che periodicamente, circa ogni 4 anni, attraverso i suoi di insegnati, i migliori nel settore, forma insegnanti veramente competenti. Non tutti poi seguono la strada dell’insegnamento ma chi lo fa  in seguito, lo esercita  con un bagaglio di preparazione di sicuro considerevole.

-Cosa si sente di dire, in conclusione, a chi vuole iniziare a praticare yoga ma non sa a chi rivolgersi o come capire se l’insegnate a cui si è rivolto è realmente preparato?

La ringrazio per questa domanda perché credo che sia importante sapere come muoversi in tal senso. In giro vi sono tante realtà yogiche, molte le scuole serie, però alcune sono anche improvvisate e solo speculative. Chi vuole praticare seriamente yoga principalmente non deve temere di chiedere informazioni circa la formazione del proprio insegnante che è tenuto a rispondere alle domande del proprio allievo. L’allievo non deve avere timori, remore, ritrosie a domandare, deve approfondire. Se  si esce insoddisfatti dalla sala alla fine della lezione, è chiaro che  qualcosa non va bene, non funziona. E  l’insegnante deve saper indirizzare il proprio allievo nella conoscenza, nell’imparare a  scavare nel proprio intimo. La consapevolezza passa attraverso il corpo, quindi la pratica, le asana; la conoscenza arriva da sola. Il bravo insegnante sa condurre la persona, individuarne i blocchi ed accogliere i suoi bisogni, indicargli dunque la via per rimuovere i primi ed  assecondare, placare, gestire  gli altri.”

Ed alla fine, congedandomi dal gradevolissimo incontro, con una forte sensazione di  benessere e positività che sempre l’ascoltare chi ha alle spalle una conoscenza ed una esperienza di vita non indifferente ed assai intrigante  ci infonde, anche a me vien da dire Namastè!

 

Articolo Precedente Margherita Buy "Nel nome del padre" al Teatro ABC di Catania
Articolo Successivo Caccia al Tesoro di Natale , dedicato alle famiglie

2 Commenti

  1. Erminia
    5 dicembre 2013
    Rispondi

    Bella intervista e fantastica la mia maestra di yoga 🙂

  2. Pino Patanè
    18 gennaio 2014
    Rispondi

    Brava Liliana, finalmente ci insegni a metterci davanti allo specchio e specchiarci, però, dalla parte interna. Ci si autopsicanalizza e come d’incanto ci si spoglia di tutti i mali, certamente la strada è lunga e le sedute durano tutte la vita e lentamente rinvigorisce anche il corpo.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *